Unita ma divisa. L’opposizione si presenta alle porte di un autunno che si annuncia complicato così come aveva lasciato l’estate: frammentata più o meno su tutto, ma in grado di compattarsi sui singoli dossier. La linea di demarcazione più evidente è quella che, dal palco di Cernobbio, Elly Schlein, Giuseppe Conte (in collegamento) e Carlo Calenda, fanno ancora una volta passare lungo il fronte ucraino.
Se per il leader M5S bisogna «che le due parti si accordino per la pace, bisogna imporre una soluzione negoziale» in modo da fermare questo drammatico conflitto, per la segretaria del Pd non sono ammessi tentennamenti. E cioè, avrebbe detto nel corso del panel che si è tenuto a porte chiuse, è necessario continuare a sostenere Kiev. Ancora più oltranzista il leader di Azione. Calenda sposa infatti a pieno la strategia messa in campo Volodymyr Zelensky nel corso delle ultime difficili settimane: «La difesa si fa sul territorio ucraino ma la difesa attiva si fa anche prevenendo gli attacchi e i bombardamenti, colpendo in modo delimitato e preciso obiettivi militari da cui partono gli attacchi». Insomma il campo largo — ma non larghissimo data l’assenza di Matteo Renzi — sembra incepparsi sui soliti punti. Su altri però, davanti alla platea composta da top manager e imprenditori, pare gettare le basi per delle convergenze parlamentari. Un esempio? Le priorità per la prossima Legge di Bilancio. E in particolare quella sanità che Giorgia Meloni ha provato ad intestarsi sabato parlando allo stesso uditorio. «Lavoriamoci insieme e facciamo fronte comune contro le liste d’attesa. Le cose si allungano e la gente rinuncia a curarsi», è l’appello lanciato da Schlein, molto interessata alla proposta avanzata da Calenda di investire in sanità i 4 miliardi di euro delle aliquote Irpef. «Siamo gli ultimi tra i Paesi del G7 per quanto riguarda la spesa sanitaria», rincara la dose Conte aprendo ad un confronto che, inevitabilmente, si sposta sulla comune contrarietà a buona parte di quanto fatto dall’esecutivo. Eccetto che, forse, sulla nomina di Raffaele Fitto come candidato italiano alla Commissione Ue. Sul punto, infatti, Elly Schlein preferisce non esporsi. A chi chiede se il Pd sosterrà il ministero con il voto all’Europarlamento, la segretaria risponde così: «Noi stiamo ancora aspettando di capire quale sarà il portafoglio e abbiamo già chiesto al governo di chiarire chi seguirà i dossier che in questo momento sta seguendo il ministro Fitto perché sono rilevantissimi per l’Italia come l’attuazione del Pnrr, fondi di coesione e programmazione».
«Convergenze tra colleghi» per dirla con le parole della dem che si condensano in un più o meno solido fronte anti-governativo. «Non siamo qui né ad abbracciare il trionfalismo del governo né a dipingere un quadro più fosco di quanto non sia — dice Schlein, chiedendo di rilanciare il Next generation Eu -. Ci sono elementi di preoccupazione, c’è una crescita, ma il punto è non accontentarci di quell’1% e chiederci che cosa la sta trainando». E ancora: «Il governo non ha visione. Sta facendo una manovra senz’anima». Un canovaccio seguito anche da Conte che pare bocciare del tutto la linea dell’esecutivo. «La politica economica che di fatto questo governo sembra portare avanti è una politica economica che punta sull’avanzo primario — ragiona -. Questa politica economica significa nuove tasse, ulteriori tagli e puntare sul lavoro povero: certo, il governo sta puntando molto sull’export ma il rischio è quello di affossare la domanda interna».
IL PLAUSO
L’attacco più duro nei confronti della maggioranza arriva però da Calenda. «Al di là delle singole scelte e dei singoli scandali, questo governo ha un gigantesco problema di classe dirigente politica. Non riesce ad amministrare il Paese» scandisce il leader di Azione, anche lui alle prese con diverse grane interne. Che poi aggiunge: «L’intervento di Giorgia Meloni di ieri è quello che ha fatto ogni presidente del Consiglio in questo posto. Cioè raccontare le magnifiche sorti progressive del governo. Alcune cose che ha fatto Meloni le condivido, alcuni dati sono positivi, perché lo sono effettivamente».
Temi rilanciati in serata da Schlein anche nel comizio di chiusura della Festa dell’Unità di Reggio Emilia. Qui, promettendo di «fermare» Giorgia Meloni, la segretaria lancia l’idea di creare «una piattaforma comune» tra l’opposizione, nata «nel Paese più che nel palazzo». Un progetto da condensare attorno a «cinque priorità che stanno su una mano»: sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politica industriale, diritti sociali e civili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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