Resta alta l’attenzione del governo sull’azzardo di Unicredit che lunedì 26 ha lanciato un’ops su Bpm e Anima a sconto (- 0,5%) con «una mossa non concordata e che sarà valutata ai sensi del golden power», ha detto a caldo Giancarlo Giorgetti. Il Ministro del Tesoro, dopo la posizione netta espressa poche ore dopo, ieri ha rilanciato il suo monito sull’utilizzo degli strumenti speciali per la sicurezza degli asset strategici finanziari come le banche, mentre Andrea Orcel tira dritto, senza ripensamenti e, nel week end, volerà a Parigi, come anticipato dal Messaggero di ieri per incontrare Philippe Brassac, ad di Credit Agricole, primo socio di Piazza Meda (9,9%): il banchiere romano manifesterà l’interesse ad acquistare la quota che gli permetterebbe di mettere un piede nell’azionariato della banca milanese, all’interno di un disegno più ampio.
«Esiste un mercato e le leggi del mercato. Poi esiste una legge, che non ho scritto io, la legge del golden power. Il Governo valuterà perché deve valutare, lo prevede la legge. Non ce lo siamo inventato noi, niente di strano», ha ribadito ieri Giorgetti, interpellato in Senato sulla vicenda sull’offerta che da un lato riaprirà il mercato delle aggregazioni italiane ed europee e dall’altro, sta dividendo la platea politica, degli investitori e della stessa Borsa: Bpm è salita dell’1,95% a 7,15 euro, Unicredit + 1,13% a 36,22 euro . Giorgetti ha ricordato che «addirittura l’interessato (Orcel, ndr), nel prospetto, ha scritto che chiederanno l’autorizzazione per il golden power». Insomma da parte del governo resta un atteggiamento di contrarietà per un affondo che rischia di penalizzare una realtà bancaria tra le più dinamiche, redditizie, in fase di sviluppo e attorno alla quale il Mef vuole costruire il terzo polo creditizio, Bpm-Anima-Mps.
Dopo l’allarme lanciato due giorni fa da Giuseppe Castagna, artefice della costruzione del nuovo gigante, alle spalle di Intesa Sp e Unicredit («Destano forte preoccupazione le sinergie di costo stimate dall’offerente, che significherebbe tagli al personale di oltre 6.000 colleghe e colleghi»), ieri è intervenuta la Fabi. «E’ un’operazione di mercato, ma esprimo forte timore per le ricadute occupazionali che potrebbero derivare dall’operazione», ha detto il leader Lando Sileoni.
LO SCUDO
I 6000 esuberi indicati da Castagna sono stati respinti da un portavoce di Unicredit («Il numero è pura congettura»). Nel dibattito è intervenuto anche Carlo Messina. «Non siamo il cavaliere bianco — ha detto il ceo di Intesa Sanpaolo a margine di un evento — credo che queste operazioni vadano valutate in primis dagli azionisti e poi la supervisione bancaria è quella che deve dare l’autorizzazione». Il banchiere romano è convinto che «altri interlocutori possono intervenire solo se ci sono tematiche di sicurezza nazionale», cioè il golden power. E lo scudo del golden power potrebbe dover tutelare i 220 miliardi del risparmio italiano in Anima. «Per quanto riguarda noi, francamente, abbiamo una posizione per cui siamo l’istituzione chiave del paese qualunque cosa succeda alle altre banche», ha concluso Messina.
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