«Buongiorno, un pacchetto di sigarette, pago con il bancomat grazie». Quello di avere a disposizione il pos — l’apparecchio per la lettura delle carte di credito e di debito — e di accettare qualsiasi pagamento in formato elettronico è un obbligo di legge certificato. Anche per quanto riguarda la vendita dei tabacchi. È una verità acclarata almeno da un anno, quando è stato chiarito a livello nazionale un caso di specie che riguardava proprio il mondo dei tabaccai e i prodotti correlati. Eppure a Pordenone succede che alla domanda d’apertura dell’articolo segua questa risposta: «No, se compra un pacchetto di sigarette non può pagare con il bancomat. Per farlo deve acquistare anche altro». Succede in una nota rivendita del quartiere che gravita attorno a largo San Giovanni.
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I FATTI
La richiesta, lecita, è in linea con le formule di pagamento che ormai sono le più utilizzate in tutta Europa: quelle elettroniche, senza l’uso del contante. E di fronte a sé il commerciante in questione avrebbe due opzioni soltanto: accettare il bancomat come mezzo per il pagamento del pacchetto di sigarette (come per qualsiasi altro prodotto) oppure non vendere proprio l’articolo selezionato. Invece arriva la sorpresa: la commessa, con tono deciso e un po’ dispiaciuto (ma pur sempre fermo) comunica che «la commissione per il pagamento con il bancomat del pacchetto di sigarette è troppo alta per noi commercianti, quindi se vuole procedere deve acquistare in abbinamento un altro prodotto soggetto all’Iva».
In buona sostanza, ai cinque euro e rotti del pacchetto di sigarette si dovrebbero aggiungere altri soldi per poter completare l’acquisto. Altrimenti, in quella precisa rivendita, non si può portare a termine l’operazione. L’alternativa? Solamente il contante. Quella che emerge, nonostante si tratti di un caso isolato in una città che si è adeguata — a volte mugugnando — alle nuove norme e alle tendenze internazionali, è praticamente una specie di “tassa” tutta a carico del cliente.
IL NODO
A quel punto usciamo, senza aver concluso l’acquisto. E si prova ad andare più a fondo. Sono anche gli altri tabaccai della città, che in grandissima parte accettano i pagamenti con il bancomat, a spiegarci come non sia possibile far pagare anche un altro prodotto in più al cliente. Il punto, sottolineato da molti, è quello relativo alle commissioni. Si deve partire da un dato: un tabaccaio, ad esempio, sul singolo pacchetto di sigarette guadagna qualcosa come 75 centesimi. Francamente, molto poco. Se poi si utilizza un pos standard, ecco che arrivano sulla testa dell’esercente altri 20 centesimi di euro di commissione. E il guadagno quindi si assottiglia a 55 centesimi soltanto.
Esistono però degli strumenti che per i pagamenti al di sotto dei 15 euro — ad esempio — permettono di abbattere proprio quelle commissioni che tanto disturbano i commercianti. E non sono pochi gli esercenti pordenonesi che si sono affidati proprio a quella formula per starci dentro.
«Ormai è tempo di adeguarsi ai nuovi standard — spiega Fabio Cadamuro, responsabile provinciale della Fipe esercenti -: tantissime persone pagano con il bancomat. È ovvio che su un caffè soltanto la cosa può far storcere il naso, ma dobbiamo abituarci tutti. Noi commercianti in primis».
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