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«Non sono malato, non sono stato invitato». Ma il Vaticano smentisce


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Dopo il giallo della data di nascita cambiata, spunta quello della presunta malattia. Da giorni al centro delle cronache di tutto il mondo, il cardinale John Njue ha rilasciato oggi un’intervista ad un giornale locale per lamentare l’esclusione dal conclave. Fatto, questo, che ha provocato prima la smentita della conferenza episcopale keniana, e poi dello stesso Vaticano. 

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Il caso della data di nascita

Njue aveva fatto parlare di sé anche nei mesi scorsi perché aveva ritoccato la sua età al ribasso.

Una comunicazione che di fatto sulla carta lo rendeva da non elettore ad elettore. Secondo l’annuario pontificio oggi infatti ha meno di 80 anni anche se in precedenza aveva comunicato una data di nascita antecedente. Una vicenda, questa, che lo accomuna ad un altro cardinale elettore, Philippe Nakellentuba Ouédraogo del Burkina Faso, anche lui tra gli elettori dopo un cambio della data di nascita. Nessuno scandalo comunque perché non in tutto il mondo, era stato spiegato dalla sala stampa vaticana, gli uffici dell’anagrafe hanno lo stesso rigore. E dunque, di fronte ad un nuovo documento ufficiale, la data di nascita può essere rivista.

I presunti problemi di salute

Tornando al caso Njue, comunque si era saputo che non sarebbe entrato in conclave per motivi di salute. «Sinceramente non so perché sono stato escluso dal conclave, non capisco il motivo», ha dichiarato il cardinale keniano al quotidiano Daily Nation, smentendo le voci che lo davano in precarie condizioni di salute. Quindi ha aggiunto: «coloro che si recano lì per l’elezione ricevono solitamente inviti ufficiali e questo non è avvenuto nel mio caso». Njue, che ha ricordato la sua presenza al conclave del marzo 2013 quando fu eletto Jorge Mario Bergoglio, ha precisato: «non è per motivi di salute, davvero, è difficile commentare». Dall’Africa la prima smentita: l’arcivescovo di Nairobi Philip Anyolo, in un comunicato trasmesso ai media nazionali e ripreso dallo stesso Daily Nation, ha spiegato che Njue è stato ufficialmente invitato tramite la Nunziatura Apostolica in Kenya, ma le sue condizioni di salute non gli permetterebbero il viaggio. La sala stampa vaticana ha poi messo la parola fine al caso ricordando che «i cardinali elettori sono ammessi de iure in conclave, non è necessario un invito», come detto dal portavoce Matteo Bruni. Insomma se Njue voleva andare a Roma per partecipare al conclave sarebbe stato un suo diritto e nessuno glielo avrebbe impedito. Ma c’è di più: «In alcuni casi viene fatta una verifica, dal cardinale decano», in questo caso Giovanni Battista Re, «attraverso la Nunziatura. In questo caso è stata fatta ed è stato risposto negativamente», ovvero che il cardinale non sarebbe arrivato a Roma per motivi di salute. Caso chiuso dunque ma resta il giallo delle dichiarazioni del cardinale proprio alla vigilia dell’ingresso dei confratelli in Sistina. 

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