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«Non si diventa italiani dopo sette generazioni». Polemica con la Lega che posta i video del Cav sulla cittadinanza


«Non sono un pericoloso lassista». «Conosco bene il pensiero di Berlusconi». «Ne parlerò con gli alleati». Quello che si muove agile tra il palco del Meeting di Rimini, i numerosi punti stampa e gli stand della fiera, è un Antonio Tajani rampante, pronto ad ingaggiare nuove polemiche a distanza con gli alleati sullo Ius Scholae. Eppure l’esordio era stato di altra risma, con un più sostenuto «non voglio parlare degli africani che poi possono diventare cittadini italiani perché poi qualcuno si arrabbia».

Ius Scholae al centro del dibattito, le forze politiche si dividono: quali partiti lo sostengono?

IL CAVALIERE

Intenzioni pacifiche che sono però capitolate una manciata di minuti dopo. E lo hanno fatto più che davanti all’insistenza di presentatori, cronisti e platea, dinanzi all’oltranzismo leghista su Silvio Berlusconi. Il leader azzurro — seguito in batteria da diversi esponenti di FI — è infatti indispettito per la scelta della Lega di rilanciare sui propri social un video del Cavaliere in cui si dice contrario allo Ius Soli. «Ascoltate le parole — inequivocabili — del grande Silvio. Ius Soli e Ius Scholae? No, grazie», si legge nel post che accompagna le dichiarazioni di Berlusconi: «No lo Ius Soli noi non lo vogliamo. I trafficanti avrebbero un argomento forte per dire: “in Italia si ha la cittadinanza facile”». Una giacchetta troppo tirata secondo il vicepremier, che sbotta: «Credo di conoscere bene il pensiero di Berlusconi e non credo che debba essere utilizzato per fare polemiche politiche. So quello che diceva e lui si riferiva a un percorso di studi di 5 anni. Noi diciamo che serve un corso di studio completo, quindi la scuola dell’obbligo fino a 16 anni con il raggiungimento del titolo».

Un rilancio che al di là delle rassicurazioni sul governo («Stia tranquillo, siamo leali»), non pare granché utile a rasserenare gli animi con la Lega come dimostrano le dichiarazioni del capogruppo Massimiliano Romeo: «Visto che offre una sponda alle opposizioni su questa tematica rischia di minare seriamente la stabilità del Governo».Tant’è che nel suo intervento al panel “Percorsi di pace”, col presidente della Pontificia Accademia per la vita, monsignor Vincenzo Paglia e il presidente Bernhard Scholz, Tajani prima rivendica l’agibilità politica anche di idee non condivise nel programma dell’esecutivo («Non è che perché un tema non c’è, non se ne può parlare. Non impongo nulla ma non voglio imposizioni») e poi lancia qualche stoccata sulle radici del partito di Matteo Salvini: «Se i tuoi genitori sono nati a Kiev, La Paz o Dakar è la stessa identica cosa» ha detto il titolare della Farnesina. «Non torno sul tema perché sono un pericoloso lassista che vuole aprire le frontiere a cani e porci, ma perché la realtà italiana è questa e dobbiamo pensare a quello che sono gli italiani oggi. Io preferisco quello che ha i genitori stranieri e canta l’inno di Mameli all’italiano da sette generazioni che non lo canta». Mentre FdI prova a tenersi lontana dal ring disinnescando eventuali convergenze tra gli azzurri e l’opposizione, facendo notare con il capogruppo alla Camera Tommaso Foti che non esiste una proposta univoca neanche da parte del Pd, ad inasprire la polemica politica ci ha pensato chi, con Berlusconi, c’era eccome: Gianfranco Fini. Il padre nobile dei Fratelli d’Italia già nel 2009, quando il Cavaliere era a Palazzo Chigi con il suo quarto governo di centrodestra (Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega nord), si espresse nettamente a favore di una modifica della legge in chiave di Ius Scholae. Posizioni che ora ribadisce («Sulla cittadinanza io non ho cambiato idea e confermo tutto quello che dicevo allora»), generando un po’ di imbarazzo a via della Scrofa.

GLI ALTRI TEMI

Per il resto del suo intervento a Rimini, Tajani si è invece concentrato sulla Manovra che «non potrà essere lacrime e sangue» ma dovrà «saper scegliere delle priorità» come «continuare sul taglio del cuneo fiscale»; sulla postura da avere in un’Europa, che «a lungo è stata un cimitero degli elefanti» ma oggi impone «una politica forte»; sulla necessità di un intervento della Bce, «prenda coraggio e tagli il costo del denaro visto anche il rischio recessione in Germania in maniera consistente»; sull’autonomia, votata da Forza Italia ma solo in nome della garanzia che a «tutti i cittadini italiani» spettino «gli stessi diritti e siano trattati nella stessa maniera»; e, infine, soprattutto sulla situazione in Medio Oriente. «Noi stiamo sostenendo gli sforzi degli Stati Uniti. Non è facile, purtroppo Hamas continua a fare una serie di richieste che non so quanto Israele possa accettare» ha concluso il ministro, «io mi auguro che alla fine prevalga il buon senso perché la guerra non serve a nessuno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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