23.05.2025
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Politics

«Non partecipiamo al voto». Dal centrodestra indicazione scheda bianca



Dal centrodestra indicazione scheda bianca su Consulta

Nella seduta odierna l’indicazione del centrodestra, a quanto confermano fonti di diversi partiti di maggioranza, è di votare scheda bianca sul giudice costituzionale.

Opposizioni unite, ‘non votiamo giudice Consulta’

M5s, Avs, Iv, Azione e +E, sentite in mattinata, fanno sapere che non parteciperanno al voto per il giudice costituzionale. Una posizione annunciata anche dal Pd, che — a poche ore dal voto — vede le opposizioni unite sulla stessa strategia. «I parlamentari del M5s non risponderanno alla chiama e non ritireranno la scheda», fanno sapere da Campo Marzio. Ufficiale la posizione di Avs, per voce della capogruppo alla Camera Luana Zanella: «Vogliamo denunciare con forza questa ferita alla democrazia e oggi non parteciperemo al voto». Stesso orientamento arriva da Iv. E pure Azione e +Europa annunciano che non parteciperanno al voto.  L’indicazione del Pd è di non partecipare al voto e non ritirare la scheda. I parlamentari potrebbero entrare in Aula o meno, per il partito «é indifferente». Gli eletti del M5s «non risponderanno alla chiama e non ritireranno la scheda». Potrebbero non essere proprio in Aula, ma l’indicazione non è confermata. Quelli di Avs, spiega Marco Grimaldi, «non entreranno» nell’emiciclo di Montecitorio, «se possibile ci sarò solo io come delegato d’Aula per dichiarare la nostra non partecipazione al voto, che vale solo ai fini del verbale». L’indicazione di Azione, al momento, è di non ritirare la scheda. I parlamentari di Italia viva potrebbero non entrare. Ancora da definire anche il comportamento di Più Europa. sull’ingresso in Aula

La conta della maggioranza su Marini

È appeso a una votazione sul filo l’obiettivo di Giorgia Meloni di fare eleggere Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, come giudice della Corte costituzionale. E la vigilia è stata caratterizzata da una certa tensione. Sia nella maggioranza, dove la fuga di notizie sui parlamentari di FdI precettati ha provocato l’ira della leader e una ‘caccia alla talpa’. Sia fra le opposizioni, dove la mossa della premier è considerata prevalentemente «un blitz inaccettabile», e si cerca a fatica una posizione comune.  Al netto di assenti e possibili franchi tiratori, nel centrodestra si calcola che servano diversi voti esterni per arrivare ai 363 necessari. Si guarda a Svp. Fino a sera sono andati avanti trattative e conteggi, e se alla fine dovessero essere troppo incerti c’è chi non esclude la possibilità di un input al centrodestra di votare scheda bianca per non bruciare il candidato. 

Schlein, sulla Consulta non è un problema di nome ma di metodo

Per quel che riguarda il voto del giudice della Consulta «non è un problema sul nome» indicato dal centrodestra, «ma sul metodo». Lo ha detto la segretaria Pd, Elly Schlein, a Live In Sky Tg24.

Boccia (Pd), su Consulta provocazione, non partecipiamo a voto

«Siamo di fronte ad una sorta di provocazione.

A cui noi abbiamo reagito non con un Aventino ma con un atteggiamento di rispetto del dettato costituzionale: non partecipiamo ad un voto che è un blitz della maggioranza. L’esigenza di eleggere profili di grande autorevolezza e assolutamente ‘terzi’ non è una nostra esigenza ma dovrebbe esserlo di tutte le forze che rispettano le nostre istituzioni. Noi le istituzioni le rispettiamo e le difendiamo a partire dalla funzionalità della Corte, il nostro non è Aventino ma è difesa delle regole costituzionali. Al loro blitz si risponde con gli strumenti democratici e il nostro comportamento è inevitabile di fronte al comportamento della maggioranza». Lo ha detto il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, introducendo la riunione dei gruppi Pd dove l’indicazione data sul voto nella seduta comune in Aula a Montecitorio per l’elezione alla Consulta è quella di non partecipare al voto, di non ritirare la scheda. I parlamentari potrebbero entrare in Aula o meno, per il partito «é indifferente».

Gruppi Pd, ‘non partecipiamo al voto’

Le assemblee dei gruppi parlamentari del Pd di Camera e Senato, riuniti a Montecitorio, hanno formalizzato la decisione di non partecipare al voto del Parlamento in seduta comune sul giudice della Corte costituzionale.

Donzelli, ‘maggioranza ha diritto di dare indicazione’

«Il quorum incoraggia sempre gli accordi, e noi non ci siamo mai tirati indietro. Sappiamo bene cosa significa quando all’opposizione non vengono dati gli spazi che in una democrazia sono necessari, successe a noi con la Rai, con il Copasir al tempo del Governo Draghi. Noi crediamo nell’equilibrio. E quindi sono loro che sembrano fare muro su tutto. Sulla Rai abbiamo sempre fatto aperture, loro si sono arroccati. Siamo disponibili anche su questa elezione, ma non possiamo farci dire da loro chi dobbiamo scegliere noi. La maggioranza avrà o no il diritto di essere maggioranza, e di dare la propria indicazione?». Lo dice in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ Giovanni Donzelli, responsabile Organizzazione di Fdi, a poche ore dalla riunione del Parlamento in seduta comune per l’elezione di un giudice costituzionale. «Prima si sono lamentati perché non eleggevano i giudici, ora abbiamo detto che si deve votare e loro fanno l’Aventino? Io credo che certi tentativi aventiniani -aggiunge l’esponente di Fratelli d’Italia- siano più atti a nascondere divisioni interne all’opposizione che contrarietà alla maggioranza. Sono divisi su tutto: loro, non noi».

FdI, sulla Consulta seguire l’esortazione di Mattarella

«L’elezione del giudice costituzionale mancante oramai da parecchi mesi, dopo sette votazioni infruttuose, dovrebbe suggerire a tutti di dare seguito domani all’esortazione del Presidente della Repubblica che, in occasione della cerimonia di consegna del ‘Ventaglio’ da parte dell’Associazione stampa parlamentare, ebbe ad affermare: «non so come lo si vorrà chiamare: monito, esortazione, suggerimento, invito. Ecco, invito, con garbo ma con determinazione, a eleggere subito questo giudice». Un’elezione tanto più urgente solo che si pensi che altri tre giudici di dicembre saranno in scadenza a dicembre, con il rischio di una Consulta composta solo da 11 membri effettivi». Lo dichiarano i capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan. 



Il Parlamento in seduta comune si riunisce per eleggere un giudice costituzionale, che manca al plenum della Consulta dal novembre 2023, quando concluse il proprio mandato la presidente Silvana Sciarra. Dopo sette scrutini andati a vuoto, il prossimo richiederà 363 voti per eleggere il giudice, vale a dire i tre quindi dei 605 parlamentari italiani. Il centrodestra, è in bilico nel raggiungere questa cifra. I quattro partiti di maggioranza — come si può verificare sui siti di Camera e Senato — hanno 239 deputati (48 di Fi, 117 di Fdi, 65 della Lega, 9 di Noi moderati) e 118 senatori ((20 di Fi, 63 di Fdi, 29 della Lega, 6 di Nm), per un totale di 357 voti, sei in meno del necessario. Tuttavia a questi vanno aggiunti altri parlamentari del centrodestra iscritti al Gruppo Misto: Mara Carfagna, Lorenzo Cesa e Antonino Minardo alla Camera, Mariastella Gelmini e Giusy Versace al Senato. Questi cinque portano la somma a 362, uno sotto la soglia.

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