23.05.2025
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Politics

«Non è detto sia un valore aggiunto»


I colonnelli contro il generale. Per fare muro attorno al Capitano. Da Pontida si sente ancora l’eco di quel karaoke improvvisato, Matteo Salvini e Roberto Vannacci a cantare “generale dietro la collina” sotto il tendone dei giovani leghisti veneti. Ma c’è chi, nel Carroccio, comincia a domandarsi se la colonna sonora giusta non fosse piuttosto “attenti al lupo”. Perché quell’uscita buttata lì sul pratone da mister 560mila preferenze, l’ex parà che dopo l’exploit letterario ha deciso di lanciarsi in politica e che ora ci ha preso gusto, a via Bellerio qualche sopracciglio lo ha fatto alzare.

«Una mia mozione al congresso della Lega? Non escludo nulla, ne parleremo quando sarà il momento», ha sorriso sornione il generale calcando il sacro suolo. Del resto se il Carroccio per Vannacci «non è un taxi», come ha chiarito lui stesso, né «un pullmino» per arrivare da qualche altra parte, magari in un partito tutto suo, chissà che non possa invece essere un treno, di cui un giorno vedersi nei panni di macchinista. Il pratone di Pontida l’ha già consacrato, alle presentazioni dei suoi libri fa il pienone, i militanti (con l’eccezione di qualche nostalgico della vecchia Lega Nord di Bossi che proprio non capiscono cosa c’entri lui con via Bellerio) fanno a gara per un selfie. La tentazione c’è: perché non provarci?

LO STOP

Senonché i colonnelli della Lega intimano l’alt al generale. E fanno muro a difesa di Salvini. A taccuini chiusi, lo sprint vannacciano viene così derubricato a una «boutade»: parole pronunciate «solo perché era incalzato dai giornalisti». Il dubbio però serpeggia. E c’è pure chi, per sminare ogni velleità, prende la parola per far capire che aria tira. Ecco il governatore della Lombardia Attilio Fontana: Vannacci candidato segretario federale? «Vediamo cosa dice prima di dare per scontato che sia un valore aggiunto. Leggiamo il contenuto, poi potremo fare una valutazione». Uno stop, quello del presidente lombardo, che interpreta se non un timore, di certo una diffidenza diffusa, nel Carroccio, nei confronti dell’ex parà che tiene coperte lesue carte. Non tanto a livello di militanti (la base, soprattutto al centro-sud più che nel nord interessato alla battaglia autonomista, per il generale va in sollucchero). Ma tra i big il sentimento c’è eccome: parlamentari, dirigenti, governatori. Come Fontana. Le cui parole ricordano un po’ le prese di distanza dalle uscite vannacciane prima delle Europee. Dal doge Luca Zaia (che disse: non lo voterò) al friulano Massimiliano Fedriga («sosterrò i candidati del territorio»), fino a Gian Marco Centinaio («sceglierò chi si è fatto il mazzo sul territorio»).

Al momento però nello stato maggiore di via Bellerio prevale lo scetticismo. Davvero il generale sfiderà Salvini, alle prossime assise del Carroccio? «Lo escludo», assicura una fonte parlamentare di primo piano. E poi, aggiunge un salviniano di governo, «noi non siamo il Pd. Nella Lega non potrebbe mai succedere quello che è capitato ai dem con Elly Schlein, una non iscritta che arriva da fuori e scala il partito, per di più con il voto di altri non iscritti. Da noi la militanza conta ancora qualcosa».

IL REGOLAMENTO

Già, perché Vannacci non ha la tessera e non sembra avere fretta di iscriversi. Meglio tenersi le mani libere, come testimonia la sua corsa da “indipendente” nel Carroccio a Bruxelles. Ed è qui però che scatta un problema. Perché nello statuto della Lega Salvini premier, che ha rimpiazzato la vecchia Lega Nord, sta scritto nero su bianco che «il Congresso federale elegge il Segretario Federale tra coloro che hanno maturato almeno dieci (10) anni consecutivi di militanza come soci ordinari militanti». Altro che non tesserati. Certo, le regole si possono sempre aggiornare. Il congresso del resto dovrebbe celebrarsi ogni tre anni, l’ultimo invece si è fatto nel 2017. Rimandato prima causa Covid, poi causa politiche. Ora però si farà: non più in autunno, come inizialmente ipotizzato, ma a febbraio-marzo 2025, una volta archiviate le assise regionali in autunno (occhio alla Lombardia, dove si potrebbe assistere a un testa a testa tra due salviniani: il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo e il capo della giovanile Luca Toccalini). In ogni caso, assicurano nel partito, «Salvini non ha rivali». Tanto più che Zaia, l’unico che potrebbe contendere al vicepremier le simpatie del Nord, non sembra così interessato alla corsa nazionale, alla quale preferirebbe di gran lunga un terzo mandato da governatore. Resterà dietro la collina, il generale? Si vedrà. Ma non è detto che, pure da lì, non possa mettersi alla testa di una truppa. E presto o tardi, farla pesare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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