Fonti Ue, da Meloni approccio costruttivo in Consiglio
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto finora un «approccio costruttivo» durante i lavori del Consiglio Europeo che però ancora non è arrivato a esaminare il pacchetto nomine. Questa l’indicazione arrivata da fonti Ue mentre i leader sono impegnati nella discussione per definire le priorità dell’agenda strategica Ue per i prossimi cinque anni e hanno già discusso di Ucraina. Solo una volta chiuso questo capitolo i 27 passeranno a discutere dei top job Ue. Su questo tema il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, secondo le stesse fonti, cercherà di raccogliere il consenso dei 27. Ma se questo non fosse possibile, il pacchetto nomine potrebbe essere messo ai voti. L’intenzione, almeno finora, è di chiudere i lavori del vertice già questa sera.
In corso cena strategica su tema delle nomine
I lavori del Consiglio europeo, secondo quanto si apprende da fonti della delegazione italiana, proseguono sulle conclusioni. Nel corso del pomeriggio i leader dei 27 Paesi Ue hanno affrontato le questioni Ucraina, Medio Oriente e sicurezza e difesa. È iniziata adesso la cena di lavoro sull’Agenda strategica. Durante la cena verrà affrontato il tema delle nomine. Tra i temi delle conclusioni non ancora trattati ci sono: competitività, e altre questioni tra cui migrazione, Moldova, Montenegro e Georgia e il lavoro futuro sulle riforme.
Salvini: sulle nomine Ue sembra un colpo di Stato
«Quello che sta accadendo» sulle nomine Ue «puzza di colpo di Stato». Lo ha detto a Dritto e Rovescio su Rete4, il leader della Lega Matteo Salvini. «Milioni di europei hanno votato» e «hanno chiesto di cambiare l’Europa. E che cosa ti ripropongono quelli che hanno perso? Le stesse facce: la von der Leyen, un socialista al Consiglio europeo, una indicata da Macron per la politica estera. Penso sia assolutamente irrispettoso, arrogante. Se preferiscono la poltrona al voto popolare assicuro, a nome della Lega e dell’Italia, che li marcheremo centimetro per centimetro Non gliele faremo passare. Difenderemo il voto degli italiani».
Ecr, «Polacchi minacciano addio? Stanno trattando posizioni»
Ue: fonti italiane Ecr, «Polacchi minacciano addio? Stanno trattando posizioni». Le dichiarazioni dei polacchi del Pis su una loro eventuale uscita dai Conservatori e riformisti europei non preoccupano la delegazione italiana nel gruppo. «Stanno trattando delle posizioni in Ecr. Ci rivedremo settimana prossima in Sicilia e vedremo come finisce», spiegano all’Adnkronos fonti italiane di Ecr commentando l’intervista a ‘Politico’ del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, il quale ha dichiarato che il suo partito, il Pis, sta sondando la possibilità di dar vita a un gruppo dell’Europa centro-orientale al Parlamento europeo. La prossima settimana in occasione degli Study Days di Ecr e della riunione costitutiva del gruppo (che si sarebbe dovuta tenere ieri ma che è slittata al 3 luglio) ci sarà la possibilità di un confronto con i polacchi di ‘Diritto e giustizia’. In caso di uscita da Ecr, il gruppo di Meloni perderebbe la terza posizione come terzo gruppo più numeroso del Parlamento Ue a vantaggio dei liberali di Emmanuel Macron.
Metsola, ‘potrebbero esserci 2 o 3 gruppi di destre al Pe’
«Le decisioni sulla composizione di Id e Ecr verranno prese settimana prossima, ma potrebbero esserci due o tre gruppi a destra all’Europarlamento, non possiamo saperlo. Potrebbero nascere anche dei gruppi a sinistra». Lo ha detto la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola parlando alla stampa a margine del vertice Ue in corso a Bruxelles. «E’ difficile predire quale configurazione avranno le destre all’Eurocamera. Ecr non si è ancora costituito, dobbiamo vedere ancora come si struttureranno, e hanno fino al 4 luglio per negoziare le loro posizioni», ha aggiunto.
Metsola, serve accordo oggi sui nomi per avere voto Pe a luglio
Spero che ci sia un accordo oggi. Un accordo oggi ci darà la possibilità di votare a luglio a Strasburgo. Devo ricordare che a differenza di altri anni abbiamo solamente una sessione a luglio a Strasburgo». Lo ha detto la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, parlando alla stampa a margine del vertice Ue in corso a Bruxelles. «L’agenda della sessione di Strasburgo sarà decisa l’11 luglio, se questo fosse un normale anno elettorale avremmo due sessioni, ma siccome le elezioni erano a giugno avremo una sola sessione che sarà quindi dedicata all’elezione del presidente della Commissione Ue», ha risposto Metsola a una domanda sulla possibile presenza del premier ungherese Viktor Orban a Strasburgo per presentare il programma della presidenza ungherese.
Polonia e baltici chiedono a Ue linea di difesa da Russia
Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno chiesto all’Unione Europea di costruire una linea di difesa lungo il confine con Russia e Bielorussia come protezione dalle minacce militari e da altre azioni dannose da parte di Mosca. Lo riporta il Kyiv Independent, precisando che i leader dei quattro paesi hanno inviato una lettera al presidente dell’Ue descrivendo in dettaglio la portata e il costo del progetto. Ai paesi dell’Unione Europea viene richiesto di impegnarsi a fornire sostegno politico e finanziario. «La creazione di un sistema di infrastrutture di difesa lungo il confine esterno dell’Ue con Russia e Bielorussia risponderà all’esigenza acuta e urgente di proteggere l’Ue dalle minacce militari e ibride» si legge nella lettera. La linea di difesa, inoltre, potrebbe essere costruita in coordinamento con la Nato e le sue esigenze militari. Alcuni funzionari dell’Ue stimano che il costo di costruzione lungo il confine di 700 chilometri sia di circa 2,5 miliardi di euro (2,67 miliardi di dollari).
Scholz chiede fondi Ue per l’accoglienza di profughi ucraini
Il cancelliere tedesco tedesco Olaf Scholz ha detto di voler discutere all’odierno vertice di Bruxelles anche di come finanziare ulteriormente l’accoglienza di profughi della guerra in Ucraina soprattutto in Germania, Polonia e Repubblica ceca. «Abbiamo accolto nei nostri Paesi (…) milioni di rifugiati provenienti dall’Ucraina», ha premesso Scholz all’arrivo al Consiglio europeo come riporta un video rilanciato dal sito del quotidiano Die Welt. «Abbiamo appena deciso di estendere ancora una volta la disponibilità dell’Unione Europea ad accogliere i rifugiati e, allo stesso tempo, abbiamo creato le condizioni per renderlo possibile. Ma — ha aggiunto il cancelliere — la questione di chi fa cosa non è risolta chiaramente». «Germania, Polonia, Repubblica Ceca, per esempio, e pochi altri Paesi, hanno accolto il maggior numero di rifugiati ed è per questo che io, insieme ai miei colleghi, penso che ora sia anche il momento di prendere decisioni», ha detto ancora Scholz aggiungendo: «Se gli altri Paesi partecipano meno all’accoglienza dei rifugiati, ciò comporta che l’Europa» deve sostenere «finanziariamente» quelli che vi partecipano, «in particolare per il finanziamento delle spese di sostentamento, della formazione professionale, dei corsi di lingua e di tutti gli aspetti che giocano un ruolo in questo senso». «Questo l’ho anche scritto al presidente della Commissione insieme ai miei colleghi di Polonia e Repubblica Ceca e vogliamo discutere anche di ciò», ha concluso Scholz a questo proposito.
Il punto. Ppe prova a fare quadrato su Ursula, si media con i Repubblicani
L’atteggiamento da tenere con l’Italia e Giorgia Meloni e gli schemi di una maggioranza a favore del bis sono stati i temi principali del vertice del Ppe tenutosi questa mattina prima del Consiglio europeo. Ma la riunione è stata anche l’occasione per fare quadrato all’interno dei Popolari sul voto che si terrà in Plenaria a luglio. Il rischio dei franchi tiratori, viene spiegato da fonti interne, appare anche alto. E la somma finale potrebbe variare nel caso la bilancia delle alleanza del Ppe penda troppo verso Ecr o troppo nel senso opposto, quello dei Verdi. Non è un caso, infatti, che gli emissari di Ursula von der Leyen, a margine della riunione, hanno avuto un incontro riservato con Francois-Xavier Bellamy, tra i leader dei Républicains che non hanno scelto di seguire il presidente Eric Ciotti nell’alleanza con Marine Le Pen in Francia. Les Républicains, tuttavia, rappresentano una delle delegazioni che, già al Congresso del Ppe di Bucarest, non avevano votato von der Leyen. Sul fronte dell’accordo tra i leader sui top jobs, al termine del vertice è filtrato un certo ottimismo. «Ci siamo quasi», ha spiegato all’ANSA il presidente cipriota Nikos Christodoulides.
Iniziato a Bruxelles il vertice Ue, in agenda i top jobs
È iniziato il Consiglio Europeo, con la partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
In agenda, oggi, l’Ucraina, il Medio Oriente, la Sicurezza e la difesa e il prossimo ciclo istituzionale, compresa la decisione sui top jobs.
Rutte, «Meloni non è esclusa, Roma sia ben rappresentata»
Giorgia Meloni «non è esclusa» dalle nomine Ue e «dobbiamo garantire che l’Italia si senta ben rappresentata nella nuova Commissione europea e non solo». Lo ha detto il premier olandese Mark Rutte a margine del Consiglio europeo. «Una volta ogni cinque anni» i leader dei Ventisette «rappresentano principalmente partiti politici, mentre durante i cinque anni rappresentiamo i nostri Paesi», ha spiegato Rutte, sottolineando che «l’Ecr non è stato coinvolto in questa trattativa perché molti nella coalizione» di «maggioranza» tra «popolari, liberali e socialisti pensano che i Conservatori non possano farne parte».
Mitsotakis, nessuna volontà di escludere, rispetto Meloni
«Tre famiglie politiche hanno discusso tra loro e hanno presentato una proposta, alla fine spetta al Consiglio europeo prendere la decisione». «Non è un processo per escludere, non è mai stata nostra intenzione escludere nessuno o offendere qualcuno. Personalmente ho molto rispetto per Giorgia Meloni, la prima ministra italiana. L’Italia è un Paese molto importante nell’Ue e sono sicuro che affronteremo tutti questi problemi e preoccupazioni nelle discussioni che avremo». Lo ha detto arrivando al summit Ue il premier greco Kyriakos Mitsotakis, tra i negoziatori Ppe sui top jobs, affermando anche di aver parlato con Meloni.
Morawiecki, PiS valuta di lasciare Ecr per nuovo gruppo
Diritto e Giustizia (PiS) sta valutando di abbandonare i Conservatori e Riformisti europei (Ecr), co-presieduto con Fratelli d’Italia, ed è in trattativa con i partiti della destra populista per formare un nuovo gruppo. Lo rende noto l’ex primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, in un’intervista a Politico. «Siamo in trattativa con Ecr e questo è l’elemento principale che deciderà del nostro futuro», ha detto Morawiecki, specificando che il PiS è tentato di andare «in entrambe le direzioni». «Direi che la probabilità è del 50/50», ha spiegato, aggiungendo che «non è garantito» che il PiS rimanga in Ecr.
Quanto allo scenario della formazione di un nuovo gruppo che include Fidesz, partito del premier ungherese Viktor Orban, il movimento Ano 2011 dell’ex premier ceco, Andrej Babis, e il Partito democratico sloveno dell’ex primo ministro sloveno, Janez Janša, Morawiecki ha detto che «è abbastanza ovvio che potremmo essere uniti su una piattaforma geografica e non (su una) piattaforma ideologica. Sono sempre meno interessato a tutti questi elementi ideologici del puzzle».
Tajani, attenzione ad escludere i Conservatori, significa far sì che vadano a parlare con Le Pen
«Il Ppe in Italia è al governo ed è il terzo partito, quando si parla di rapporti con il governo bisogna tenerne conto». Lo ha detto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine del summit del Ppe pre-Consiglio europeo. Nel corso della riunione Tajani ha spiegato di aver avvertito il Ppe: «attenzione ad escludere i Conservatori, significa far sì che vadano a parlare con Le Pen. Il Ppe deve avere due interlocutori, una a destra e uno a sinistra partendo dal fatto che ha vinto le elezioni, mentre Socialisti, Verdi e Liberali le hanno perse». «Una maggioranza senza il Ppe non esiste — ha aggiunto ai cronisti — bisogna dialogare con Meloni perché su Ucraina, Stato di diritto, immigrazione condivide le nostre posizioni». Allo stesso tempo, «aprire ai Verdi metterebbe a rischio l’elezione di Ursula von der Leyen», ha osservato.
Tajani, errore non interloquire prima di nomine
«Credo» che il premier greco Kyriakos Mitsotakis, uno dei negoziatori del Ppe per le cariche apicali Ue, «abbia parlato» con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Molti di quelli che sono intervenuti oggi hanno parlato» con la premier. «Giustamente c’è stata una reazione quando è stata presentata una proposta senza interloquire con i Paesi». Lo dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del presummit del Ppe a Bruxelles. E’ stato un errore? «Secondo me sì», conclude.
Tusk, nessuna decisione sui top jobs senza Meloni
I negoziati condotti tra i tre maggiori gruppi del Consiglio europeo servono «solo a a facilitare il processo in questa sede» ma «la decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio europeo. L’unica intenzione, e l’unico motivo per cui abbiamo preparato questa posizione comune, è quella di facilitare questo processo. E non c’è decisione senza il primo Ministro Meloni». Lo ha detto il premier polacco, Donald Tusk, arrivando al vertice dei leader europei.
Orban: accordo su top jobs vergognoso,elettori ingannati
«Gli elettori europei sono stati ingannati. Il Partito popolare europeo ha formato una coalizione di bugie con la sinistra e i liberali. Non sosteniamo questo accordo vergognoso!». Lo ha scritto su X il premier ungherese, Viktor Orban.
Meloni arrivata Bruxelles
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata all’Europa Building a Bruxelles per il consiglio europeo.
Anche Zelensky oggi a Bruxelles
«Negli ultimi giorni l’Ucraina ha avviato veri e propri negoziati per l’adesione all’Ue. Oggi sono a Bruxelles per partecipare a una riunione del Consiglio europeo e per ringraziare tutti i leader europei per la loro unità e per aver affermato l’irreversibilità del nostro percorso europeo». Scrive così su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, annunciando incontro con «i leader dell’Ue e dei suoi Paesi membri» e colloqui bilaterali.
«Firmeremo tre accordi di sicurezza, di cui uno con l’Ue — aggiunge — Per la prima volta questo accordo sancirà l’impegno di tutti i 27 Stati membri a fornire all’Ucraina ampio sostegno, a prescindere da eventuali cambiamenti istituzionali interni».
«Ogni passo — conclude — ci avvicina al nostro obiettivo storico di pace e prosperità nella nostra casa comune europea».
Weber: fondamentale tener conto degli interessi dell’Italia
L’Italia «è un Paese del G7, è uno dei principali Paesi europei. Apprezzo molto il contributo del governo italiano, sotto la leadership di Antonio Tajani e di Giorgia Meloni. Per questo il processo, cruciale, per tenere conto anche degli interessi italiani è fondamentale per l’Unione Europea». Lo sottolinea il presidente e capogruppo del Ppe al Parlamento Europeo Manfred Weber, a margine del prevertice del Ppe a Bruxelles.
Tajani: favorevoli all’intesa, ma senza aprire ai Verdi
«La mia è una propensione favorevole senza alcuna apertura ai Verdi. Certamente io sono molto perplesso sulla durata dei 5 anni per il presidente del Consiglio europeo» in quota socialista. Lo ha detto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani entrando al summit pre-Consiglio europeo del Ppe.
Nomine Ue. Si apre ufficialmente a Bruxelles la partita delle nomine europee. La premier Giorgia Meloni è attesa nella capitale belga per l’inizio dei lavori del Consiglio europeo — l’arrivo dei leader all’Europa Building con i ‘doorstep’ è previsto per le 12.30. Sul tavolo del summit, a seguito della riunione informale dei leader del 17 giugno, ci sono le nomine per il prossimo ciclo istituzionale della Ue. Compito del Consiglio è infatti quello di eleggere il presidente del Consiglio europeo, nominare il presidente della Commissione europea e l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri (queste ultime due nomine sono soggette a un voto del Parlamento).
Nomine Ue, Italia e Francia in corsa per le stesse deleghe? Financial Times: «Meloni e Macron sono ai ferri corti»
In un duro discorso pronunciato ieri alla Camera e al Senato, Meloni ha bocciato «nel metodo e nel merito» l’accordo partorito dai negoziatori di Ppe, socialisti e liberali sui cosiddetti «top jobs» che prevede la riconferma di Ursula von der Leyen al vertice della Commissione europea e le nomine del portoghese Antonio Costa e della estone Kaja Kallas rispettivamente come presidente del Consiglio europeo e come Alto rappresentante della Ue.
La premier italiana ha denunciato una «conventio ad excludendum» ai danni dell’Italia invocando il rispetto, da parte dei gruppi dirigenti europei, del voto espresso dai cittadini alle elezioni dell’8 e 9 giugno.
Non è ancora chiaro come si comporterà Meloni al tavolo dei leader, allo stato attuale molto difficilmente dalla presidente del Consiglio potrebbe arrivare un sì alle nomine contenute nel «pacchetto» confezionato da Ppe, S&D e Renew. Molto dipenderà dalle trattative di questa due giorni.
L’Italia chiede una vicepresidenza e un commissario con deleghe pesanti: da tempo si fa il nome del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che potrebbe trovare posto a Bruxelles come super commissario alla Coesione e al Recovery Plan.
All’ordine del giorno del Consiglio europeo non ci sono solo i top jobs. I leader dei 27 Stati Ue discuteranno anche di altri temi come l’agenda strategica 2024-2029, l’Ucraina, il Medio Oriente, sicurezza, difesa, competitività e migranti. Per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino, i 27 capi di Stato e di governo dovrebbero affrontare anche il tema dei progressi compiuti nell’uso dei beni congelati della Russia per sostenere l’Ucraina e la sua ricostruzione, oltre a fare il punto sul cammino di Kiev verso l’adesione all’Ue, in vista della prima conferenza di adesione del 25 giugno 2024. Sul fronte della sicurezza, invece, saranno esaminate le opzioni per incrementare i finanziamenti all’industria europea della difesa.
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