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Nocciole, l’alleanza Viterbo-Cuneo contro la crisi


IL MERCATO

ROMA Situazione pessima in Piemonte con la campagna ancora in corso; previsioni moderatamente ottimistiche nel Lazio e in Campania; bene in Sicilia dove già il raccolto è stato completato. Nelle quattro principali regioni di produzione delle nocciole il bilancio è ancora prematuro, ma la tendenza sembra chiara: tranne che nella patria della Nutella, nel resto d’Italia va sicuramente meglio dello scorso anno.

In Piemonte (29,3% dei quasi 85mila ettari di tutta Italia, secondo i dati Ismea) sarà «una stagione senza precedenti, con una resa per ettaro di circa 5 tonnellate contro le 15 degli anni passati», racconta Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte. Dopo la siccità del 2022 e del 2023 a danneggiare l’annata 2024 della Tonda Gentile e delle altre varietà sono stati gli eccezionali acquazzoni. L’umidità inusuale ha inoltre provocato lo sviluppo degli insetti patogeni (esattamente l’opposto è avvenuto nelle zone – come l’Etna in Sicilia e parte di Lazio e Campania – dove la mancanza di piogge ha evitato i parassiti e il conseguente deterioramento del frutto). A fronte della scarsa disponibilità di nocciole i prezzi sono già schizzati in alto, spingendo le aziende di trasformazione a rifornirsi all’estero. «Con l’aggravante – spiega Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte — che neanche i 320-420 euro a quintale, battuto nei giorni scorsi alla Fiera di Castagnole delle Lanze (per tradizione la prima asta della nuova annata) sono sufficienti a ripagare le spese sostenute per la produzione e i rischi affrontati».

I COSTI
Ragionamento analogo viene fatto nel Lazio dove Coldiretti calcola un aumento dei costi produzione di 300 milioni di euro. Nel Viterbese (con 27 mila ettari, prima provincia produttrice d’Italia) le attese della raccolta della Tonda Romana Viterbo che entrerà nel vivo tra questa e la prossima settimana sono più positive. Lo scorso anno, anche a causa delle abbondanti piogge di maggio, fu registrato un calo dal 50% al 70% in alcune zone. «Ancora è presto per fare un’analisi dettagliata dell’annata – spiega la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci — che comunque è ben lontana dai dati negativi del passato. Questo emerge anche dalla riduzione degli attacchi della cimice, passati dal 20% dello scorso anno al 10% attuale, stando al prodotto fino ad ora raccolto». Nella regione (la seconda nella classifica italiana di settore) le aziende attive sono oltre 5 mila. Mentre in Sicilia la raccolta è già terminata con produzione sostanzialmente allineata agli anni precedenti (8 mila tonnellate) e qualità ottima, in Campania a fronte di un’alta qualità, la produzione potrebbe subire un calo del 20%.

Intanto sono stati aperti i termini per le domande per i contributi per la frutta a guscio (circa 7 milioni di euro già per il 2024). C’è tempo fino al 2 ottobre per presentare le richieste per nuove coltivazioni, ammodernamento degli impianti irrigui, difesa fitoiatrica. Nelle intenzioni dell’accordo firmato in marzo dal ministro Francesco Lollobrigida e dalle associazioni imprenditoriali, c’è la voglia di rafforzare la produzione italiana (l’11% del totale mondiale, seconda dietro la Turchia che da sola produce il 60% delle nocciole di tutto il mondo), migliorando la bilancia dei pagamenti con l’estero (export per 28 milioni di chili contro i 58 milioni di import, fonte Ismea).

In un periodo in cui la frutta a guscio è sempre più richiesta, le aziende ovviamente cercano di rafforzarsi con le aggregazioni. Clamorosa l’operazione finanziaria che si sta chiudendo in questi giorni sull’asse Viterbo-Cuneo con la nascita del colosso italiano delle nocciole. La prima mossa era stata della Stelliferi&Viconuts di Viterbo (78 milioni di euro nel 2023), maggiore gruppo italiano di lavorazione della nocciola, che aveva rilevato la storica azienda piemontese Barbero Nocciole. Adesso l’ingresso in minoranza nell’azionariato della coop Corifrut di Santo Stefano Belbo (Cuneo). «Il mondo della nocciola – spiega il presidente di Corifrut, Dino Scanavino — ha bisogno della cooperazione: questo modello consente di gestire la produzione e di garantire la tracciabilità, che è l’elemento distintivo».

Carlo Ottaviano

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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