Il governo tedesco prova a fermare la marcia di Unicredit su Commerzbank, a dimostrazione della fragilità della “coalizione semaforo”, così battezzata per richiamare i colori dei partiti che la compongono: SPD (Socialdemocratici) che esprime il Cancelliere Olaf Scholz, Verdi e FDP (Partito liberale democratico).
Dopo l’istruttoria interna della Cancelleria avviata due giorni fa, ieri il Comitato direttivo interministeriale responsabile delle decisioni chiave del Fondo di Stabilizzazione dei Mercati Finanziari, ha deciso che non venderà, fino a nuovo avviso, l’ulteriore 12% residuo sul quale ci sarebbe un lock-up fino al 10 dicembre. «La strategia della banca è orientata all’indipendenza» e «il governo federale la accompagnerà fino a nuovo avviso mantenendo la sua partecipazione azionaria», si legge nella nota del governo di Berlino, diffusa ieri a borse chiuse. Le Commerzbank hanno chiuso con una leggera crescita dello 0,42% a 15,66 euro, Unicredit a 38 euro (+ 0,25%). Dal 9 settembre i titoli tedeschi si sono apprezzati del 21,5% per un controvalore di 3,3 miliardi mentre le azioni italiane sono aumentate del 3,8% (2,3 miliardi). UniCommerz avrebbe una capitalizzazione di oltre 80 miliardi e darebbe vita a una banca leader in Europa.
Orcel da Giorgetti. E il board approva il blitz su Commerz
LA TRATTATIVA FINALE
Rispetto al collocamento del 4,49% avvenuto nella serata di martedì 10 settembre, al prezzo 13,20 euro attraverso un Accelerated bookbuilding (Abb), «supervisionato dall’Agenzia per le Finanze», per un prezzo totale di 702 milioni, Berlino vuole individuare cosa sia andato storto. Non è chiaro su cosa sia stato acceso il faro, visto che in sede di cessione a Gae Aulenti, tramite l’advisor JpMorgan, il prezzo sarebbe stato finalizzato al rialzo: prima d trasferire le azioni, infatti, risulta ci sia stata una ulteriore trattativa sul prezzo che avrebbe costretto Orcel a ritoccare di un 12% circa all’insù.
Unicredit possiede attualmente il 9%, di cui oltre alla quota acquistata dallo Stato, un altro 4,5% è stato rastrellato sul mercato nelle settimane precedenti.
Ci sarà da attendere per capire su quali motivazioni la Cancelleria abbia voluto accendere il rosso, almeno per ora, al processo di privatizzazione. Sembra troppo evidente che in vista delle elezioni politiche del 2025, siano partite le lotte intestine dentro la “coalizione semaforo”, dove i Verdi, presenti anche negli organi di Commerz, stanno sgomitando. In generale i sindacati stanno alzando il tiro. Ma a parte le divisioni interne, da fuori la destra di Afd, vincitrice dei test elettorali nei due Lander orientali, stanno sferrando colpi bassi in vista della campagna elettorale, cavalcando l’indipendenza della seconda banca tedesca. Nel mirino è finito Christian Lidner, Ministro delle finanze tedesche, indicato dai Liberali.
Cosa farà ora Orcel difronte al disco rosso? Difficile farà retrofront. «Berlino ci ha venduto il 4,5% ritenendoci un investitore adeguato», ha detto due giorni fa al Messaggero. «Vogliamo parlare con tutti gli stakeholders», ha aggiunto rivelando il suo approccio aperto al dialogo. «Stiamo per presentare istanza alla Bce per farci autorizzare a salire al 30%», questo significa che comunque, il banchiere vuole avere le mani libere. Del resto «siamo in un libero mercato», così ha giustificato le intenzioni di Deutsche bank di scendere in campo. Siccome al momento della vendita, il governo ha privilegiato Unicredit, se forze centripete dell’esecutivo dovessero contrastare l’istituto italiano, Orcel potrebbe muovere ugualmente al contrattacco, acquistando sul mercato fino al 29,9% a da lì negoziare le condizioni che gli verrebbero poste, come un’indipendenza temporanea di Commerzbank prima della fusione con Hvb.
Chi conosce la risolutezza del banchiere italiano non dubita che giocherà tutte le sue carte fino all’ultimo, confidando nel sostegno di una parte di Berlino, oltre della Bce e della Bundesbank, a favore di operazioni cross-border.
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