Economy

nel mirino i formaggi europei


Pechino non sta con le mani in mano e risponde subito per le rime ai dazi fino al 36,3% messi in cantiere dall’Ue per colpire le auto elettriche “made in China” che — è l’accusa — beneficiano di generosi sovvenzioni pubbliche lungo tutta la filiera e, vendendo a prezzi più bassi, falsano la concorrenza con i produttori europei.

Come? Annunciando, a sua volta, l’apertura di una nuova indagine anti-dumping che mette nel mirino una ventina di schemi di sussidi concessi dalla Politica agricola comune (Pac) dell’Ue a vari prodotti lattiero-caseari europei (tra cui formaggi freschi ed erborinati, cagliata, e lavorati di latte e panna) che sono esportati in Cina. Misure che potrebbero avere conseguenze pesanti per quei Paesi con un forte export agroalimentare come l’Italia (ma è l’Irlanda il primo esportatore verso il gigante asiatico). Entrambi i Paesi sono, in compagnia di Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia e Romania, quelli sui cui schemi di sostegni, secondo quanto reso noto dal ministero del Commercio della Repubblica popolare, si concentrerà l’esame dei tecnici cinesi.

A dimostrazione di un clima che si fa progressivamente sempre più pesante, si tratta del terzo dossier aperto dalle autorità cinesi come possibile forma di rappresaglia nel contesto del braccio di ferro con l’Ue sui veicoli a batteria: segue il filone sull’import di distillati, in particolare il cognac, inaugurato a gennaio, e quello sulla carne di maiale, che risale invece a giugno. La procedura durerà un anno, con la possibilità di una proroga di sei mesi: al termine, se dovesse riuscire a dimostrare che le pratiche dell’Ue sono sleali e danneggiano la concorrenza, la Cina potrebbe decidere di imporre dei prelievi addizionali sulla lista di prodotti lattiero-caseari per proteggere il proprio mercato, come conta di fare l’Ue in materia di veicoli a batteria.

Due giorni fa il capo della diplomazia europea Josep Borrell aveva messo in guardia dai rischi di una guerra commerciale «inevitabile» con il Dragone. Da parte sua, Bruxelles ha in corso altre due indagini anti-dumping sempre sui vantaggi pubblici concessi dalla Cina alle sue tecnologie “green”: una sui pannelli solari, l’altra sulle turbine eoliche.

La tempistica non parrebbe casuale, visto che l’annuncio è arrivato all’indomani del rinnovo dell’offensiva sui dazi sulle e-car da parte di Bruxelles: i prelievi, che potrebbero ancora essere bloccati da una maggioranza qualificata tra i governi o da una fumata bianca nel negoziato con Pechino, si dovrebbero applicare al più tardi a partire da fine ottobre. Martedì l’esecutivo Ue ha limato anche di un punto percentuale l’entità di alcune tariffe inizialmente annunciate a luglio (e ha riservato un trattamento di favore alla produzione cinese dell’americana Tesla, con un prelievo che passerebbe dal 20,8% al 9%), ma si è guardato bene dal mandare del tutto in soffitta i dazi, come chiesto invece da Pechino, che infatti ha accusato la Commissione di un atteggiamento «protezionistico».

L’INDAGINE
Dal ministero del Commercio cinese, tuttavia, hanno messo in chiaro che l’avvio dell’indagine segue la presentazione di un reclamo da parte dell’industria casearia nazionale, il 29 luglio scorso, e una consultazione con i partner Ue che ha avuto luogo il 14 agosto. Le sigle del settore agroalimentare del Vecchio continente, però, non nascondono la preoccupazione per «questa ulteriore escalation nelle relazioni commerciali tra Ue e Cina e per il continuo impatto che ha sul nostro comparto», si legge in una nota di Copa-Cogeca, la principale associazione di coltivatori e allevatori dell’Ue: «È inaccettabile: ci aspettiamo una forte reazione dalla Commissione e pieno sostegno ai nostri produttori». «Abbiamo condannato sin dall’inizio i dazi imposti dall’Ue contro le auto elettriche cinesi, e ora non possiamo che condannare con la stessa fermezza la reazione della Cina», ha affermato l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia.

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