14.05.2025
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Economy

multe fino a 17 miliardi. Trilaterale Roma-Parigi-Berlino sulle regole


Più temibili della concorrenza cinese e della flessione della domanda. Sono le multe miliardarie con cui Bruxelles intende punire l’industria automobilistica europea perché fabbrica auto termiche, le uniche o quasi che i cittadini acquistano, rispetto ai parametri fissati che invece impongono di produrre più vetture elettriche. Una stretta per seguire i canoni del Green Deal che sta mettendo in ginocchio le case automobilistiche Ue: da Volkswagen a Stellantis. E che non tiene conto del quadro complessivo.

Le multe che, senza interventi, scatteranno dal 1° gennaio ,saranno inevitabili poiché i target di emissioni consentiti non saranno raggiunti. Per evitare il peggio è scesa in campo non solo l’associazione dei costruttori, ma anche il governo italiano che cerca l’asse con Francia e Germania per cambiare le regole. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso venerdì sarà nella capitale francese per una trilaterale insieme al collega francese e a quello tedesco. E, proprio per scongiurare la stangata sui costruttori presenterà un “non paper” il 28 al consiglio sulla competitività, insieme alla Repubblica Ceca. Per Urso, che conta di ottenere altre adesioni, va cambiata subito la politica industriale nel settore perché tra «due anni non avremo più una industria automobilistica». Aspettare la revisione prevista alla fine del 2026 sarebbe quindi inutile.

Urso: «A breve un non paper per cambiare destino dell’auto in Ue. Su green deal invertire rotta mantenendo target»

OBIETTIVO

L’obiettivo dell’Italia è portare sul tavolo della nuova Commissione il problema il prima possibile. Di certo le turbolenze a Bruxelles non aiutano, nè quelle in Germania. Importante, si augurano i costruttori, è che nella trilaterale Italia-Francia-Germania, che vede coinvolti oltre a Urso, il ministro e vicecancelliere tedesco Habeck e il nuovo ministro dell’industria francese Ferracci, emerga una posizione forte, comune, univoca. Come chiesto del resto dalla Confindustria e dall’Anfia che hanno più volte lanciato il grido d’allarme.

Urso ha già detto chiaramente che «dobbiamo rimuovere la follia delle euromulte, che scatteranno da gennaio. Si tratta di circa 15-17 miliardi di euro di sanzioni». È questo — ha spiegato il motivo principale che sta portando alla chiusura degli stabilimenti. «Per sfuggire alla tagliola delle multe — aggiunge — le case hanno tre vie, tutte suicide per l’industria: ridurre la produzione di auto endotermiche per scendere sotto la proporzione fissata tra auto elettriche vendute e auto endotermiche; aumentare la vendita di auto elettriche nella propria rete, come sta facendo Stellantis, certificando e vendendo le auto del proprio socio Leapmotors importate dalla Cina; o, in ultima istanza, comprando le quote di crediti Co2 da Tesla». In ogni caso, conclude il ministro, in questo modo «si accelera la crisi della produzione europea». Con le inevitabili ripercussioni sul fronte dell’occupazione, «una follia che dobbiamo subito scongiurare».

Ma la tagliola in che consiste? Il regolamento sui veicoli leggeri, cioè le auto, prevede, per il 2025, che i costruttori debbano ridurre le emissioni medie di anidride carbonica dai 116 g/km del 2024 a poco meno di 94 grammi. A tal fine la direttiva europea prevede un aumento significativo del peso delle elettriche per evitare le relative sanzioni. Ma il mercato, come dimostrano gli ultimi dati, non assorbe questa tipologia di vetture. I vincoli, va poi detto, diventeranno sempre più stringenti con il passare degli anni. Gli obiettivi, dice la norma, possono essere raggiunti attraverso tre strade: incremento delle vendite di veicoli elettrici, che al momento non sembra percorribile; il decremento delle vendite di veicoli a combustione ad elevate emissioni; acquisto di crediti di Co2 dal pooling dei costruttori più virtuosi come Tesla. Insomma, un percorso tutto in salita che non vede pronti i costruttori e i consumatori.

LE SIMULAZIONI

Secondo le simulazioni di Dataforce, società di analisi di mercato, il gruppo Volkswagen, per rispettare i canoni green, dovrebbe avere una quota di vendite di Bev (elettriche) e plug-in del 36%: lo scorso anno era fermo al 18% e quest’anno è tanto se arriverà al 16%. Il target Stellantis 2025 sarebbe il 26%, ma lo scorso anno non è arrivata al 18 per cento e ora supera il 13. Per Ford il target 2025 è quasi al 35%, ma con il 2023 chiuso sopra il 15 e il 2024 appena sopra il 13%. Sì perché il dato di questi mesi è che le vendite di auto alla spina stanno diminuendo, non aumentando, per diversi motivi. Alcuni Paesi hanno smesso di usare soldi dei contribuenti per incentivare queste vendite. E i costi, come sanno bene i consumatori, sono ancora troppo elevati o comunque proibitivi per una larga fascia di popolazione. Pesa anche la congiuntura economica non certo brillante e, soprattutto, in Italia, una rete di colonnine di ricarica ancora poco estesa.

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