21.05.2025
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Economy

Mps, redditività e tech per un futuro autonomo


Mps traccia un percorso di crescita ambizioso e sfidante, senza necessità di matrimonio, poggiando su 1,1 miliardi di utile del semestre, con un orizzonte a 1,6 miliardi nel 2028, e trasformando la più antica banca del mondo in un istituto commerciale, costruito sui clienti, unendo tecnologia e giovani talenti umani specialistici. Il nuovo Monte del piano industriale 2024-2028 è un modello in autonomia che potrebbe far a meno di un alleato forte all’orizzonte come conseguenza del disimpegno del Tesoro (26,7%) entro fine anno: il candidato più attendibile è Unipol, visto che gli altri potenziali (Unicredit e Bpm) sono fuori gioco, per partecipare a un riassetto dove Bologna potrebbe avere fino al 19,9% come in Bper e Popolare Sondrio, lasciando, almeno in un arco temporale di cinque anni, la gestione di Luigi Lovaglio autonoma, passando da una governance elettadalla lista del cda. E poi potrebbe esserci una fusione di Bper in Mps con Lovaglio alla presidenza e Gianni Franco Papa alla guida: i due sono di estrazione Unicredit. Le strategie camminano con le gambe ma anche le ambizioni degli uomini e in questo mosaico si deve trovare spazio per Nicola Maione, presidente di Siena, avvocato, vicino al Tesoro, molto attivo sul piano relazionale.

Le proiezioni a quattro anni sono lusinghiere, potendo beneficiare di una redditività a giugno in rialzo dell’87%, grazie a un beneficio fiscale di 453 milioni derivante dalle attività fiscali differite (Dta), che a Siena abbondano per effetto delle perdite accumulate negli anni della crisi e che potrebbe essere il “tesoretto” in caso di nozze.

La rivalutazione delle Dta è stata generata dall’upgrade delle stime del nuovo piano industriale, che vede l’utile prima delle tasse salire a 1,3 miliardi quest’anno, a 1,42 miliardi nel 2026 e a 1,66 miliardi nel 2028, affiancati da investimenti in tecnologie per 500 milioni e da assunzioni di 800 giovani, specializzati in dati, It e IA.

SOCI INGOLOSITI

La performance del semestre è arricchita da un cospicuo ritocco della cedola: il pay-out sul 2024 è stato alzato dal 50 al 75%, con la promessa di staccare 950 milioni di dividendi, 250 dei quali destinati allo Stato, se sarà ancora azionista l’anno prossimo. Per il futuro Mps non prende impegni ma lascia mette sul piatto il suo appeal: mantenendo ferma la cedola 2024, tra il 2025 e il 2028 arriverebbero altri 4,1 miliardi di cedole, il tutto conservando oltre 2 miliardi di capitale in eccesso, pari a un Cet1 di oltre il 18%.

«Abbiamo capitale in eccesso, teniamo gli occhi aperti e se si dovessero presentare opportunità interessanti per aumentare la nostra base commissionale saremo pronti a coglierle», ha detto Lovaglio, lasciando aperta una crescita nelle società-prodotto, non il ritorno in Anima.

La jv con Axa è lo snodo che potrebbe aprire le porte a Unipol: «qualora ci fosse l’opportunità di incorporare la jv potrebbe avere un impatto positivo» ha detto Lovaglio, che sarebbe favorevole a un’alleanza light con Unipol. Conti e prospettive hanno permesso a Mps di chiudere a 8,71 euro (+ 8,7%). Ormai il destino di Siena si gioca nella Rocca.

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