26.11.2025
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Economy

Moody’s promuove l’Italia, il rating sale a «Baa2». Giorgetti: fiducia nel Paese


L’Italia ha chiuso la stagione delle pagelle sul rating con una nuova promozione. Per la prima volta da maggio 2002 Moody’s ha rivisto al rialzo il proprio giudizio sull’Italia, portandolo da Baa3 a Baa2 con outlook stabile. Dagli Usa premiano quindi il rigore sui conti pubblici, la stabilità del governo, il terzo più longevo della storia repubblicana, e c’è la fiducia nella capacità di Roma di spendere tutti i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza i cui apporto alla crescita dovrebbe protrarsi anche dopo il 2026.

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia può festeggiare: «Siamo soddisfatti della promozione di Moody’s, la prima dopo 23 anni. Un’ulteriore conferma della ritrovata fiducia in questo governo e dunque nell’Italia». D’altronde per l’agenzia la stabilità nell’esecutivo da certezze sulla politica economica per il futuro.

Già da quando l’Italia era tornata nella Serie A dei giudizi sui debiti sovrani, con la promozione a metà ottobre di Dbrs, il titolare di via XX Settembre aveva predetto nuovi traguardi. «I risultati arriveranno e così altri upgrade», aveva spiegato Giorgetti, predicando pazienza. Per anni il Paese è stato considerato un po’ la pecora nera dell’Unione europea. Serviva quindi del tempo per far cambiare idea dagli analisti. I segnali del mutato atteggiamento si registrano da mesi. Tant’è che la mossa di Moody’s era in qualche modo attesa dal mercato. Che quanto meno non si sorprenderà per la nuova pagella italiana.

I CONTI

Secondo Vontobel, ad esempio, se confrontati con lo scorso maggio, quando l’agenzia di rating alzò le prospettive sul Paese da stabili a positive, i numeri macroeconomici sono migliorati e lo stesso vale per le previsioni a partire da quelle disavanzo che potrebbe scendere al 3% già quest’anno e al 2,8% il prossimo. Il traguardo permetterebbe così all’Italia di uscire in anticipo dalla procedura europea per deficit eccessivo. Prospettiva che a Bruxelles danno quasi per certa, sebbene occorra attendere marzo, quando si avrà il dato definitivo sull’indebitamento.

Il grande vantaggio dell’Italia, scriveva giovedì Gianni Piazzoli di Vontobel, «è di aver raggiunto nel 2024 l’avanzo primario, cioè il deficit prima degli interessi, che stando ai documenti del governo dovrebbe continuamente migliorare». Si parte dallo 0,5% dello scorso anno per arrivare, secondo le stime del governo, al 2% nel 2028. «Per fare un paragone con un altro grande Paese Ue, la Francia che Moody’s colloca sei gradini sopra l’Italia, l’avanzo primario francese sarà ancora negativo per vari anni, da -3.2% del 2025 passerà a -2.5% nel 2027, con il debito francese atteso salire al 120% del pil nel 2027». Un divario che a detto degli analisti non ha ragione di essere più così ampio.

«Anche adesso riteniamo di essere sottovalutati a livello di rating rispetto alla reputazione di altri Paesi», aveva sottolineato Giorgetti dopo la A assegnata da Dbrs. In primavera le valutazioni di Moody’s avevano tenuto conto «dell’efficacia delle istituzioni e della governance». Le motivazioni con le quali Moody’s ha promosso il Paese guardano quindi al quadro politico, agli investimenti futuri e alla capacità di tenere i conti in ordine. Il surplus primario contribuirà a far calare il debito dal 2027, una volta smaltiti gli ultimi effetti del Superbonus. Al 2034 il debito dovrebbe quindi ripiegare al 130% del pil. L’Italia conta inoltre su un sistema bancario solido.

I fattori di forza della seconda manifattura europea e terza economia dell’Unione erano poi stati messi in evidenza da S&P e Fitch, le altre due grandi sorelle del rating che, la prima lo scorso aprile e la seconda lo scorso settembre, hanno alzato le proprie valutazioni su Roma.


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