Gli Stati Uniti perdono la tripla A, il giudizio sul merito di credito più alto. L’agenzia di rating Moody’s ha declassato infatti il voto su Washington da “Aaa” ad “Aa1”, citando i crescenti livelli del debito pubblico e i costi di rimborso degli interessi. L’agenzia ha tuttavia modificato le prospettive («outlook») da negative a stabili. Intanto Donald Trump ha promesso che nel giro di due o tre settimane pubblicherà le nuove percentuali dei dazi reciproci.
BUSINESS NEGLI USA
Il presidente, ieri, ha detto che il segretario al Tesoro Scott Bessent e il segretario al Commercio Howard Lutnick «invieranno lettere dicendo alle persone quanto dovranno pagare per continuare a fare business negli Stati Uniti». Per aggiungere che gli stessi Paesi «potranno negoziare questi numeri, ma nella maggior parte dei casi cercheremo di essere equi, anche se non possiamo riuscire a garantire i numeri che le persone si aspettano». Il presidente ha anche dichiarato che, a causa del numero altissimo di richieste, «non potrà parlare con tutti» e che «qualcuno non sarà accontentato».
Il 9 aprile scorso, quando aveva annunciato la pausa, Trump aveva promesso di fare 90 accordi in 90 giorni. Ma i suoi obiettivi si sono scontrati con le difficoltà di trovare un punto in comune in un solo giorno di contrattazioni. Per ora Trump ha chiuso e annunciato un solo accordo, quello con la Gran Bretagna, che prevede quote su alcuni prodotti, diminuendo i costi in ingresso nei due Paesi.
Nei giorni scorsi, durante la sua visita nei Paesi del Golfo, Lutnick ha detto che il 10% di tariffe base continueranno a restare e che su questo numero si andranno a inserire le tariffe reciproche. Per ora sembra che Washington abbia avviato i negoziati soprattutto con alcuni Paesi asiatici, tra cui Giappone, India e Corea del Sud. L’Europa ha fatto sapere che alcune tariffe potrebbero restare e che potrebbe dover rispondere con dazi contro gli Stati Uniti. In questo momento i 27 pagano una tariffa base del 10% e dazi del 25% su alluminio, acciaio e automobili.
Intanto, ieri, la commissione Bilancio della Camera ha bocciato la proposta di risoluzione sul budget che comprendeva tagli alle tasse e agenda economica di Trump. Parte del partito Repubblicano non sta ascoltando il suo presidente: tra i contrari, ci sono anche i repubblicani Andrew Clyde, Chip Roy, Josh Brecheen, Ralph Norman e il vicepresidente Lloyd Smucker, che ha modificato il suo voto all’ultimo momento.
Walmart ha dichiarato di non essere più in grado di assorbire il costo dei dazi e che dovrà farli pagare ai consumatori a partire da questo mese. Il colosso della distribuzione ha fatto sapere che nonostante la pausa sui dazi, l’aumento dei costi causato da Trump avrà un impatto sui prodotti.
Intanto gli indicatori economici continuano a dare dati positivi, nonostante ci siano alcuni elementi che fanno pensare a un possibile rallentamento: la fiducia dei consumatori rilevata dalla University of Michigan è scesa al 50,8 nei numeri preliminari di maggio, in ribasso del 3% rispetto al 52,2 di aprile. Gli analisti si attendevano 53,5. Questo significa che i cittadini americani hanno più preoccupazioni rispetto all’andamento dell’economia e in particolare temono che i dazi possano far salire i prezzi e diminuire il potere di acquisto delle famiglie.
È il quinto mese di fila chela fiducia dei consumatori scende e da dicembre ha perso il 30%. Le tariffe sono state menzionate da circa tre quarti degli intervistati, con un aumento del 60% rispetto ad aprile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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