«Ma come, in questo Paese offriamo migliaia di euro incentivi a chi compra auto elettriche, bici a pedalata assistita e televisori più moderni, e ci si scandalizza se qualcuno prova ad aiutare una donna a tenere un figlio, se lo vuole tenere?». È un fiume in piena, Maurizio Gasparri. Le agenzie hanno appena battuto la sua proposta di legge per istituire un «reddito di maternità»: mille euro al mese per cinque anni alle donne che scelgono di non abortire. E in un attimo si scatena il polverone. Con le opposizioni che attaccano a testa bassa il capogruppo al Senato di Forza Italia e lui che risponde per le rime. «Pura propaganda sulla pelle delle donne», tuona il Pd. «Un ricatto e un insulto, i diritti non si comprano», rincarano la dose dal Movimento 5 stelle. Critiche «patetiche», ribatte il firmatario della proposta: «Evidentemente aiutare delle donne in difficoltà economiche a mettere a mondo un figlio se lo vogliono per loro è considerato un errore».
Botta e risposta a parte, la proposta di legge è appena stata depositata in Senato. E non è «in alcun modo» una risposta all’ultima uscita pubblica di Marina Berlusconi, la primogenita del Cavaliere che ha spiazzato tutti rivelando di sentirsi più vicina alla «sinistra di buon senso» sul tema dei diritti civili. «L’attualità non c’entra niente: io questa proposta l’ho fatta al congresso di Forza Italia di febbraio – ricorda Gasparri – e sono stato sommerso dagli applausi del mio partito».
Per il presidente dei senatori azzurri si tratta semplicemente di dare attuazione alla 194, la legge sull’aborto. Che all’articolo 5 prevede che il consultorio o la struttura sanitaria responsabile degli accertamenti medici pre-interruzione di gravidanza esamini con la donna le possibili cause di quella scelta. E se di natura economica, provi a rimuoverle. Previsione che, per Gasparri, «è rimasta lettera morta». Ecco perché il testo prevede invece l’istituzione di un «reddito di maternità», con l’obiettivo – si legge nel testo – di «scoraggiare l’aborto legato a cause di disagio economico e sociale». Tradotta in pratica, la pdl punta a introdurre per le donne in gravidanza che si rivolgano ai consultori con l’intenzione di abortire un contributo da mille euro al mese, «fino al compimento del quinto anno di età del bambino». Contributo che sale di ulteriori 50 euro per ogni figlio successivo al primo, ed è elevato invece di 100 euro per ogni figlio con disabilità.
I BENEFICIARI
Il beneficio, si legge ancora nella proposta di legge, potrà essere assegnato «su richiesta alle donne cittadine italiane residenti che si rivolgono ad un consultorio pubblico o ad una struttura socio sanitaria a ciò abilitata dalla Regione, o a un medico di sua fiducia». E l’unica condizione, oltre alla cittadinanza, è che «il valore dell’Isee del nucleo familiare di appartenenza della richiedente non sia superiore a 15mila euro».
Già, ma quanto costerebbe alle casse dello Stato? Il testo individua il finanziamento in «600 milioni di euro a decorrere dal 2024», tanti quanti basterebbero a coprire diecimila “redditi di maternità” per cinque anni. Non pochi. «Ma potrebbero servirne meno: non sappiamo quante donne potrebbero aderire», osserva il senatore. Che ci tiene a sottolineare un punto: «La proposta non vieta la decisione di interrompere la gravidanza. Scegli l’aborto perché non sapresti come mantenere un bambino, magari il padre se ne è andato? Lo Stato ti offre un aiuto. Non ti interessa? Vai avanti nella tua scelta. Nessun obbligo».
Rassicurazioni che non bastano a placare l’ira delle opposizioni. «Pura propaganda sulla pelle delle donne da parte di chi ha abolito il reddito di cittadinanza», attacca Cecilia D’Elia del Pd: «La scelta delle donne va rispettata, non indotta economicamente». Ed Elly Schlein: «La destra attacca la 194 in modo subdolo». Critiche anche da Avs («provvedimento misogino») e M5S: «L’ennesima boutade offensiva e ultraideologica», affonda la pentastellata Alessandra Maiorino: «Gasparri pensa di comprare il diritto di autodeterminazione delle donne». Rintuzza la collega Gilda Sportiello: «Un ricatto e un insulto, l’aborto è un diritto e una scelta che va rispettata».
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