La sezione per i diritti della persona e immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato i decreti di trattenimento dei dodici migranti trasferiti nei centri di accoglienza in Albania.
Migranti, Tribunale non convalida trattenimento in Albania: «Tornino in Italia». Domani il rientro su una nave militare
Erano arrivati mercoledì in 16 nel porto di Shengjin, dopo due giorni di navigazione a bordo della nave della Marina militare «Libra», e già il primo giorno erano emersi i primi ostacoli: quattro di loro sono stati rispediti in Italia, due perchè minorenni e gli altri due perché «individui fragili». Ora arriva un altro scoglio giudiziario: i migranti devono ritornare in Italia.
La decisione dei giudici
Secondo i giudici della sezione, il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture albanesi è dovuto all’impossibilità di riconoscere come «Paesi sicuri» gli Stati di provenienza dei migranti, ovvero Bangladesh ed Egitto. Ciò implica «l’inapplicabilità della procedura di frontiera e la necessità di trasferire i migranti fuori dal territorio albanese, con il conseguente diritto ad essere accolti in Italia». Il trasferimento in Italia risulta inevitabile, poiché i migranti non possono essere trattenuti né lasciati liberi in Albania stando al protocollo stretto tra Roma e Tirana. Infatti, secondo i giudici, lo stato di libertà potrà essere riacquisito solo in Italia, e per questo dovranno essere riportati nel nostro Paese.
La sentenza della Corte
La ragione era prevedibile perché contenuta nella sentenza della Corte di giustizia europea emessa il 4 ottobre, secondo cui un Paese, per essere considerato sicuro, in ogni sua parte e per ogni persona, non deve mettere in atto persecuzioni, discriminazioni o torture verso alcuno, in nessuna zona o suo territorio. Applicando i criteri della sentenza l’Egitto e il Bangladesh non sono considerati sicuri. Da ciò deriva l’inapplicabilità della procedura di frontiera.
E ora?
I migranti avranno a disposizione 14 giorni, a partire da oggi, per presentare ricorso contro il rigetto della loro richiesta di asilo. Il ricorso dovrà essere inoltrato agli stessi giudici della sezione immigrazione, i quali esamineranno le istanze caso per caso. Tuttavia, considerando che i dinieghi precedenti risultano compromessi a causa dell’applicazione impropria delle procedure di frontiera, che ora non sono più applicabili, è molto probabile che le loro domande di asilo vengano rivalutate secondo le procedure ordinarie.
Questo significa che il processo potrebbe essere più lungo rispetto a quello previsto dalle procedure di frontiera, poiché le tempistiche delle valutazioni ordinarie sono generalmente più dilatate e richiedono un’analisi più approfondita delle singole situazioni.
Le parole di Piantedosi
«Nutro rispetto per i giudici. Noi la battaglia la faremo all’interno dei meccanismi giudiziari. Battaglia nel senso di affermazione in punto di diritto internazionale europea e nazionale. Ricorreremo e arriveremo fino alla Cassazione. Qui si nega il diritto del governo di attivare procedure accelerate: fare in un mese quello che altrimenti avviene in tre anni». Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in conferenza stampa a Ventimiglia in merito alla decisione del tribunale di Roma sui migranti nel centro in Albania.
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