Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Technology «Mi lanciai tra gli ultrà per salvare una cassetta. Giovanni Terzi? Il primo giorno di luna di miele siamo stati male»
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«Mi lanciai tra gli ultrà per salvare una cassetta. Giovanni Terzi? Il primo giorno di luna di miele siamo stati male»


Se chiedi a Simona Ventura qual è stata l’estate più bella della sua vita, la risposta verrà di slancio: «Questa! È la mia prima stagione da sposata con Giovanni, i nostri figli stanno tutti bene e siamo arrivati al quinto anno del festival La Terrazza della Dolce vita». Giovanni Terzi, suo marito dal 6 luglio scorso, la guarda con amore nel giardino del Grand Hotel di Rimini che ha ospitato le nozze e fino all’11 agosto farà da sfondo alla quinta edizione della rassegna di spettacolo e cultura da lui organizzata in tandem con la neo-moglie. Ma nella storia di Simona, che anche nei momenti più difficili non ha rinunciato a rialzarsi con grinta ed entusiasmo da vera «regina» della sua vita (come ricorda la corona che ha tatuata sul collo), le estati decisive sono state tante. Una, legata alla sua carriera di giornalista sportiva, la vulcanica superstar della tv accetta di rievocarla con una buona dose di tenerezza. È il 1992, la futura conduttrice ha 27 anni e da due lavora come giornalista sportiva a Telemontecarlo. L’emittente la manda come inviata del programma Galagoal a seguire gli Europei di calcio che quell’anno si tengono in Svezia. 

E lei rinuncia alle vacanze? 
«Certo. La mia voglia di lavorare, imparare, migliorarmi superava tutto il resto. Ero entrata a Telemontecarlo da due anni, animata da un entusiasmo pazzesco. Ma quale mare, il lavoro veniva prima di ogni altra cosa e proprio a causa di questo mio impegno senza riserve persi pure un fidanzato». 

Cosa successe agli Europei del 1992? 
«L’Italia quell’anno non partecipava, le donne inviate erano solo un paio. Mi mandarono a Malmö a seguire l’incontro Francia-Inghilterra, uno dei più attesi. La rivalità tra le due squadre era proverbiale, il clima andava surriscaldandosi e a un certo punto le due tifoserie iniziarono a scontrarsi in piazza mentre la polizia caricava». 

Lei dov’era? 
«Barricata con i colleghi in un ristorante mentre fuori infuriavano gli scontri. Il cameraman dell’emittente britannica ITV venne selvaggiamente picchiato e la telecamera degli inviati inglesi fu gettata contro una vetrina che andò in frantumi. Io, senza pensarci due volte, uscii dal locale e mi tuffai in mezzo al parapiglia mentre i colleghi mi urlavano di rientrare…i miei pantaloni bianchi si riempirono di sangue ma riuscii a recuperare la cassetta e il giorno dopo la restituii agli inglesi». 

E loro come reagirono? 
«Non la finivano più di ringraziarmi. Mi domandarono cosa potessero fare per me e io chiesi le immagini degli scontri, così la mia emittente fu l’unica a mandarle in onda. Quei due anni a Telemontecarlo furono fantastici, estremamente formativi. Come tutti, ero pervasa da un entusiasmo incondizionato, ci sentivamo delle spugne pronte ad imparare, a migliorarci e non guardavamo in faccia a nessuno, fino ad essere imprudenti come mi dimostrai io a Malmö». 

Dopo essersi tuffata nei tafferugli in Svezia, ha corso molti altri rischi nella vita? 
«Non mi sono fatta mancare nulla. Sono sempre andata avanti gettando il cuore oltre l’ostacolo. Non ho voluto rimpianti né rimorsi, a costo di sbagliare. Ma anche gli errori sono serviti a forgiarmi e a farmi diventare la persona che sono oggi: una donna risolta, realizzata, piena di progetti e felice del suo successo più grande, cioè aver costruito insieme a mio marito una grande famiglia armonica in cui nessuno resta indietro». 

Quanto seguiva il calcio per Telemontecarlo, le donne erano ancora poche: si è mai sentita discriminata, o guardata con sufficienza? 
«No. L’ambiente era in prevalenza maschile, ma ho avuto la fortuna di lavorare con colleghi che mi hanno aiutata ad affermarmi. E poi, detto sinceramente, se anche ci fosse stata una qualche discriminazione non me ne sarei accorta: andavo avanti come un caterpillar, ero una temeraria, nessuno avrebbe potuto fermarmi».

Andando indietro nel tempo, come ricorda le estati della sua adolescenza? 
«Facevo le vacanze in Romagna: Milano Marittima, Riccione. Mia madre, molto severa, mi faceva uscire pochissimo. Ricordo la pizza ai Trampolines, i Bagni 73…E pur dovendo rientrare prima di mezzanotte, non mi facevo mancare le discoteche di moda allora: Baia Imperiale, Pascià, Pineta, Peter Pan. Si potrebbe raccontare la storia d’Italia attraverso i locali da ballo. Ma prima di andare in vacanza cercavo sempre lavoro, per me era importantissimo». 

Perché? 
«Essere indipendente, affermarmi con le mie sole forze era già all’epoca la mia priorità. Mia madre lo sapeva bene e quando trovai il primo impiego presso una ditta di autotrasporti, era lei a pagare di nascosto il mio stipendio. Ma lo avrei scoperto solo anni dopo». 

Torniamo infine a questa estate 2024: un momento-chiave del suo matrimonio, evento ultra-mediatico annunciato a «Ballando con le stelle»? 
«Il nostro viaggio di nozze. Abbiamo fatto una crociera a due attraverso il Mediterraneo scoprendo dei luoghi meravigliosi, come Ventotene e il Cilento, e persone davvero accoglienti che ci hanno definitivamente convinti che l’Italia sia il Paese più bello del mondo». 

Ma c’è un episodio della vostra luna di miele che sia sfuggito ai media, alla curiosità dell’opinione pubblica? 
«Il primo giorno, partiti da Napoli, Giovanni e io ci siamo sentiti male. E pensare che nessuno di noi soffre il mal di mare: era semplice stress dovuto a quei giorni felici ma convulsi. Avevamo bisogno di riposo. Dopo una bella dormita, la luna di miele è continuata. Come questa nostra estate magnifica, che sembra non finire mai». 

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