04.08.2025
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Technology

Meta gli ha offerto un mega contratto da 250 milioni di dollari


Matt Deitke, giovane genio dell’intelligenza artificiale, ha appena firmato un contratto da 250 milioni di dollari con il colosso della tecnologia Meta. In un futuro dominato dall’intelligenza artificiale, è ufficialmente iniziata l’era della rivincita dei nerd.

Chi è Mark Deitke

Il talento dell’intelligenza artificiale tanto apprezzato da Mark Zuckerberg ha solo 24 anni e ha recentemente abbandonato il dottorato in informatica che stava seguendo all’Università di Washington per entrare nel mondo del lavoro. Prima di firmare il contratto megagalattico con Meta, ha infatti lavorato all’Allen Institute for Artificial Intelligence di Seattle, dove ha guidato lo sviluppo di Molmo, un chatbot di IA in grado di elaborare immagini, suoni e testo che utilizza lo stesso tipo di sistema multimodale che sta cercando di sviluppare il fondatore di Facebook.

Nel mese di novembre, Deitke ha co-fondato Vercept, una startup focalizzata su agenti di IA capaci di eseguire in autonomia compiti utilizzando software basati su internet. Con soli 10 dipendenti, Vercept ha raccolto 16,5 milioni di dollari da investitori di alto calibro tra cui Eric Schmidt, l’ex CEO di Google. Deitke ha ricevuto un uno dei massimi riconoscimenti nel mondo della ricerca sull’IA, l’Outstanding Paper Award alla conferenza NeurIPS 2022 per il suo lavoro innovativo.

Poi, il mega contratto: un percorso di crescita professionale molto rapido, a oggi possibile nel campo dell’intelligenza artificiale e in pochi altri.

La rivincita dei nerd

Il pacchetto compensi di Meta per Deitke è uno dei più alti mai offerti nella storia aziendale, molto simile a quello degli atleti professionisti. Secondo il New York Times, dall’azienda era già stata fatta una proposta, rifiutata dal giovane informatico perchè di «soli» 125 milioni di dollori, diluiti in quattro anni. Zuckerberg, anche lui ex prodigio, dopo l’incontro con Deitke ha poi raddoppiato l’offerta, potenzialmente garantendo i primi 100 milioni di dollari nel primo anno di collaborazione. Si tratta di un evento epocale: è ufficialmente iniziate l’era in cui le Big Tech si contendono i migliori cervelli e il potere economico è in mano a chi è in grado di plasmare l’intelligenza artificiale.

Meta aumenterà le spese per un team più competitivo

Meta ha già un team IA di alto livello, in cui compare anche Rouming Pang, ex capo del gruppo di lavoro di modelli IA di Apple, anche lui con un pacchetto retribuivo che semberebbe superare i 200 milioni di dollari. ​Durante la presentazione dei bilanci di Meta, Zuckerberg ha dichiarato che è previsto un forte aumento delle spese in conto capitale, perchè è in costruzione «un team d’élite, ricco di talento. Se hai intenzione di spendere centinaia di miliardi di dollari in potenza di calcolo e costruire cluster da vari gigawatt, allora ha davvero senso competere in modo aggressivo e fare tutto il necessario per ottenere quei 50 o 70 ricercatori di punta per costruire il tuo team». 

È sostituzione del lavoro umano? 

​Ramesh Srinivasan, professore di Studi dell’Informazione e Arti dei Media/Design all’UCLA e fondatore del Digital Cultures Lab, ha dichiarato al New York Post che secondo lui questa direzione intrapresa dalle grandi aziende del tech, come Meta, «alla base del motivo per cui la nostra economia sta diventando ogni giorno più diseguale». Ha continuato Srinivasan: «Queste aziende stanno assegnando centinaia di milioni di dollari a una manciata di ricercatori d’élite mentre licenziano migliaia di lavoratori, molti dei quali, come i moderatori di contenuti, non sono nemmeno classificati come dipendenti a tempo pieno». I chatbot di intelligenza artificiale sono pensati proprio per ottimizzare i tempi di risposta e sostituire queste professionalità. 

Srinivasan, che fornisce consulenza ai legislatori statunitensi in materia di politiche tecnologiche e ha scritto ampiamente sull’impatto sociale dell’IA, ha affermato che questo modello di sviluppo premia chi fa progredire i modelli linguistici di grandi dimensioni, mentre «sostituisce e priva di diritti quei lavoratori il cui lavoro, ironicamente, ha generato i dati che alimentano tali modelli». «Se si possono raccogliere dati su un lavoro, quel lavoro può essere imitato da una macchina. Tutte queste fonti di reddito sono a rischio», ha amaramente concluso. E in un futuro dominato dall’IA, la storia di Matt Deitke è solo l’inizio.


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