BRUXELLES Buona la seconda, e tanto basta per far tirare un sospiro di sollievo a Bruxelles e far recuperare ai mercati, nel finale, le perdite di giornata. Ma i timori per una Germania su cui sembra pendere l’anatema dell’instabilità politica non sono mancati, né appaiono del tutto diradati. Dopo la sbandata iniziale, Friedrich Merz è tornato in sella e, nel secondo scrutinio della giornata calendarizzato in fretta e furia, ha incassato l’investitura del Bundestag: sono scattati in quel momento, quasi all’unisono, i messaggi di congratulazioni dei vertici delle istituzioni europee, a cominciare dalla connazionale e compagna di partito Ursula von der Leyen. Tra la delfina di Angela Merkel e il principale avversario dell’ex cancelliera non sono mancati, in passato, momenti di tensione, ma la presidente della Commissione ha scelto la comune lingua madre per felicitarsi con il nuovo leader tedesco, «un vero amico e un conoscitore dell’Europa. Insieme ci impegneremo per un’Europa forte e più competitiva». Sulla stessa scia il presidente del Consiglio europeo, António Costa, che da fine giugno (a meno di summit straordinari prima) accoglierà Merz nel club dei capi di Stato e di governo dell’Ue, e pure Emmanuel Macron e Donald Tusk: il leader francese e quello polacco, già oggi, riceveranno il neo-cancelliere rispettivamente a Parigi prima e a Varsavia poi, a testimoniare la solidità del “Triangolo di Weimar”.
LA FRANCIA
«A noi il compito di far diventare il motore franco-tedesco più forte che mai», ha ricordato Macron a Merz. Quel motore franco-tedesco che tradizionalmente muove le sorti dell’Ue, però, non è granché oliato: se a Parigi il governo naviga a vista, in assenza di una maggioranza parlamentare, il passo falso di Merz, con la mancata elezione al primo turno, evento mai accaduto nel dopoguerra, non è passato inosservato nei palazzi Ue. Indice di un’alleanza di governo, quella fra i cristiano-democratici della Cdu/Csu e i socialdemocratici della Spd, che non nasce sotto una buona stella, e rischia di ripetere un copione già visto. Quale? Quello che ha segnato gli ultimi anni: la forte litigiosità nella coalizione a tre teste di Olaf Scholz con Spd, verdi e liberali, che ha portato alla parziale eclissi di Berlino dalle dinamiche Ue, e a diversi dietrofront su dossier specifici. È, insomma, l’incubo della Germania gigante con i piedi di argilla; la prima economia del continente piombata in recessione e che trascina con sé il resto del continente. Uno spettro che — prima della ripetizione del voto — aleggiava anche nei corridoi del Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo. «In Europa come in Germania c’è un panorama politico frammentato e teso», e la mancata elezione al primo colpo «è stata una cosa veramente inattesa, un fulmine a ciel sereno. L’Europa ha bisogno di una Germania stabile», ha commentato la capogruppo dei liberali di Renew Europe Valérie Hayer. D’accordo con lei il co-presidente dei verdi Bas Eickhout: «È evidente che non è un buon inizio. Possiamo fare dell’ironia, ma, a essere sinceri, una Germania instabile non è affatto utile per l’Europa». Superato questo passaggio, tuttavia, il voto a scrutinio segreto non sarà una costante della gestione Merz.
I MERCATI
E a Berlino guardano già avanti: «Se il nuovo governo attuerà rapidamente il suo programma dei 100 giorni con gli sgravi fiscali urgenti per l’economia tedesca, il fatto che siano stati necessari due tentativi per eleggere il cancelliere passerà rapidamente in secondo piano», ha affermato Marion Mühlberger, analista della Deutsche Bank. È la speranza dei mercati, dopotutto, che sullo sfondo delle tensioni geopolitiche e dei primi effetti della guerra commerciale iniziata dagli Usa di Donald Trump, ieri si sono trovati spiazzati dallo scivolone di Merz e dalle ombre sul destino dei maxi-programmi di spesa in infrastrutture e difesa promessi dal contratto di coalizione. Subito dopo la notizia, l’indice tedesco Dax ha ceduto il 2%, ma al termine delle contrattazioni ha chiuso in ripresa facendo registrare solo lievi perdite (-0,41%), dopo nove giorni consecutivi di guadagni. Deboli e in balia della volatilità anche le altre Borse europee, che hanno chiuso quasi tutte in territorio negativo o, come Piazza Affari, in parità, complice il rosso di Wall Street in attesa, oggi, delle mosse della Fed sui tassi d’interesse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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