15.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Economy

meno green e più fondi Ue


«Sull’auto si apre una nuova stagione in Europa, dove l’Italia conta: politica industriale e politica ambientale devono andare nella stessa direzione e la crisi del settore, con il crollo dell’elettrico, ci obbliga a decidere». La relazione del ministro delle Imprese Adolfo Urso a sindacati e Confindustria, con cui ieri è stato presentato il piano del governo sull’automotive in Ue, è chiara: l’esecutivo punta a rivedere i target ambientalisti del Green Deal e aumentare i fondi comunitari sulla transizione energetica. A sostegno di questa strategia, che rientra nel cosiddetto “Piano Made in Italy 2030” del Mimit, la maggioranza starebbe elaborando una mozione da approvare in Parlamento. L’obiettivo è dare «certezze a imprese e consumatori», usando le parole di Urso, e garantire più autonomia all’Unione su batterie e componentistica verde.

I PUNTI

La proposta verrà portata a Bruxelles tra domani e giovedì, quando si terrà il Consiglio Competitività. Il governo vorrebbe anticipare dal 2026 a inizio 2025 la clausola di revisione prevista dal regolamento Ue sulla riduzione dell’inquinamento, che contiene lo stop alla vendita dei veicoli a benzina e diesel dal 2035. Per auto e veicoli leggeri si farebbe il punto della situazione, valutando gli obiettivi in base al mercato dell’auto elettrica o ibrida. Nel frattempo si punterebbe sulla “neutralità tecnologica”: biocarburanti e altre tecnologie di cattura e riduzione solo parziale della CO2, senza fermare i motori a combustione. La speranza dell’esecutivo, poi, è anche quella di rivedere l’obbligo delle Euro 7 per le immatricolazioni da luglio 2025.

Contemporaneamente si punta a far istituire un nuovo fondo comunitario miliardario per sostenere le imprese nella transizione green, portando ad esempio la crisi di Volkswagen, che prevede chiusure di stabilimenti e tagli al personale. La strada, come sottolineato da Urso, è quella indicata da Mario Draghi nel suo piano sulla competitività Ue, in cui si parla della necessità di investire 800 miliardi in Europa per gestire le transizioni digitale e ambientale.

Un piano, questo del governo, che piace a Confindustria (ieri al Mimit era presenta il presidente Emanuele Orsini, che si è impegnato a cercare il sostegno delle altre Confindustrie europee) e alla filiera dell’auto (Anfia e anche l’europea Acea). Qualche apertura anche dai sindacati, a partire da Cisl e Uil, che chiedono però aiuti ai lavoratori. Per il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Gesmundo, «sì a più fondi, ma ritardare i target green non è la soluzione».

Tutte le sigle, poi, concordano sulla necessità di aprire un tavolo urgente con l’esecutivo e Stellantis a Palazzo Chigi. L’obiettivo sarebbe “costringere” l’unico produttore di auto in Italia a rispettare gli impegni assunti sui nuovi modelli di auto, ma anche dare garanzie sull’occupazione a Mirafiori, Melfi e Cassino e confermare la gigafactory di Termoli. La produzione di Stellantis è in calo e si prospetta una cifra complessiva a fine anno poco sopra i 500 mila veicoli. Proprio viste queste preoccupazioni Fim, Fiom e Uilm potrebbero annunciare già oggi uno sciopero dei lavoratori del settore nella seconda metà di ottobre.

LE INCOGNITE

Mentre peggiorano le tensioni commerciali tra Ue e Cina dopo i dazi sull’auto, la produzione di veicoli elettrici rallenta in tutta Europa vista la domanda debole condizionata da tre fattori. Pesano: il costo più elevato delle auto green anche del 30-40% a fronte di una classe media impoverita dall’inflazione, i ritardi nel dispiegamento delle infrastrutture di ricarica e l’esaurimento del sostegno pubblico all’acquisto di auto elettriche. In Italia c’è chi chiede uno sforzo maggiore al governo, ma la vera partita si gioca in Europa. D’accordo con Urso la presidenza di turno ungherese e la Repubblica ceca. Ancora un’incognita, invece, la posizione di Germania e Francia.

Tra i contrari il governo spagnolo e metà della maggioranza che sostiene la Commissione europea: socialisti, Verdi e parte di popolari e liberali spingono per non arretrare sugli obiettivi green, vista l’accelerazione dei distruttivi cambiamenti climatici e il rischio, dicono, di «dare il cattivo esempio a tutto il mondo». Un compromesso, difficile, si potrebbe trovare attorno al nuovo fondo Ue per la transizione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]