Un brindisi, qualche mano di burraco e un paio di panzerotti. Quando i cancelli della residenza cegliese di Giorgia Meloni si spalancano per accogliere il vicepremier Matteo Salvini e la compagna Francesca Verdini, in arrivo dal Salento con tanto di fichi in regalo, è appena iniziato il pomeriggio. Con loro anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana, la moglie e la bambina che ha più o meno l’età di Ginevra. Il cognato della premier Francesco Lollobrigida e Andrea Giambruno sono rientrati a Masseria Beneficio da un lungo giro in bicicletta già da qualche tempo, con tanto di sfottò dell’ex compagno ai colleghi giornalisti appostati sotto al sole: «Te la sei persa questa» dice, sfilando velocissimo sulle due ruote e alludendo agli scatti che lo hanno ritratto nei giorni scorsi.
Dalla strada si capta poco, il rumore lontano di qualche tuffo nella piscina che troneggia tra i trulli e un po’ di vento che scuote centinaia di ulivi. «È solo la visita di un amico» spiega chi conosce bene sia Giorgia che Matteo, confidando scambi di cortesie molto più frequenti di quanto si possa immaginare. «Abbiamo cominciato a frequentarci anche al di fuori della politica…» confessò non a caso il Capitano su Rai 2, raccontando di una premier poco avvezza a perdere a carte. «Sono due faine» spiegò, parlando di lei e della Verdini.
IL BLACKOUT
Eppure sul tavolone lasciato al buio da un blackout che ha riguardato l’intero paese brindisino (e risolto solo con l’intervento di un generatore in masseria) di dossier da squadernare ce ne sono eccome. Non da ultimo il caso che ha agitato ieri Fratelli d’Italia, compattatasi nuovamente su quel «noi non siamo ricattabili» che non solo la premier va scandendo ai suoi fedelissimi ormai da qualche giorno ma che ha pure esplicitato in una nota durissima in cui ha agitato lo spettro di inchieste ad orologeria alla Silvio Berlusconi. E cioè gli attacchi rivolti ad Arianna Meloni — a cui Salvini appena arrivato ha tenuto ieri ad esprimere la sua solidarietà con un abbraccio — da Matteo Renzi e Italia viva. Dichiarazioni al vetriolo che secondo via della Scrofa e un retroscena de Il Giornale nasconderebbero una «cospirazione» nei confronti della sorella della premier, moglie del ministro dell’Agricoltura e responsabile della segreteria politica di FdI. «Colpo basso per ricattare il governo» ha tuonato ieri il braccio operativo della premier Giovanni Donzelli che, sospendendo per un video su Facebook la sua estate fatta di cruciverba patriottici e riforme “spiegate bene”, ha dato il là ad una valanga di dichiarazioni da parte dei politici meloniani.
Già le riforme, quelle che bisognerà portare avanti in autunno. Magari senza spaccature con l’«amico» Salvini, preoccupato tanto dall’animo progressista riscoperto da Forza Italia quanto dall’anima superconservatrice che il generale Roberto Vannacci sta cercando di innestare nel Carroccio. All’orizzonte, poi, c’è poi una Manovra quanto meno complessa e un’azione di governo costellata da piccole incrinature. Sulle concessioni balneari ad esempio, dove l’Europa non ne vuole più sapere di proroghe così come i più oltranzisti non ne vogliono sapere di bandi e gare. Ma pure sulla governance Rai, dove uno tra la premier e i suoi due vice dovranno cedere per sbloccare un’impasse che comincia a farsi fastidiosa per le parti in causa. E anche sul “mini-rimpasto” che si potrebbe aprire a novembre se Raffaele Fitto dovesse traslocare davvero a Bruxelles come Commissario italiano o se dovesse arrivare il temuto rinvio a giudizio per Daniela Santanché. Tutti temi che, spiegano ai vertici dell’esecutivo buttando la palla un po’ più avanti, saranno trattati a Roma il 30 agosto prossimo quando a Giorgia e Matteo si unirà anche Antonio Tajani. Il leader azzurro ieri infatti se n’è rimasto a Fiuggi a godersi i nipotini, raggiunto “solo” al telefono dai colleghi leader del centrodestra. Un breve saluto nato più che altro dalla necessità di non alimentare la narrazione di un’esclusione dell’azzurro e ridisegnare la portata politica del vertice anticipato dal Messaggero.
In un paio d’ore Meloni e Salvini piantano insomma i paletti per la ripartenza e si promettono reciproca non belligeranza dopo settimane segnate da qualche attrito sul dossier carceri, sullo Ius Scholae e sulla tv pubblica.
«INCONTRO CORDIALE»
Una riedizione meno urgente del “patto della masseria” siglato lo scorso anno? Più che altro un incontro «cordiale» — come si limitano a spiegare gli entourage rimasti fuori dal bunker agostano della premier — utile a dimostrare che non c’è nulla che non vada, a imbullonare un po’ l’intesa e registrare qualche punto. Senza patemi, garantiscono. Tra amici.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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