22.09.2025
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Politics

Meloni rilancia ma promette: «Non ci faremo trascinare»


LA STRATEGIA

ROMA Le opposizioni in coro chiedono a lei e al governo di «moderare i toni», rispediscono al mittente l’accusa di un «clima pericoloso». Lei invece rilancia. «Il sacrificio di Charlie Kirk ci ricorda ancora una volta da che lato sta la violenza e la intolleranza». «Queridos amigos de Vox!». Giacca rosso vermiglio, Giorgia Meloni appare sui maxischermi del palazzetto Vistalegre di Madrid in tarda mattinata. Il saluto alla convention dei patrioti di Vox e all’amico Santi Abascal è l’occasione per tornare sul caso Kirk, lo scambio al vetriolo con le opposizioni sulla violenza politica che infiamma i palazzi a Roma alla vigilia delle Regionali. «Un giovane, un padre coraggioso, che ha pagato con la sua vita il prezzo della sua libertà» omaggia Meloni l’attivista Maga, fondatore di Turning Point Usa, assassinato con un colpo di fucile nell’Utah. E riecco il dito puntato contro «gli odiatori», «gli estremisti che vediamo per le strade» e soprattutto «i falsi maestri con giacca e cravatta che si nascondono nei salotti».

DA ROMA ALL’UTAH

Sono ore concitate a Roma. Dove le scosse telluriche dell’omicidio Kirk in America si fanno sentire e mettono in sordina tutto il resto. Rilancia Meloni calzando l’elmetto di fronte alla platea sovranista. Tra una sferzata e l’altra all’Ue madre e matrigna — migranti, ambiente, regole e cavilli i capi d’accusa — ovvero al «califfato di Bruxelles» di cui Abascal sogna la «reconquista». Ventiquattrore dopo il comizio di Meloni alla festa dell’Udc e allo scontro salito di decibel con la sinistra imputata di “soffiare sul fuoco”, qualcosa però si è mosso. Un monito eloquente è partito dal Colle, nelle parole di Sergio Mattarella inquietato da un mondo che cammina su un «crinale pericoloso». Meloni sembra tenerne conto quando promette che non saranno i suoi ad appiccare l’incendio della violenza politica anche in Italia. «Non cadremo nella loro trappola, non faremo il gioco di coloro che vogliono trascinare le nostre nazioni in una spirale di violenza. Non ci intimidiranno, continueremo ad andare avanti e a lottare senza sosta per la libertà del nostro popolo e per il futuro dell’Europa». Parole tagliate con l’accetta, certo. Ma in filigrana si intravede un messaggio ai suoi quasi a dire: ci sono linee rosse che non si possono varcare. Raccontano una premier inquietata dall’omicidio a sangue freddo in Utah. Infuriata dalle reazioni gelide, per non dire compiacenti di alcune realtà collaterali alla sinistra italiana di fronte «all’omicidio di un ragazzo di 31 anni a sangue freddo». E pazienza, è lo sfogo condiviso con i suoi fedelissimi nelle ultime ore, se a ridere e perfino gioire della morte di “Charlie” non sono stati parlamentari né esponenti delle forze delle opposizione. Perché i post con “Kirk a testa in giù” e le giustificazioni a buon mercato, accusa, arrivano da «centri sociali a cui la sinistra italiana ha da sempre ammiccato». O ancora da intellettuali — e qui il pensiero fisso è alle parole del matematico Piergiorgio Odifreddi, «la morte di Martin Luther King e di Kirk non sono la stessa cosa» — che la sinistra «ha sempre osannato e a volte perfino candidato». «E pensare che quando l’abbiamo invitata a parlare ad Atreju, Elly Schlein ci ha dato buca» riflette un alto dirigente di Fratelli d’Italia. Considerazioni politiche, bollate come «lagne indegne» dal centrosinistra, cui si unisce l’allerta del governo sul piano della sicurezza. Una circolare di Piantedosi ha già previsto di verificare che i dispositivi di polizia per le alte cariche dello Stato siano potenziati al massimo. Un allarme simile è partito quando a finire sotto i colpi di fucile, uscendone però indenne, fu Trump nel comizio di Butler, in campagna elettorale.

LO SFOGO DELLA PREMIER

Meloni è preoccupata in particolare, raccontano, per il dibattito su Gaza che più volte dentro e fuori il Parlamento ha superato il livello di guardia. Il turbinio di accuse anche pesanti, come le «mani sporche di sangue» imputate alla presidente del Consiglio, è il timore, può ispirare l’azione di lupi solitari.

Sperare che le tensioni e lo scontro sulla scia del caso Kirk scemassero con le ore, intanto, si è rivelata una pia illusione. A Torino, ospite della festa dell’Unità, il ministro alla Pa di Forza Italia Paolo Zangrillo viene riempito di fischi dalla platea dem quando si sofferma sul centro sociale Askatasuna. In serata la solidarietà della premier. «Il confronto politico, anche acceso, non deve mai trasformarsi in aggressione verbale o mancanza di rispetto, serve da parte di tutti la responsabilità di abbassare i toni e di contribuire a un dibattito pubblico civile e costruttivo». Un altro segnale mentre il Colle osserva. E a proposito del mondo sul “crinale scosceso” che inquieta Mattarella, al comizio di Vox Meloni torna sulla politica estera con parole lontane dal credo sovranista della platea. Quando Meloni spiega che Putin «non sembra interessato alla pace» e che «bisogna continuare a dare a Kiev tutti gli aiuti necessari per arrivare a una pace giusta e duratura». Percorso obbligato per l’Europa se non vuole consegnarsi alla foto di gruppo degli autocrati a Pechino, insiste la premier, prova di chi vuole «ridisegnare l’ordine mondiale».


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