ROMA Un libro, anzi due, valgono bene un’indennità parlamentare. O anche da premier. Giorgia Meloni, ad esempio, nel 2023 ha guadagnato molto di più per le sue fatiche editoriali che per quelle da presidente del Consiglio. Infatti il suo secondo libro, “La versione di Giorgia”, scritto con Alessandro Sallusti, unito al primo (“Io sono Giorgia”), ha fatto impennare il 730 della leader di Fratelli d’Italia. Che nella dichiarazione di quest’anno ha riportato redditi ante imposte per 459mila e 460 euro, stipendio da parlamentare compreso. È quanto emerge spulciando le dichiarazioni sulla situazione patrimoniale 2024 che gli eletti sono tenuti a pubblicare ogni anno sui siti di Camera e Senato.
La premier è stata tra i primi a consegnare la documentazione, ancora non disponibile per molti altri deputati e senatori. Dalla dichiarazione dell’inquilina di Palazzo Chigi – che al suo insediamento ha scelto di rinunciare all’indennità da premier, mantenendo quella da parlamentare – emerge un aumento di reddito di oltre 166mila euro rispetto all’anno precedente, quando Meloni aveva presentato un 730 da 293.531 euro (sempre lordi). Aumento che, spiegano dal suo staff, si deve proprio ai proventi dei due libri editi da Rizzoli (del gruppo Mondadori), con il primo testo che già aveva avuto un peso sulle dichiarazioni del 2023 e del 2022, quest’ultima pari a circa 160mila euro.
Non (ancora) così per Matteo Salvini. Il suo “Controvento” infatti è uscito soltanto nel 2024. E il vicepremier non ha avuto altre entrate rispetto a quelle legate al suo ruolo istituzionale. Ecco perché la dichiarazione del leader della Lega è di fatto identica a quello del 2023, con un reddito da lavoro dipendente e assimilati di 99.699 euro. Unica differenza, si legge, è la liquidazione delle azioni da lui «precedentemente detenute in A2A, Acea Spa e Enel». Risultano poi 1.346 euro di detrazioni per interventi di recupero del patrimonio edilizio e per misure antisismiche, che nel caso di Meloni ammontano invece a 4.579 euro. Per l’altro vicepremier, Antonio Tajani, la documentazione invece non è ancora disponibile. Calano intanto gli “incassi” di altri due ministri: il titolare di Imprese e Made in Italy Adolfo Urso passa da 124 a 103mila euro, mentre il responsabile della Sanità Orazio Schillaci con l’ingresso al governo vede dimezzare le sue entrate, da 227 a 106mila euro.
I “PAPERONI”
Passando all’opposizione, reddito invariato per Elly Schlein: la segretaria del Pd dichiara lo stesso reddito di un anno fa, 98 mila 471 euro. Quasi 99 mila euro anche per Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, mentre Angelo Bonelli dei Verdi dichiara 101mila euro. Nulla si sa, per ora, di Giuseppe Conte, anche se è facile prevedere che il presidente pentastellato vedrà aumentare il suo 730: nel 2023 l’avvocato aveva depositato una delle dichiarazioni più basse tra tutti i leader di partito, pari a circa 24mila euro. Il motivo? Il leader M5S era diventato parlamentare soltanto a settembre 2022, e non aveva più ricoperto incarichi legali. Tra le file stellate si segnalano gli ex magistrati Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato, rispettivamente con 306 e 305 mila euro. Mentre nel Pd spicca la senatrice ex leader della Cigil Susanna Camusso, con 183mila (erano 112mila un anno prima). Assenti per ora le dichiarazioni di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che l’anno scorso fu uno dei “Paperoni” della politica italiana con 3,2 milioni di introiti nel 2022, frutto in larga parte delle attività di conferenziere all’estero dell’ex premier. Anche se il gradino più alto del podio un anno fa toccò al deputato, editore e imprenditore Antonio Angelucci, con 3,3 milioni.
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