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Meloni “ponte” tra Ursula e Usa, ipotesi vertice prima dei funerali del papa


ROMA Lo slot più probabile è al mattino presto, prima delle esequie che verranno celebrate alle 10 in piazza San Pietro. Se Giorgia Meloni riuscirà nell’impresa di mettere uno di fronte all’altro Donald Trump e Ursula von der Leyen, superando il muro invalicabile che divide i due, potrebbe farlo prima dei funerali di Bergoglio, il Papa degli ultimi a cui oggi il mondo si appresta a tributare l’ultimo saluto. E’ l’ipotesi a cui si lavorava ieri, alla vigilia dei funerali di Franciscus, con contatti continui sulla rotta Roma-Bruxelles-Washington. E con la premier nelle vesti di mediatrice, “ponte” tra le due sponde dell’Atlantico che tanto faticano a ritrovare un dialogo smarrito. The Donald, prima di imbarcarsi con la moglie Melania sull’Air Force One che lo ha condotto a Roma in serata, ha detto che avrebbe incontrato «molti leader stranieri, anche Giorgia Meloni». Tacendo però su chi, a parte la premier italiana, avrebbe visto e dove. E nonostante da Bruxelles siano tornati a ribadire che un faccia a faccia non è «al momento previsto», non è del tutto escluso che si riesca nella mission, superando il gelo tra il tycoon e la numero uno di Palazzo Berlaymont. E’ la strada che la premier avrebbe provato a battere ieri, tentando di superare le resistenze degli Usa — riferiscono al Messaggero fonti qualificate — indispettite anche per le multe inflitte dalla Ue a Apple e Meta, un chiaro avvertimento alla Patria delle Big Tech. Se l’incontro si terrà, sarà comunque un vertice a tre: «Giorgia ci sarà, non potrebbe essere altrimenti». Ma il condizionale è d’obbligo, «al momento non c’è nulla in programma», assicurano dallo staff della premier. Tanto più che a spingere sull’acceleratore sarebbe soprattutto von der Leyen.

L’AGENDA STRETTA DEL TYCOON

L’agenda del tycoon è strettissima, complice il compleanno della first lady: Melania oggi compie 55 anni e conta di far ritorno negli Usa già in serata, per spegnere le candeline al golf club di Bedminster, nel New Jersey. L’Air Force One, salvo cambi di programma, decollerà da Fiumicino alle 13.30 in punto, a stretto giro dal termine della cerimonia funebre. Ecco perché non si esclude un incontro di primo mattino, nelle ore in cui piazza San Pietro inizierà a riempirsi di fedeli e prima che le delegazioni dei leader facciano capolino. Mentre perde progressivamente quota l’ipotesi di un faccia a faccia tra Trump e Zelensky: il presidente ucraino, costretto ad anticipare il rientro a Kiev dal Sudafrica per i bombardamenti piovuti sulla capitale, ha fatto sapere che potrebbe mancare ai funerali per un incontro con i vertici militari. In realtà, il leader in mimetica dovrebbe esserci, ma arrivare solo a ridosso delle esequie. E subito dopo incontrare Meloni, riprogrammando il bilaterale saltato ieri per cause di forza maggiore.

I DUBBI

Intanto a Palazzo Chigi si guarda alle prossime 24 ore con una certa dose di preoccupazione. Tante le incognite, portata mai fuori menù quando al tavolo siede The Donald. Da un lato, c’è la convinzione che sia prematuro e anche un po’ fuori luogo affrontare la questione delle tariffe al rialzo oggi, mentre il mondo dà l’addio al Papa degli ultimi, con 250mila persone giunte a Piazza San Pietro a rendergli omaggio. «Non mi pare sia la giornata per fare incontri politici, per parlare di dazi o di altre cose — afferma il vicepremier Antonio Tajani — sarebbe secondo me un mancare di rispetto al Santo padre il giorno del suo funerale». E anche dall’Eliseo ci tengono a far sapere, probabilmente non a caso maliziano a Palazzo Chigi, che Emmanuel Macron «non terrà alcun incontro diplomatico a margine dei funerali del Papa». Dall’altro lato però c’è il timore di perdere un’occasione. E di arrivare troppo in là sui tempi, con la finestra di un possibile vertice Usa-Ue — obiettivo di Meloni e maggior risultato incassato nello Studio ovale — da programmare a fine giugno, a ridosso del vertice Nato all’Aia. Se invece la premier dovesse vedere da sola Trump — altra ipotesi in ballo — potrebbe vedere sfumare l’opportunità di una visita ufficiale del Presidente statunitense in Italia. Insomma, i dubbi sono tanti e tante le incognite. «Con l’imprevedibile The Donald potrebbe accadere di tutto — osserva una fonte diplomatica — ma al momento punterei più fiches sul “non accadrà nulla”, che forse a ben guardare è il male minore».

GLI INCONTRI ALLA VIGILIA

Intanto ieri, in una Roma blindata con ben 4.000 agenti schierati, sono arrivate gran parte delle 170 delegazioni attese per i funerali di Bergoglio. La premier a Palazzo Chigi ha ricevuto il capofila dei “volenterosi”, ma anche il “Bastian contrario” dell’Unione Europea. Il primo ad arrivare nella sede del governo è stato Viktor Orbàn, il leader ungherese che proprio in questi giorni ha minacciato di lasciare l’Europa, avviando una «consultazione» popolare sull’adesione dell’Ucraina all’Ue, che da sempre lo vede convintamente contrario. A seguire Meloni ha visto il primo ministro britannico Keir Starmer, in ore in cui rimbalzavano le notizie, non smentite da Downing street, per cui Londra e gli alleati europei sarebbero ormai rassegnati a ridimensionare i piani militari della cosiddetta “coalizione dei volenterosi” a guida britannica e francese.

Di certo c’è che tra gli europei che ipotizzavano l’invio di truppe in Ucraina — Londra e Parigi in testa — si scorge qualche segno di cedimento. Meloni, che ha sempre visto con fumo negli occhi alla soluzione “boots on the ground”, ne ha parlato con Starmer, con cui ha affrontato anche il dossier difesa.

Per Kiev sono ore drammatiche. Anche per questo Zelensky, sempre più solo e con le spalle al muro, non potrà rinunciare ad essere oggi a Roma, a pochi passi da quel sagrato dove verranno celebrati i funerali del pontefice che si è distinto per i suoi continui e disperati appelli alla pace. E a pochi passi da Trump, l’uomo che muove le pedine della fine di un conflitto che sembra non arrivare mai.

Ileana Sciarra

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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