RIO DE JANEIRO — In Brasile gli aerei dei grandi della Terra sono atterrati tutti, compreso quello di Giorgia Meloni. Eppure a condizionare il vertice del G20 al via oggi a Rio de Janeiro rischia di essere l’unico rimasto per forza di cose nell’hangar, quello di Donald Trump.
L’irritazione per la fuga in avanti di Scholz. E Meloni vola a Rio per il G20 pre-Trump
Meloni-Lula apre il G20
Dopo mesi di contatti nelle ultime ore i lavori degli sherpa per la dichiarazione finale si sono rallentati. Il più stretto tra gli alleati del Tycoon, l’argentino Javier Milei con cui si è incontrato giovedì scorso in Florida, minaccia di bloccarla per intero a causa di alcune obiezioni sull’impostazione che si vorrebbe adottare sull’uguaglianza di genere e, soprattutto, sulle tasse ai super-ricchi per combattere la povertà. Un braccio di ferro tutto sudamericano con il padrone di casa Luiz Ignacio Lula Da Silva in cui Meloni – «pur avendo una posizione chiara» più vicina alle istanze brasiliane come dimostra la global minimum tax già tra i punti salienti del G7 a giugno scorso di Borgo Egnazia – preferisce non entrare direttamente al punto che fonti italiane bollano il tutto come «polemicucce».
Nei fatti però, la premier pare trovarsi in una posizione tanto inedita quanto scomoda, a cavallo tra il dar voce al sud globale dando seguito internazionale al rapporto «non predatorio» teorizzato molte volte parlando del Piano Mattei per l’Africa e il “nuovo ordine mondiale” di stampo trumpiano, più votato all’isolazionismo, al protezionismo e ai dazi commerciali (verso la Cina ma non solo). D’altro canto che a Rio de Janeiro la tensione politica sia evidente è testimoniato pure dal «fuck you» indirizzato ad Elon Musk dalla moglie del padrone di casa, Janja Lula da Silva, a cui il patron di Tesla ha subito ribattuto con un «perderete le elezioni».
L’UCRAINA
Come che vada, è il segno che dal 5 novembre – da quando Trump ha vinto le elezioni per tornare alla Casa Bianca – è tutto cambiato. A maggior ragione perché la disputa sul comunicato finale accompagna le tensioni già esistenti rispetto all’invasione russa dell’Ucraina e alla guerra in Medio Oriente.
Con il G7 a guida italiana che a mille giorni dall’inizio dell’attacco di Mosca del febbraio 2022 ha provato a tenere la barra dritta e gli Usa che ieri hanno accordato a Kiev l’uso di armi americane in territorio russo, la prova del nove per il summit che Lula ha centrato sulla lotta alla fame nel mondo sta tutta nella posizione che terrà Xi Jinping sul conflitto ucraino. Come in passato infatti, sarà il presidente cinese a bloccare i tentativi sempre meno velleitari dell’Occidente di condannare il Cremlino. Tant’è che secondo gli sherpa italiani, anche a causa di un imponente attacco russo alle infrastrutture civili ucraine avvenuto tra sabato e domenica, il testo sarà infine molto simile a quello del G20 indiano dello scorso anno, ovvero poco incisivo. Come dire: in un anno non sono stati fatti passi avanti significativi.
IL BILATERALE
Un caos da cui Meloni difficilmente riuscirà a tenersi fuori. Non solo perché giovedì volerà a Buenos Aires per un faccia a faccia proprio con Milei, ma anche perché è – appunto – ad uno degli ultimi vertici internazionali da leader di turno del G7.
Intanto proprio in questa veste ieri ha incontrato per un bilaterale il padrone di casa Lula. Prima di concedersi una visita privata al Cristo redentore assieme alla figlia Ginevra e al ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti nella veste inedita di numero 10 del Flamengo, Meloni ha avuto modo di promettere al leader del Partito dei lavoratori che tornerà in Brasile con maggiore calma per «un incontro d’affari» che darà slancio ad un nascente Piano d’azione 2025-2030.
Il Paese del resto, oltre ad ospitare 800.000 cittadini italiani e 30 milioni di discendenti, è un mercato in grande espansione con cui negli ultimi quattro anni sono stati sviluppati investimenti per 40 miliardi di euro. Oltre agli interessi più noti nel settore energetico sudamericano, sul tavolo ci sarebbe anche una proposta d’acquisto da parte brasiliana di 24 caccia M-346 prodotti da Leonardo o, anche, la volontà nostrana di tutelare la sicurezza giuridica di alcuni investimenti già effettuati, come quelli del colosso dell’acciaio Ternium. Infine, con lo stesso spirito Meloni oggi incontrerà a margine dei lavori anche il primo ministro indiano Narendra Modi (con cui si sta definendo un altro piano d’azione con al centro cooperazione economica e scientifica, e interessi nei settori del turismo, della cultura, dello spazio e dell’intelligenza artificiale), quello canadese Justin Trudeau (con cui presto si terrà il passaggio di consegne per la presidenza del G7, per cui l’Italia auspica «continuità»), il principe ereditario emiratino (sul tavolo i progetti per l’interconnessione energetica tra Golfo e Mediterraneo) e il presidente della Banca mondiale Ajay Banga.
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