È un vero esodo quello che sta coinvolgendo i soci storici di Piazzetta Cuccia. Ieri è stato il turno di Mediolanum che è uscita da Mediobanca, mettendo sul mercato l’intera quota del 3,5% in suo possesso. Gli attuali vertici dell’istituto milanese, guidati da Alberto Nagel, hanno dovuto prendere atto dell’addio di un azionista storico e di peso. Si chiude in questo modo una storia lunga trent’anni che neppure le sirene del maxi-piano dividendi annunciato pochi giorni fa anche mettendo in vendita gioielli come la sede della controllata monegasca, sono riuscite a far proseguire. La famiglia Doris non è stata convinta dalla promessa di cedole più alte a restare e schierarsi a difesa di Nagel. Perde pezzi insomma il patto di consultazione tra soci, che raggruppa l’11,6 per cento del capitale, e di cui Mediolanum era il componente con il maggior peso.
L’annuncio della banca è arrivato nel tardo pomeriggio, dando corpo a indiscrezioni che si rincorrevano da tempo sulla decisione di vendere. La strada scelta per uscire è stata un collocamento a investitori istituzionali delle quote in mano a Banca Mediolanum e Mediolanum Vita.
Il tutto mentre si attendono le ultime procedure e autorizzazioni per l’avvio dell’offerta pubblica di scambio lanciata dal Monte dei Paschi su Piazzetta Cuccia. L’istituto senese ha ricevuto luce verde della Banca centrale europea e il cda guidato da Luigi Lovaglio ha varato l’aumento di capitale propedeutico a portare a compimento l’operazione. In questi giorni si attende invece il parere della Consob. Una volta avuta l’autorizzazione della vigilanza sui mercati l’offerta dovrebbe partire entro cinque giorni. Mediolanum, come detto, è l’ennesimo socio pattista ad abbandonare.
I PRECEDENTI
Lo scorso 20 giugno Vittoria Assicurazioni si era tirata fuori cedendo il suo 0,27 per cento. Nel fine settimana c’è stato invece l’ultimo blitz in ordine di tempo della famiglia Gavio. In due distinte operazioni ha ceduto lo 0,03 per cento e da inizio anno ha limato la propria quota dello 0,2 per cento portandosi all’interno del patto allo 0,62 per cento. Piccoli movimenti che uno dopo l’altro stanno mutando la geografia interna. Sommovimenti tra i pattisti si erano registrati già al momento di dare il proprio giudizio sull’operazione con la quale Mediobanca punta a inglobare Banca Generali, dando in cambio a Generali la propria quota nel gruppo assicurativo.
Gli aderenti si erano divisi e alcuni avevano deciso di non votare il documento comune. Accadeva dieci giorni prima della decisione del consiglio d’amministrazione di Mediobanca di rinviare al 25 settembre l’assemblea che avrebbe dovuto approvare l’offerta per scambiare le azioni del Leone con quelle della sua partecipata. Il rischio concreto per Nagel e per i suoi era di uscire sconfitti dalla conta. Attorno ai soci contrari all’operazione si era infatti riunito un fronte con numeri tali da poter far naufragare i piani del vertice della banca milanese. E in sordina è arrivata una mossa considerata inusuale. Con una comunicazione in tardissima serata, venerdì, Mediobanca ha annunciato la sostituzione della guida del comitato parti correlate. Sandro Panizza, espressione delle minoranze, ha dovuto lasciare spazio a un nuovo presidente, Vittorio Pignatti Morano, tratto dalla lista voluta dal consiglio d’amministrazione.
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