Di nuovo il ricordo di una strage. L’altro giorno è stata la commemorazione dell’eccidio alla stazione di Bologna, ora è l’anniversario di un altro orrore terroristico. «Rinnoviamo i sentimenti di vicinanza e condivisione della Repubblica ai familiari delle vittime e ai tanti feriti della strage dell’Italicus», dice Sergio Mattarella. Sono passati 50 anni da quell’attentato. La notte tra il 3 e il 4 agosto del 1974 sulla tratta appenninica tra Firenze e Bologna, dentro la galleria poco dopo l’una, scoppiò una bomba piazzata sulla carrozza numero 5 del treno.
Aggiunge il Capo dello Stato: «Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell’estrema destra italiana, di cui la strage dell’Italicus è parte significativa, emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla sentenza della Corte di Cassazione e dalle conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2, pur se i procedimenti giudiziari non hanno portato alla espressa condanna di responsabili». Giudiziariamente due casi diversi insomma, quello della stazione e quello del treno, e divisi da sei anni di differenza.
Una strage dell’estrema destra «per destabilizzare la Repubblica — incalza Mattarella sull’Italicus — seminando morte e dolore.
Era un convoglio diretto in Germania, affollato di viaggiatori, molti dei quali migranti che tornavano al lavoro. Undici passeggeri morirono nell’incendio che seguì l’esplosione. La dodicesima vittima fu un ferroviere, Silver Sirotti, medaglia d’oro al valor civile per il suo eroismo: perse la vita salvandone molte altre. La sua generosità, unita a un grande coraggio, costituisce una testimonianza imperitura di quei valori di umanità e solidarietà, che gli assassini e i loro complici volevano sradicare». Sui social anche il messaggio del presidente del Senato, Ignazio La Russa: «È con profonda commozione che ricordiamo la terribile strage dell’Italicus. Un attentato di matrice neofascista, come stabilito dalla Corte di Cassazione». Di questo tenore anche il messaggio del presidente della Camera, Lorenzo Fontana.
LO SCONTRO
Ma è sull’eccidio della stazione di Bologna che fioccano le polemiche.
Al centro dello scontro politico ci sono le parole di Federico Mollicone, big di FdI, presidente della commissione Cultura della Camera, il quale sostiene che l’obiettivo di parte della magistratura fosse «quello di accreditare il teorema per cui nel dopoguerra gli Usa, con la Loggia P2, il neofascismo e persino l’Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana». Sarebbero stati mossi da un teorema ideologico insomma i giudici che hanno condannato Mambro, Fioravanti, Ciavardini e gli altri neo-fascisti per la bomba alla stazione. Giudici politici, ecco e non giudici-giudici. Il Pd s’indigna e attacca l’esponente di FdI: «Inaccettabile. C’è ancora chi mette in discussione le sentenze sulla strage del 2 agosto riproponendo fantomatiche piste alternative sugli autori della strage».
Elly Schlein ne fa una polemica da rivolgere direttamente alla leader di FdI: «Mollicone è inadeguato, Meloni prenda le distanze», dice la segretaria dem. E aggiunge: «Ci voleva uno come Mollicone, dopo due giorni del solito vittimismo di Meloni, per confermare che nel suo partito c’è chi tenta di riscrivere la storia negando le responsabilità dei neofascisti accertate dalle sentenze».
Schlein vuole che Meloni faccia dimettere Mollicone dalla Commissione Cultura. Mentre lui annuncia, tra l’altro, una interrogazione al ministro Nordio per trovare la verità storica, sulla strage di Bologna, presumendo che possa essere diversa dalla verità giudiziaria. Stefano Bonaccini, il presidente dem, è indignatissimo: «Meloni cacci dal partito Mollicone». Giorgia non lo farà ovviamente. Ma di sicuro avrebbe preferito che del 2 agosto non se fosse parlato più prima del prossimo 2 agosto.
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