Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Business Economy Manovra, tagli da 3 miliardi ai ministeri. Scontro Lega-Forza Italia sulla tassa sugli extraprofitti
Economy

Manovra, tagli da 3 miliardi ai ministeri. Scontro Lega-Forza Italia sulla tassa sugli extraprofitti


Continua lo scontro nel governo sulla tassazione degli extraprofitti di banche e imprese. È «una roba da Unione Sovietica» per il vicepremier Antonio Tajani, la tassa rilanciata dalla Lega. Altra cosa è un contributo «concordato» e una tantum. Mentre finora la minaccia del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sulla sforbiciata da 3 miliardi, da imporre ai ministeri sulla base delle loro proposte per far tornare i conti della Manovra, ha sortito un unico effetto, quello di far avvicinare rapidamente lo scenario dei tagli lineari.

La strada delle «proposte» non sembra percorribile, a giudicare dal silenzio di ministeri ed enti pubblici che al massimo hanno fatto sapere che certe spese non si toccano. Anche la ministra del lavoro, Marina Calderone, ha fatto arrivare il messaggio, a margine della 74esima giornata dell’Anmil, che «al ministero c’è grande attenzione alle spese e alle modalità con cui investiamo i nostri fondi». Mentre il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha sottolineato come il suo lavoro sia quello di «garantire la sicurezza dei cittadini mantenendo efficiente un complesso e articolato apparato». Ma ha precisato anche che già in passato «aver considerato la macchina della sicurezza un fattore di costo si è rivelato una scelta sbagliata».

Senza contare che tra i ministeri sotto i riflettori, se non altro per la corposità del bilancio, c’è il Mef dello stesso Giorgetti, oltre al Ministero delle Infrastrutture di Matteo Salvini, che proprio nel week-end ha avuto un confronto con il ministro dell’Economia, a suo dire, proprio per «difendere il mio budget».

I MARGINI

Dunque, è sempre più probabile che sarà «la parte del cattivo» interpretata da Giorgetti a decidere la sforbiciata dei budget su tutti i capitoli dei dicasteri, con tanto di taglio alle spese inutili ma inevitabilmente anche a quelle utili. Non ci saranno tagli pesanti, soprattutto alla sanità, ha chiarito la premier, Giorgia Meloni, nella stessa intervista al Tg5 nella quale ha detto che «se non avessimo dovuto destinare ingenti risorse al Superbonus, avremmo potuto investire di più su stipendi, sanità, famiglie e pensioni». Magari anche riducendo le tasse, «non certo alzandole», ha puntualizzato.

Su questa leva conta il ministro della Salute, Orazio Schillaci. «Ho proposto a Giorgetti una tassazione al 15% all’indennità di specificità medica che permette un po’ di ossigeno alle buste paga», ha detto ieri. «Vogliamo rafforzare gli organici e pagare meglio chi lavora nel servizio sanitario». E dunque è qui, compreso nel tema del taglio al cuneo fiscale passando dalla riduzione delle tasse, che ci sono i capitoli più cari di una manovra da 25 miliardi, con stringenti obblighi sul deficit e risorse difficili da recuperare senza «sacrifici». «Siamo in dirittura di arrivo», assicurano però nella maggioranza. E una mano, come ogni anno, può arrivare dal decreto legge fiscale collegato, che può servire ad anticipare alcune spese per liberare risorse, comprese le spese per la rivalutazione delle pensioni.

Il provvedimento potrebbe approdare in Consiglio dei ministri domani sera, quando sarà sul tavolo il Documento programmatico di bilancio. Per il disegno di legge di Bilancio bisognerà aspettare ancora qualche giorno. Un nuovo Cdm è in programma lunedì 21.

TASSA O AIUTO

Intanto, i sacrifici devono farli le banche, ha ribadito sempre ieri Andrea Crippa, vice-segretario della Lega «ricordando che negli ultimi due anni, a causa dell’ingiustificato e folle rialzo dei tassi da parte della Bce, i primi sette istituti italiani hanno quasi raddoppiato gli utili: +93%». È quindi «giusto ed equo che siano loro a contribuire per redistribuire la ricchezza e favorire non solo le classi meno agiate del Paese ma anche la crescita economica». Una teoria rispedita immediatamente al mittente da Tajani. «Con noi non ci saranno mai tasse sugli extra profitti delle banche», ha assicurato il ministro a Perugia parlando alla conferenza nazionale degli enti locali di FI ricordando che la manovra andrà discussa e concordata tra alleati. «Non sarà facile ma la dobbiamo scrivere tutti assieme. Non c’è uno che la scrive e gli altri che l’approvano», ha continuato il vicepremier e ministro degli Esteri, insistendo sul fatto che non si può «imporre una tassa in base al principio degli extraprofitti». Devono, piuttosto, «dare un contributo concordando con il governo e dire come possono aiutare. Non deve essere per forza una tassa, può essere anche», è il suggerimento del leader di Fi, «una scelta di favorire per esempio più liquidità». Il punto è che «sono contrario all’idea degli extraprofitti perché è una roba da Unione sovietica» ha aggiunto Tajani. «Chi fa profitti, in una economia sociale di mercato, non è un malfattore ma qualcuno che sa far fruttare il proprio lavoro ma poi quel lavoro deve permettere agli altri di vivere meglio» per il ministro. Le posizioni sono ancora molto distanti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Risparmio, investimenti, mercati: ogni venerdì alle 17
Iscriviti e ricevi le notizie via email

Exit mobile version