In vista della finanziaria siglano la pax Giancarlo Giorgetti e Emanuele Orsini. Con Confindustria che apre al taglio delle tax expenditures. Quella giungla di sconti fiscali tra deduzioni e detrazioni a famiglie e imprese che “erodono” il gettito di circa 120 miliardi all’anno, con un forte costo per lo Stato. E una sforbiciata non è mai stata appetibile come quest’anno, con il governo che deve ancora trovare tra i 10 e 12 miliardi per terminare la definizione della legge di bilancio sui 25 ipotizzati.
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Il senso della notizia è duplice: intanto è la prima volta che il mondo delle imprese — come sanno tutti i predecessori di Giancarlo Giorgetti — accetta di ridiscutere questi sconti, linfa vitale per i settori più esposti alla concorrenza. Soprattutto questo via libera arriva 24 ore dopo l’uscita del ministro dell’Economia, che tramite Bloomberg prima ha ricordato che con la prossima manovra «ci saranno sacrifici per tutti»; quindi ha scandito: «Sicuramente un concorso per quanto riguarda le entrate ci sarà. Ci sarà una chiamata di contribuzione per tutti, non semplicemente per le banche, ma ragionata e razionale». Parole che, nella stessa giornata hanno fatto intravedere lo spettro di nuove tasse (per esempio attraverso un’addizionale Ires) verso le imprese e spinto le Borse a chiudere in negativo (-1,5 per cento), nonostante le smentite arrivate da Palazzo Chigi e i chiarimenti del Mef.
RASSICURAZIONI
Per la cronaca, ieri Piazza Affari ha recuperato in parte quanto perso nella seduta precedente (ha chiuso con +1,28 per cento). Ma soprattutto nella stessa giornata c’è stato un vertice chiarificatore nella sede del Mef tra Orsini e Giorgetti, che apre prospettive importanti sulla manovra. Il ministro non avrebbe escluso contributi straordinari alla finanza pubblica da parte di alcuni settori (banche e assicurazioni in primis) con modalità da definire. Sul tavolo ci sono le ipotesi di un addizionale Ires tra lo 0,5 e l’1 per cento, di prelievi sulle stock option o anticipi fiscali. Ma avrebbe tranquillizzato Viale dell’Astronomia: «State tranquilli, per adesso non ci entrate. Ma se dovesse cambiare qualcosa, ve lo dirò appena lo decideremo».
A darne notizia del vertice il presidente di Confindustria, arrivato non a caso in ritardo al teatro Petruzzelli all’assemblea di Confindustria di Bari e Bat. «Questa (ieri, ndr) mattina — ha spiegato — abbiamo incontrato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e abbiamo detto che siamo disponibili a rivedere le fiscal expenditure, le tax expenditure». Orsini ha anche sottolineato gli sforzi e i paletti di viale dell’Astronomia: «Oggi sono 120 miliardi (gli sconti fiscali, ndr) e noi oggi abbiamo la necessità di trovare 10 miliardi all’interno delle tax expenditure». Detto questo, i fondi devono servire per «rendere strutturare gli investimenti per l’impresa», in modo da evitare delocalizzazioni. Nell’incontro di ieri si è anche parlato del cosiddetto workers housing — il piano casa per garantire abitazioni a prezzi più calmierati per gli addetti dell’industria che non dispiace a Giorgetti -, di tagli all’Ires per le imprese che reinvestono gli utili e di maggiori investimenti per lo sviluppo. Sull’assicurazione obbligatoria per le calamità naturali, il titolare del Mef avrebbe confermato che il progetto va avanti.
DAI BIRRIFICI ALLE TERME
I tecnici del Mef e quelli di Confindustria si rivedranno per valutare assieme quali sconti fiscali — sulle 625 esistenti — possono essere tagliate. Sicuramente si andrà verso un ritocco sulle accise dei carburanti (alzando quelle per il diesel e abbassando quelle per le benzina), nel mare magnum delle Sad (sussidi ambientalmente dannosi), che valgono 16 miliardi e l’Europa ci chiede di tagliare. Non saranno toccati gli sgravi che più interessano le famiglie o quelle che ricadono nel versamento dell’Iva. Il disboscamento dovrebbe riguardare le agevolazioni più settoriali, come le riduzioni fiscali per i minibirrifici, il sistema termale, le strutture ricettive per i diportisti o alcuni crediti per gli armatori che operano all’estero.
Intanto il ministro della Salute Orazio Schillaci conferma l’aumento di risorse in manovra per il capitolo sanità, tra le assunzioni e l’aumento degli stipendi di medici e sanitari. «Una delle ipotesi concrete che ho già presentato al ministro Giorgetti — ha spiegato — riguarda la tassazione al 15 per cento delle indennità di specificità per dare ulteriore ossigeno alle buste paga». Ipotesi che piace ai sindacati, perché ci sarebbe una riduzione di quasi 30 punti dell’aliquota Irpef. Più in generale il dicastero di viale Trastevere avrebbe chiesto al Mef risorse per circa 7 miliardi, 2 in più rispetto allo scorso anno.
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