21.05.2025
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Economy

Manovra, sale a quota 4 miliardi il “sacrificio” delle banche. Mini-gettito da stock option


Dalle banche salgono le entrate a favore dello Stato. Non più come si diceva a caldo una settimana fa 3,2 miliardi, ma dalla relazione tecnica allegata alla manovra di bilancio, bollinata e presentata alla Camera ieri, si prevedono maggiori entrate, nel biennio 2025 e 2026, a seguito del posticipo dell’utilizzo delle Deferred tax asset (Dta) che sono imposte differite attive, per complessivi 4.067,7 milioni, di cui 2.541,6 nel 2025 e 1.526,1 nel 2026.

Per quanto riguarda le DTA generate da svalutazioni crediti l’importo delle maggiori entrate è di 787,6 milioni nel 2025 e 460,2 milioni nel 2026. Invece per le DTA generate da avviamenti le maggiori entrate sono di 856,1 milioni sia per il 2025 sia per il 2026. Le imposte differite attive derivanti dalla prima applicazione dell’IFRS9 producono maggiori entrate di 193,9 milioni nel 2025 e di 200,8 milioni nel 2026. Complessivamente quindi dal differimento dell’utilizzo delle DTA entrano nelle casse dello Stato 1.846,6 milioni nel 2025 e 1.524,1 nel 2026, recuperate dalle banche a partire dal 2027.

A questo si deve aggiungere, per il solo 2025, che il maggior reddito prodotto dal rinvio dell’utilizzo delle DTA può essere compensato da perdite pregresse nel limite massimo del 65% invece dell’ordinario 80%, generando un ulteriore recupero di gettito di 695 milioni. In questo modo si arriva a maggiori entrate complessive nel 2025 e 2026 lato banche di 4.067,7 milioni. Da uno studio Fabi emerge che ammontano a 30,5 miliardi le Dta delle prime cinque banche, di cui 1,6 miliardi nel 2025 e 1 nel 2026: Unicredit 10,7 miliardi (impatto fiscale di 582 milioni nel 2025 e 354 nel 2026), Intesa Sp 12,6 (683 milioni nel ‘25 e 415 nel ‘26), Bpm 3,8, Bper 1,8 e Mps 1,4. Inoltre è previsto un mini-gettito di 25 milioni nel 2026 e di 39 milioni nel 2027 sulla modifica delle deduzioni fiscali a fronte di piani di stock options.

Le misure sul differimento delle imposte differite attive contenute in manovra «sono un sacrificio per le banche», ha commentato ieri Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, a conclusione del seminario a Firenze, subito dopo la diffusione del testo. «Non mi aspetto un aumento delle tariffe e dei costi dei servizi» con la norma che «sarà assorbita nei conti economici».

«Le Dta — ha ricordato — in passato avevano una vita di 18 anni» poi «riuscimmo ad avere una riduzione, poi ci sono stati alcuni allungamenti brevi, ora c’è n’è un altro. Auspichiamo che la ripresa dell’economia del Paese possa produrre una finanza più attenta». Patuelli ha esplicitamente ringraziato «il dg Rottigni a cui l’Abi ha dato mandato all’unamità per come ha negoziato con il Tesoro».

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