L’Italia cresce, l’occupazione sale (24 milioni di posti, mezzo milione in più rispetto all’anno scorso) e le entrate fiscali, spinte dunque da un aumento del volume e della consistenza dei salari (per effetto del rinnovo di molti contratti di categoria) volano, alimentando nella maggioranza che sostiene il governo la speranza di poter costruire una legge di Bilancio (imperniata su conferma del taglio del cuneo fiscale e riduzione dell’Irpef, per un totale di circa 16 miliardi) senza fare troppa fatica. O, meglio ancora, senza chiedere sacrifici in termini di tagli di spesa.
IL PERCORSO
Ma al ministero dell’Economia, dove per questa settimana attendono i dati sull’autoliquidazione di fine giugno, a sentir parlare di «tesoretto», si innervosiscono. E non hanno tutti i torti. È presto per fare il conto delle risorse che la prossima manovra di bilancio avrà a disposizione, fanno notare gli uomini del ministro Giancarlo Giorgetti che per tutta l’estate si è mantenuto cauto di fronte ai dati parziali di metà anno che pure indicano un flusso verso le casse dello Stato più ampio dello scorso anno. «Aspettiamo», è l’invito che Giorgetti ha rivolto a chi intravede corposi extra gettiti, dai 10 ai 20 miliardi, nei risultati del fisco.
I dati non ci sono ancora tutti, e le stime parziali rischiano di portare fuori strada. I calcoli veri, come detto, si faranno fra qualche giorno, non appena saranno disponibili i dati aggiornati dell’autoliquidazione delle imposte (Irpef e Ires in particolare), e di altre scadenze prorogate come la quinta rata della rottamazione (in scadenza il 15 settembre) e il concordato preventivo per i lavoratori autonomi al quale si può aderire entro il 31 ottobre.
Certo, flussi migliori rispetto alle stime del Def potrebbero tradursi in un miglioramento dei conti e diventare così una dote utile per la manovra. Ma attenzione: entro il 20 settembre si dovrà mettere a punto il piano pluriennale di spesa da inviare a Bruxelles, che sarà poi approvato nel pacchetto di autunno del semestre europeo, insieme alle raccomandazioni sul deficit.
E sull’Italia pende il fardello del debito pubblico. Insomma non tutte le entrate fiscali aggiuntive potrebbero essere utilizzate per coprire poste di Bilancio in perdita. Incognite che vanno sciolte prima di definire le misure della Manovra.
LA TRAIETTORIA
È comunque un dato di fatto che il primo semestre fiscale è stata una cuccagna per le casse dello Stato: un mese fa la ragioneria del Tesoro ha dato conto di un aumento del 3,4% delle entrate tributarie e contributive nel periodo gennaio-giugno 2024 pari a 13,1 miliardi di euro, con il gettito da tributi aumentato di 10,9 miliardi (+4,2%) a 273,5 miliardi. Incassi cui hanno contribuito le attività di accertamento e controllo (+1,7 miliardi, +31,2% nelle quali vengono contabilizzate anche le prime tre rate della rottamazione quater), ma soprattutto il forte gettito Irpef a 112,883 miliardi (+7,219 miliardi, +6,8%) grazie alle di lavoro dipendente (+8,543 miliardi, +8,6%), ma anche l’Iva, a 80,094 miliardi (+3,585 miliardi, +4,7%).
L’ANDAMENTO
Numeri che peraltro non tengono conto, appunto, delle entrate dell’autotassazione delle dichiarazioni dei redditi dato che il termine ordinario di versamento per il 2024 del saldo e del primo acconto Irpef, Ires e Irap, è slittato al 1 luglio poiché il 30 giugno cadeva di domenica. Su un maggiore flusso di entrate fiscali rispetto al previsto, comunque, all’Agenzia delle Entrate, dove sono abbottonatissimi, si mostrano ottimisti. «A giugno — spiega una fonte — privati e società hanno fatto i bilanci scoprendo quante tasse dovevano pagare e calcolando gli acconti per l’anno successivo. Le aspettative sono buone».
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