23.05.2025
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Economy

«Manovra credibile per abbattere lo spread. Accise, niente rialzo ai Tir»


I tagli alla spesa pubblica e i sacrifici per tutti annunciati dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in vista della prossima manovra di Bilancio, forse non daranno un dividendo politico. Ma consentiranno un “dividendo di credibilità” che potrebbe tradursi in «ossigeno puro» per famiglie e imprese, per usare l’espressione scelta dallo stesso ministro. Ma andiamo con ordine. La Camera e il Senato ieri hanno approvato a larga maggioranza, 183 si a Montecitorio e 95 a Palazzo Madama, il Piano strutturale di Bilancio del governo. Che ora sarà trasmesso a Bruxelles che avrà sei settimane per bollinarlo. Il dibattito in Parlamento è stato l’occasione per Giorgetti di chiarire su quali fondamenta è costruito il documento. La sintesi è questa: il principale problema dell’Italia è il debito pubblico. E soprattutto gli interessi sul debito, che assorbono una quota consistente delle risorse di bilancio. Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, aveva qualche tempo fa sottolineato come gli oneri sul debito, più di 80 miliardi, costassero quanto l’intera spesa per l’istruzione.

Quindi i punti di Giorgetti sono sostanzialmente due. Il primo è non fare più debito. Per questo l’avanzo primario, ossia il saldo positivo tra entrate e spese dello Stato, è un «obiettivo morale prima che economico», ha detto il ministro. Il secondo è abbassare gli interessi sul debito non solo riducendolo, ma anche «costruendo una credibilità per abbattere lo spread». Solo due giorni fa, Lilia Cavallari, la presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, aveva sottolineato nella sua audizione alla Camera sul Piano strutturale di Bilancio, che se l’Italia avesse lo stesso spread della Spagna o della Francia, da qui ai prossimi cinque anni risparmierebbe secondo i calcoli dello stesso Upb, 23 miliardi di euro.

LA COPERTURA

Una somma che sarebbe sufficiente a coprire interamente la complessa manovra di bilancio che il governo si appresta a presentare. In realtà Giorgetti ha rivendicato anche di aver già incassato una parte di questo dividendo di credibilità. Lo spread è già calato di 100 punti base, da 236 a 131, da quando è entrato in carica il governo. Che ha dovuto navigare in una congiuntura, tra le altre cose, non proprio semplice. Quando il governo guidato da Giorgia Meloni ha giurato, i tassi di interesse della Bce erano allo 0,75 per cento. Poi sono saliti fino al 4 per cento, e solo ora hanno iniziato a scendere. E spero, ha detto il ministro, che ora vadano avanti «velocemente». Visto l’andamento dell’inflazione e della crescita in Europa, è probabile che già nella riunione del 17 ottobre la Banca centrale proceda a un nuovo taglio. Un altro piccolo aiuto per ridurre il fardello degli interessi.

Quanto alle misure che saranno inserite nella prossima manovra di Bilancio, Giorgetti ha continuato nella sua opera di “chiarimento” rispetto alle poche e non di rado criptiche informazioni che sono state inserite nel Piano strutturale di Bilancio.

LA MANO TESA

A partire dalla questione che ha tenuto banco in questi giorni dell’allineamento delle accise tra diesel e benzina. «Gli autotrasportatori», ha spiegato Giorgetti, «hanno una disciplina specifica e non sono interessati dal cosiddetto allineamento». Un allineamento che, ha ricordato il governo nei giorni scorsi, è un obbligo imposto dalle richieste europee fin dal 2022.

Ma i fronti della manovra sono tanti e alcuni decisamente caldi. Tra i più preoccupati per i tagli alla spesa pubblica ci sono gli enti locali e le Regioni.Ieri gli assessori al bilancio hanno inviato una lettera al governo mettono nero su bianco la richiesta bipartisan di risorse aggiuntive, indispensabili per tenere i bilanci in equilibrio, alla luce degli impegni richiesti per combattere in particolare le liste di attesa e far fronte ai nuovi bisogni di cura e di organici. Il sottofinanziamento della sanità, hanno scritto le Regioni, è «preoccupante». Anche i Comuni chiedono di essere «esentati» dai tagli, ritenendo ormai i loro bilanci al limite della sopravvivenza. Alcune risposte arriveranno nei prossimi giorni, quando il governo dovrà trasmettere a Bruxelles (la scadenza è il 15 ottobre), il documento programmatico di Bilancio, nella sostanza la struttura della manovra. Sarà quello il momento in cui si saprà chi dovrà sostenere i sacrifici chiesti da Giorgetti. Intanto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha chiesto al ministro un piano strutturale di investimenti e incentivi per le imprese.

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