22.05.2025
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Politics

mandateci subito i Samp-T. Focus sulla ricostruzione


Villa d’Este non sarà evidentemente il rifugio anti-bombardamenti del palazzo presidenziale di Kiev in cui si incontrarono a febbraio 2023, eppure all’incontro con Volodymyr Zelensky di ieri, a margine del Forum Teha di Cernobbio, Giorgia Meloni ha portato la stessa convinzione che un anno e mezzo fa la fece sbarcare in Ucraina per la prima volta: «Non dobbiamo mollare» nonostante l’opinione pubblica sia «legittimamente spaventata» dalla guerra.

La premier, infatti, pensa ancora che «il destino del conflitto» non sia così segnato. Una determinazione che, parlando agli imprenditori accorsi sul lago di Como, la premier declina non solo nella necessità di insistere sulla prospettiva della ricostruzione del Paese devastato dagli attacchi del Cremlino, ma soprattutto in un dato: «A febbraio 2023 la Russia controllava il 17,3 per cento del territorio ucraino – ha scandito alla platea – mentre a febbraio 2024 ne controllava il 17,5».

Uno stallo creato appositamente dalle forze occidentali schierate al fianco di Kiev, perché «è questo che porta alla pace».

IL BILATERALE
Per sostenerlo però servono armi e sforzi congiunti. Il più consapevole – e grato – è proprio Zelensky. Nei quaranta minuti di bilaterale che hanno preceduto l’intervento pubblico di Meloni, il presidente ucraino ha infatti insistito non sull’invio di nuovi armamenti ma sulla necessità che Roma sblocchi il nono pacchetto di aiuti. La fornitura di Samp-T (il sistema di difesa aereo italo-francese) è stata promessa ad aprile scorso al G7 Esteri che si tenne a Capri ed è stata inserita in un decreto ministeriale già a giugno, eppure al momento non è ancora mai partita dai depositi nostrani. Il motivo – spiegano fonti autorevoli della Difesa – sta in certi rallentamenti produttivi dei componenti per cui il ministro Guido Crosetto si è adoperato personalmente, pare sbloccando la pratica proprio negli ultimi giorni.

Tant’è che, in base alle ultime informazioni disponibili, le nuove batterie di missili partiranno in poco meno di tre settimane, quindi più o meno entro la fine del mese di settembre.

Rassicurazioni che la premier avrebbe offerto a Zelensky durante l’incontro di ieri. Lui, Volodymyr, come sempre ha ringraziato ma anche rilanciato. Perché l’Ucraina vorrebbe anche poter utilizzare i (pochi) missili nostrani Storm shadow per propositi offensivi. E cioè per attaccare gli avamposti strategici russi, come basi aeree e depositi di carburante, nelle regioni di confine, quelle più esposte sul fronte di guerra. Nel Kursk in primis, ad esempio. Per Kiev – come ripete da tempo Zelensky in tutte le occasioni internazionali – quella dell’attacco è l’unica strategia utile a contenere un Vladimir Putin che, come dimostra la ricognizione dei territori al centro conflitto fatta a Meloni per farle comprendere appieno la tanto dibattuta strategia ucraina, sta indirizzando sempre più spesso i propri attacchi contro obiettivi non militari. In realtà, spiegano fonti di rango, più che smuovere l’Italia in sé, Zelensky ha in mente un ruolo da mediatore per Roma. Vorrebbe infatti che Meloni, presidente del G7 fino a fine anno, spingesse con Washington affinché sblocchi una cospicua fornitura di Patriot prima che si avvicinino troppo le elezioni a stelle e strisce, che per KIev rappresentano uno snodo decisivo, in un senso e nell’altro, e ovviamente a seconda del risultato che ne verrà fuori. Ambizioni a cui Meloni, affatto vogliosa di entrare nella partita in corso tra Donald Trump e Kamala Harris, ha risposto con la consueta determinazione e cordialità. Convinta che sia «impossibile accettare un mondo in cui chi è militarmente più forte invade il proprio vicino», e che l’unico modo per arrivare alla pace sia sostenerla e progettarla.

LA RICOSTRUZIONE
Anche per questo la premier ha chiarito di star lavorando per un maggior coinvolgimento di quegli attori economici regionali che fino ad oggi si sono tenuti più in disparte come Cina e India. E sempre per questo continua a spingere affinché l’intero Occidente continui a parlare di ricostruzione anche quando la pace non è ancora a portata di mano.

L’Italia quindi non ospiterà solo il prossimo anno una conferenza ad hoc ma, nel mentre, si prepara ad inviare in Ucraina una nuova fornitura di gruppi elettrogeni espressamente richiesti da Zelensky in previsione dell’inverno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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