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manca la proroga della cassa integrazione (in scadenza)


Corsa contro il tempo per salvare i 2.500 mila lavoratori ex-Alitalia, ora in Cig, dal licenziamento. Non è infatti ancora in dirittura d’arrivo il provvedimento di proroga della cassa integrazione senza il quale a novembre scatteranno formalmente le lettere di licenziamento. A lanciare l’allarme non solo i sindacati di categoria ma anche Fratelli d’Italia che chiedono un immediato intervento: «Seguiamo con grande attenzione e preoccupazione il destino dei lavoratori per i quali il 31 ottobre scadrà la cassa integrazione. «E’ fondamentale — continua il gruppo di Fratelli d’Italia — trovare una soluzione che possa portare a un tavolo di trattativa».

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I tempi

Sulla stessa linea i sindacati che ricordano come siano già stati comunicati, almeno in via informale, l’avvio dei licenziamenti collettivi. Per questo dalla Cgil alla Cisl, dalla Uil alla Confederazione Unitaria di Base, l’appello è unitario per una proroga di almeno un anno.

In totale, andando sui numeri esatti, sono 2.245 gli ex dipendenti Alitalia attualmente in cassa integrazione e — al netto di ulteriori assunzioni e pensionamenti — destinati al licenziamento. La maggior parte, cioè 2.198 unità, provengono dalla ex compagnia di bandiera italiana. Una parte residuale, 47, da Alitalia City Liner, compagnia regionale sussidiaria fondata nel 2006 con sede a Fiumicino. Come noto, almeno il 70% di questa platea di lavoratori risiede tra Roma e il resto del Lazio.

Il segretario nazionale di Uiltrasporti, Ivan Viglietti, ha sottolinea l’importanza di una proroga della cassa integrazione: «Lo abbiamo già chiesto al Governo — conferma — perché sapevamo che non si sarebbe riusciti ad assorbire tutti coloro rimasti fuori da Ita Airways».

La nuova compagnia nata dalle ceneri di Alitalia, come previsto dal piano, non ha riassunto tutti gli ex dipendenti. Stesso discorso per le due società che si sono divise i servizi prima in capo ad Alitalia: Atitech e Swissport.

Va detto che molti di questi lavoratori stanno per maturare i requisiti per la pensione, ma per chi non è in questa condizione le prospettive sono negative. La Uil ricorda che, nonostante le aperture di Ita, «mancano ancora i piani di formazione e ricollocazione. Ci sono 250 lavoratrici e lavoratori aderenti, ma non è partito nulla e per questo avremo un incontro con il ministero del Lavoro».

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I paletti

Anche per Stefania Fabbri della Fit Cisl Lazio, la situazione del ritorno a lavoro degli ex Alitalia è ancora in itinere e ci sono dei passaggi da compiere nei prossimi mesi. «Come è noto, il vecchio perimetro di Alitalia è stato suddiviso in tre blocchi — premette la sindacalista — cioè assistenza a terra, manutenzione e volo. Il primo servizio è stato rilevato da Swissport Italia, il secondo da Atitech, il terzo era diventato Ita Airways. Per quanto riguarda Atitech, è stato siglato un accordo che prevede la graduale ricollocazione e riassunzione di tutto il personale idoneo, quindi al netto di coloro che hanno maturato i requisiti pensionistici. Per quanto riguarda Swissport, c’è un accordo siglato a luglio 2022 al quale si sta dando seguito, a oggi ci sono tra le 2 e le 300 persone fuori che saranno gradualmente richiamate in servizio e ci aspettiamo che un nucleo di 25 lo sarà entro fine 2024».

I sindacati premono affinché anche la compagnia aerea che, dopo l’ok della Ue, è ormai nell’orbita di Lufthansa possa assorbire altro personale, evitando riflessi sociali negativi. Il piano di sviluppo prevede del resto un aumento degli organici legato proprio al matrimonio con Francoforte.

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