«Sullo Ius scholae vogliamo vedere le carte». Fa sul serio, Forza Italia? Se lo chiedono gli esponenti del Pd, tra una festa dell’Unità e l’altra (oggi parte quella nazionale a Campovolo, dov’è atteso il ritorno post-agostano sulla scena di Elly Schlein). Perché il Nazareno una posizione sulla cittadinanza ai figli degli stranieri ce l’ha, ed è quella dello Ius soli temperato: chi nasce nel nostro Paese da genitori che ci vivono regolarmente da almeno cinque anni e garantiscono una minima fascia di reddito, diventa italiano. Una linea che – i più pragmatici tra i dem non faticano ad ammetterlo – in questo parlamento ha zero possibilità di diventare legge, visto che l’ha stoppata pure Giuseppe Conte.
Ecco perché si lavora al piano B. “Stanare” Forza Italia. Sedersi a un tavolo con gli azzurri e ascoltare la loro proposta, senza lasciarsi scoraggiare dai paletti piantati dai berlusconiani sui «dieci anni» di scuola prima di concedere la cittadinanza. Perché se da parte dei forzisti c’è una «reale» volontà, assicurano dal Pd, una mediazione si può trovare. Senza impiccarsi alle formule. Perché «ogni passo avanti, anche piccolo, va colto», come ribadisce l’ex ministro della Salute Roberto Speranza. E poi, è il ragionamento, «se parliamo di due cicli scolastici, come hanno fatto esponenti azzurri, si può discutere. Per esempio: conta anche la scuola materna?».
L’obiettivo del Pd, insomma, resta quello di anticipare in modo tangibile la concessione del diritto ai bambini e ragazzi nati da genitori non italiani. Ipotesi: subito dopo le medie. «FI cosa ne pensa? La cittadinanza è la punta di lancia della nuova Forza Italia o è solo un tema che serve agli azzurri per negoziare su altro nella maggioranza?».
Al Nazareno lo scetticismo va per la maggiore. Ed è per questo che si sta studiando una contromossa. Per evitare che le aperture di Antonio Tajani restino confinate al dibattito agostano. Un testo comune delle opposizioni da mettere in cantiere subito, alla riapertura delle Camere. Da presentare e tentare di far calendarizzare quanto prima. Mozione o pdl, si vedrà. La base sarà la proposta firmata dal vice capogruppo Paolo Ciani, che già nelle scorse settimane aveva avviato interlocuzioni con le altre opposizioni. E che ricalca in parte quanto già approvato dalla Camera due legislature fa. Un testo su cui cementare oltre ai dem anche Avs, Italia viva, Cinquestelle e Azione. Sul modello di quanto fatto con il salario minimo. Per portare la proposta in parlamento e costringere FI a scoprire le carte. «La vota? Presenta emendamenti su cui possiamo discutere? Oppure la boccia, rivelando il bluff?».
«La nostra posizione è nota – mette a verbale Pierfrancesco Majorino, responsabile Immigrazione dem – Ma siamo assolutamente desiderosi di cominciare a discuterne seriamente per confrontarci con tutte le proposte sul tavolo». È la stessa linea della vicepresidente Chiara Gribaudo: «Ius Scholae o Ius Soli, la formula poi si troverà con il dibattito in Parlamento, ma è ora che si guardi in faccia la realtà: il Paese è pronto a più diritti». Il “come”, insomma, resta volutamente aperto.
L’OCCASIONE
Perché anche se nel partito non manca chi ritiene che la proposta di Forza Italia sia «troppo poco, se parliamo di dieci anni di scuola», nessuno, neanche i più scettici, sono pronti a respingerla senza prima scoprire «nel merito» quali sono le reali intenzioni azzurre. E pazienza se i cuori dem si scaldano davvero solo quando si parla di Ius soli («Come possiamo definire immigrato un bambino che è nato qui? Da dove è emigrato?», si chiede ad esempio Michele De Pascale, candidato del centrosinistra in Emilia Romagna). «Abbiamo una grande occasione», ribadisce Majorino: «Superare l’attuale legislazione italiana palesemente discriminatoria». E magari, perché no, provare a mettere a segno un obiettivo tutto politico: spaccare la maggioranza di Giorgia Meloni e assistere agli eventuali contraccolpi sull’esecutivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA