ROMA Giuseppe Conte lo ripete da settimane ai suoi interlocutori più stretti: «Noi non siamo e non saremo mai un cespuglio del Pd». Occorre partire da questo — e non fermarsi al discorso verissimo sulle trattative sulla Rai con la destra per procurare a M5S qualche direzione di tiggì o altre poltrone — per capire come mai il leader stellato abbia strappato nei confronti del Pd, abbia dato un colpo forse mortale al campo largo e abbia insomma detto a Schlein nelle tante conversazioni non facili che i due hanno avuto in questi giorni: «Guarda, Elly, è un errore chiamarci fuori dalla Rai, perché così la destra ha campo libero per compiere tutta la sua occupazione del potere». Quello che Giuseppe non ha detto a Elly, ma che molti dei suoi dirigenti sussurrano a mezza bocca è questo: cari dem, facile per voi chiamarvi fiori da Viale Mazzini e Saxa Rubra, tanto lì dentro già occupate un sacco di posti.
Conte, che è un tipo pratico e che ha molti agganci in Rai sul versante destra, lavora se non a un impossibile pareggio con il Pd quanto a posti che contano almeno a un modesto riequilibrio. No, il Tg3 sarebbe troppo, ma la direzione di RaiNew24 o un ulteriore rafforzamento della presenza nella TgR — dove in posizione apicale c’è già lo stellato Gueli — e che per il radicamento della testata in tutte le rappresentano postazioni cruciali. Anche per allargare la base del consenso elettorale, per rivaleggiare nel peso dentro l’alleanza con il Pd e per non venire considerato un «cespuglio» del partitone dominante a sinistra.
LA GARA
Competition is competition, al punto che sulla Rai è saltato il campo largo. Ma il campo largo è dissestato un po’ su tutto. Non può sfuggire che mentre Elly firma il referendum per la legge sulla cittadinanza, Giuseppe si tiene alla larga dai banchetti (virtuali) e da questo tema, forse memore di quando al tempo del governo giallo-verde sul tema immigrazione era assai poco schleineriano ed evidentemente così è rimasto. E che cosa dire sulla guerra? Il no alle armi a Kiev è un mantra stellato, mentre i dem hanno sempre detto di sì alle armi a Kiev. Salvo non voler lasciare la bandiera del pacifismo nelle mani di Conte e quindi via con la marcia di Assisi e via soprattutto, in sede europea, con il no all’uso d’attacco alla Russia delle armi date agli ucraini. Pd che insegue Conte sul suo terreno, insomma: Pd che si fa cespuglio, tra qualche malumore interno, di M5S. E che soddisfazione per Conte. E ancora i due insieme, oltre che sull’autonomia, nel referendum sul Jobs Act. Ma in modalità rivali: chi è più amico di Landini io o te? E la cinghia di trasmissione elettorale del sindacato chi premierà di più, Pd o M5S?
Sulla Rai, il Pd è esterrefatto. «Ma come — ha detto Schlein a Conte in queste ore — avevamo firmato due documenti sull’Aventino e sull’accordo totale nella condotta sulla Rai, uno il 26 agosto e uno il 10 settembre, e ora tu li strappi così?». Conte rassicura Elly dicendole che in commissione di Vigilanza, come da sempre pattuito, lui Simona Agnes non la voterà. Ma non è detto che sarà così, e non è detto che la promessa sull’Aventino in Vigilanza — dopo che in aula M5S ci sarà eccome — reggerà e non arriveranno proprio dagli stellati i due voti d’aiutino per Agnes. Questo si vedrà, i contiani sono oggetto di pressing e promesse da parte della destra (che cosa volete in cambio del voto per Simona? O, come pare stia facendo qualche meloniano, del voto per un altro presidente di garanzia?) e al Nazareno sono basiti: «Si sta offrendo per un piatto di lenticchie». E se invece non saranno lenticchie ma direzioni di genere per esempio (la Fiction? Rai Cultura? Rai Play?) che i vertici aziendali potrebbero togliere al Pd e passarla a M5S?
C’è intanto chi ragiona così nei 5 stelle: «Il Pd si è preso tutti e tre i candidati, certamente vincenti, alle Regionali in Liguria, Umbria e Emilia. E a noi, niente? Non possiamo fare sempre gli spettatori». E allora, nella partita Rai, hanno deciso di fare i giocatori.
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