14.05.2025
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Politics

M5S, la vecchia guardia grillina prova a spodestare Conte


Da una parte Giuseppe Conte, il presidente M5s che va nelle piazze a sostenere il campo largo nelle manifestazioni contro le riforme volute dal centrodestra su premierato e autonomia differenziata. Dall’altra Beppe Grillo, il garante dei Cinquestelle sempre più presente nel dibattito e intenzionato a riprendere in mano il controllo del M5s, allontanandolo da apparentamenti a destra e sinistra che rovinano la natura originaria di un progetto nato come movimento di protesta. È un momento delicato che sa di resa dei conti per la creazione di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, con due correnti diametralmente opposte che gravitano nel Movimento — o appena fuori — e i protagonisti della prima era (da Raggi a Fico, passando per Di Battista) fedeli a Grillo, intenzionati a dar battaglia agli attuali (Patuanelli, Todde, Maiorino), fedeli a Conte: per loro — hanno ribadito — il M5s è una comunità di persone, non un’organizzazione padronale.

LE EUROPEE

Alla base c’è il pessimo risultato ottenuto alle europee, il dato più basso dal 2013, che alimenta due modi diversi di intendere la politica. C’è una parte, ora molto più numerosa, rappresentata dagli attuali gruppi parlamentari fedeli a Conte, il presidente già due volte premier e ormai inserito nelle dinamiche istituzionali. Dall’altra la vecchia guardia grillina, in linea con il comico che negli ultimi giorni ha dettato la linea attaccando Conte. Il co-fondatore non vuole sciogliere il Movimento ma chiede all’ex premier di cavalcare quel dna grillino fatto di idee «radicali e visionarie», superando la contrapposizione destra-sinistra, «una collocazione vecchia e superata da decenni».

L’escalation è partita dal palco di Fiesole dove Grillo ha ironizzato sulllle europee. «Ha preso più voti Berlusconi da morto che Conte da vivo». Quindi si è autointervistato sul blog ribadendo l’importanza della regola dei due mandati, teatro di un delicato confronto pochi giorni fa proprio con Conte. Su questo Grillo non transige: «È un principio fondativo M5s. Anzi, dovrebbe diventare principio costituzionale». Quindi l’invito a smarcarsi da destra e sinistra per partorire idee «radicali e visionarie» e intercettare così voti di protesta e di indecisi (oltre il 50% alle europee non ha votato). Pochi punti di convergenza. Tre, secondo Grillo. Uno è il no alla guerra. Ma pure qui subito smorzati gli entusiasmi: «Come si fa ad essere d’accordo con la guerra?», chiede Grillo.

La vecchia guardia è col garante e non molla malgrado molti abbiano già svolto due mandati. Il vincolo riguarda Raggi, Toninelli, Fico. Un dettaglio non da poco. Per il 28 giugno Di Battista — uno dei pochi con un solo mandato alle spalle — ha convocato comunque una manifestazione davanti al Senato. Prima vedrà la Raggi. Obiettivo: contarsi e tornare a quelle origini sconfessate da Conte. La base attuale è invece lontana dallo spirito visionario dell’era Casaleggio, spinge per l’abbattimento del doppio mandato e sulla collocazione parlamentare ha scelto da tempo di appartenere al centrosinistra.

LA DIFESA

Alle politiche il M5S ha però perso sei milioni di voti, alle europee altri due. La Todde, presidente della Sardegna, ha chiesto maturità dopo le sconfitte: «Mi sono stufata di certa gente». «Sembra un progetto di rivalsa — commenta la senatrice Maiorino — ma la base degli attivisti è con noi, anche sulla regola del doppio mandato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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