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l’Ue promuove l’Italia, ok al piano sui conti pubblici


Le stime sui conti pubblici italiani sono «in linea» con le raccomandazioni e le previsioni europee, ma il nostro Paese dovrà adesso rimboccarsi le maniche per attuare la «lunga e ambiziosa lista» di riforme e investimenti promessa alla Commissione per ottenere il risanamento dei conti spalmato su sette anni anziché quattro. E, intanto, dovrà ridurre il disavanzo di circa 0,6% l’anno finché non porterà il rapporto deficit-Pil sotto l’asticella del 3%, un traguardo che — concordano i dati di Bruxelles e Roma — dovrebbe essere tagliato già nel 2026. 
È il senso del messaggio che si vedrà recapitare l’Italia quando, nel primo pomeriggio di oggi a Strasburgo, dove è in contemporanea riunita la plenaria del Parlamento europeo, la Commissione Ue alzerà il sipario sulle maxi-pagelle Ue ai budget dei Paesi Ue. Il responso, stavolta, non riguarderà, come d’abitudine, solo i Documenti programmatici di bilancio per l’anno successivo (per l’Italia ci si attende un faro sugli interventi attuativi della riforma fiscale), cioè i Dpb per cui mancano all’appello, per ragioni di politica interna, solo Spagna, Belgio e Austria. 

L’ANALISI

Ma ci si soffermerà soprattutto sui Piani strutturali di bilancio a medio termine (Psb), cioè il tassello chiave di programmazione economica pluriennale attorno a cui è costruito l’assetto del nuovo Patto di stabilità e crescita, entrato in vigore quest’anno. L’attesa è che la Commissione promuova il Psb italiano e dica pure sì alla richiesta di estensione su sette anni, pur con un monito che Roma conosce bene dalle vicende relative al Pnrr: attenzione al rispetto dei tempi, anche se i paracadute per modificare gli impegni non mancano. 
Un ulteriore indizio sul sostanziale allineamento tra i numeri italiani e quelli europei era già arrivato con le previsioni economiche d’autunno, lo scorso 15 novembre: fotografano un deficit al 3,4% del Pil nel 2025 e al 2,9% nel 2026, in entrambi i casi appena un decimale in più che nel Dpb. 

Non tutti gli Stati Ue hanno presentato i loro Psb, nonostante il termine (non perentorio) scadesse a ottobre: tra i 22 che l’hanno fatto c’è la Francia, osservata speciale a Bruxelles nel tentativo di tenere a bada, con una manovra “lacrime e sangue”, un deficit proiettato oltre il 6%. Assente, invece, la Germania (su cui, quindi, l’esecutivo Ue non si pronuncerà): Berlino ha deciso di estendere il suo Psb a sette anni e non ha ancora inviato il testo. 

LO SFORZO

Completano il terzetto dei testi Ue che saranno illustrati oggi dal commissario all’Economia Paolo Gentiloni e dal vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis le proposte sull’entità del rientro del deficit per i sette Stati, tra cui Italia e Francia, nei confronti dei quali a giugno Bruxelles aveva aperto una procedura per disavanzo eccessivo. Per il nostro Paese, tutto lascia intendere che lo sforzo di aggiustamento minimo di bilancio richiesto sarà pari allo 0,6%, un’indicazione che corrisponde a quanto già preventivato dal governo, perlomeno fino al 2026. Per Gentiloni, la presentazione del pacchetto sarà l’ultimo grande impegno da commissario prima del passaggio di consegne con il nuovo esecutivo Ue, nel fine settimana. Si conclude così il tandem che per cinque anni ha visto affiancati la colomba Gentiloni al falco Dombrovskis, secondo la classica semplificazione ornitologica: per l’ex premier lettone, invece, il mandato a palazzo Berlaymont, iniziato nel 2014, continuerà per altri cinque anni. Persi i gradi da vicepresidente, sarà comunque lui a continuare a vestire i panni del guardiano dei conti pubblici Ue (e pure a sorvegliare sulla conclusione dei Pnrr, in questo caso in coabitazione con Raffaele Fitto). 

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