26.07.2025
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Sports

«L’obiettivo è riprendermi la prima posizione del ranking. Con Jannik ci spingiamo sempre oltre i nostri limiti»


Dopo la cocente sconfitta sull’erba inglese, il campione spagnolo e numero 2 al mondo Carlos Alcaraz è carico per la seconda parte di stagione, che con i giusti incastri può riportarlo alla vetta della classifica mondiale dopo più di un anno di dominio firmato Jannik Sinner. Ieri, 21 luglio, intervistato dalla Gazzetta dello Sport durante un evento organizzato dal suo nuovo sponsor, Alcaraz ha parlato del suo ultimo periodo, puntando però già al futuro, che si prospetta intrigante proprio per via della sfida con Jannik Sinner, che sembra destinata a durare nel tempo.

Lo spagnolo partirà favorito sull’azzurro nella stagione sul cemento perchè lo scorso anno non ha accumulato molti punti, circa la metà di quelli conquistati dal rivale. Questo dato statistico è la forza motrice per puntare alla vetta: «Se mi sento pronto? Sì, lo sono. L’anno scorso, dopo le Olimpiadi, ho fatto fatica a esprimermi e non ho realizzato grandi risultati. Quindi, d’ora in poi non avrò tanti punti da difendere fino alla fine della stagione. Darò il massimo nei prossimi tornei per conquistare il maggior bottino possibile. So che a Sinner non importa se avrà tanti punti da difendere, lui è un gran lottatore che gioca sempre per vincere e non si fa condizionare da questo. Ma io sono pronto per la sfida, in questo momento il mio primo obiettivo è riprendermi la prima posizione del ranking. Ora mi sto preparando per i tornei americani, in modo da arrivare al massimo della forma per gli Us Open».

Citando Sinner, arriva subito dopo la domanda sulla loro sfida: «La mia rivalità con Sinner? È una grande cosa per il nostro sport, perché invoglia le persone a guardare il tennis e a praticarlo. Le nostre sfide, come le ultime al Roland Garros e a Wimbledon, sono sempre molto attese. Più partite giocheremo contro e più persone coinvolgeremo in questo sport. Anche perché ogni volta che ci affrontiamo ci spingiamo entrambi oltre i nostri limiti». La lotta prolungata ha fatto nascere un’amicizia tra i due, fondata sul rispetto reciproco: «Il tennis è uno sport particolare che permette di essere grandi rivali in campo e, allo stesso tempo, di rispettarsi. Io e Sinner siamo buoni amici, possiamo parlare di tante cose fuori dal campo. Io ho grande rispetto per lui, è una bella persona, sono sicuro che riusciremo sempre a mantenere questo rapporto».

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Poi, il ricordo della splendida finale del Roland Garros, vinta dallo spagnolo dopo essere andato a un passo dalla sconfitta: «Spesso ci penso e ancora non so come sia riuscito a ribaltare quella partita. La verità è che nello sport, ma non soltanto nello sport, devi continuare a crederci, a crederci fino in fondo. Il tennis è una strada lunga e impegnativa, e sei completamente solo con i tuoi pensieri. Quindi la chiave, nella finale del Roland Garros contro Jannik, è stata quella: pensare di poter vincere la partita, anche nei momenti più difficili, senza lasciarsi abbattere». Una forza mentale che non è riuscito però a mantenere a Wimbledon, dove lo spagnolo ha ammesso durante la partita di essere in balia degli attacchi di Sinner: «È quello che pensavo realmente in quel momento. Jannik è stato straordinario.

Io ho dato quello che potevo, e comunque sono contento del percorso fatto».

Il tennista murciano si è concentrato anche sull’aspetto mentale, essenziale per gestire le pressioni che atleti di questo calibro sono costretti a vivere: «Dipende tutto dall’approccio mentale. Per me si tratta solo di giocare a tennis, quindi non penso ad altro. Ogni volta che devo affrontare una partita, mi ricordo semplicemente che questo è il mio sogno ed è ciò che ho sempre voluto fare fin da quando ero bambino. È il modo più semplice per gestire tutta la pressione. Mi concentro solo sul gioco, e questo basta. Come gestisco la mia salute mentale? Ho una mental coach che mi segue da cinque anni,  mi aiuta molto. Sento davvero la differenza rispetto al passato. Perché a volte mi vengono pensieri negativi, ma lei mi aiuta a gestirli. Mi ha dato dei consigli su come affrontare lo stress della partita, e la situazione è migliorata molto. Come ho detto, è tutto nella testa. Ma non è solo una questione mentale: dipende anche dalla partita, da come la affronti, da tutto».

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Infine, un commento sulle critiche ricevute dopo la sconfitta a Wimbledon dai media spagnoli: «Le critiche? Cerco di non pensarci troppo, perché c’è stato un periodo in cui mi lasciavo davvero influenzare dalle esse, e quello è stato un momento molto difficile. Quindi adesso cerco di non dare troppo peso a certe parole che vengono dette. In questi anni, poi, ho capito che conta ogni piccolo passo e che si può trarre insegnamento anche dalle sconfitte. Non è necessario essere fenomeni ogni giorno, l’importante è essere costanti e sforzarsi di migliorare. Sempre».


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