24.08.2025
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lo studio era pieno di fotografie e ricordi. Prendevamo il caffè in eleganti tazzine di porcellana»


«Il primo ricordo che ho di Pippo Baudo si trova nel filimo di nozze dei miei genitori». Sono tanti i racconti, più o meno inediti, che in questi giorni si sommano nel tentativo di ricostruire l’uomo e il professionista che era Pippo Baudo. A raccontarlo a Il Giornale di Vicenza è Isabella Baudo, titolare di uno studio di relazoni pubbliche e comunicazioni nonché cugina del conduttore. «Mio padre è suo cugino di primo grado — racconta — i loro padri erano fratelli. Mio nonno arrivò a Vicenza negli anni Venti del secolo scorso in cerca di fortuna».

«Uno show a detta di molti»

Isabella ritrova il suo primo ricordo di Pippo Baudo in un vecchio filmino delle nozze dei suoi genitori: «Nel 1966 venne a Vicenza per la cerimonia.

Si distinse per simpatia e prontezza. Lesse tutti i telegrammi in piedi su una sedia. A detta di molti fu uno show ma lo fece in modo gradevole». I rapporti tra i due cugini non erano molto stretti, eppure il conduttore sapeva fare arrivare il proprio calore: «Si sentivano spesso, a volte si vedevano a Militello in Val di Catania. Pippo non faceva mai mancare a casa nostra arance e limoni che arrivavano dai suoi agrumenti».

Il primo incontro

Il primo incontro di persona risale al primo anno di università di Isabella. «Andai a Roma perché volevo presentarmi — racconta a Il Giornale di Vicenza — mi ricevette in una camerino della Rai. Fu molto accogliente e caloroso. Nei modi era elegante, premuroso, spiritoso, arguto come faceva intuire in televisione». In paricolare le rimase impresso un consiglio ricevuto da Pippo: «Mi raccomandò di continuare a studiare, che per un giovane era l’aspetto più importante prima della famiglia e della carriera. Anche lui si era laureato in giurisprudenza».

La casa di Roma

Più volte Isabella Baudo ha incontrato Pippo nella sua casa di Roma, che presenta così: «Un palazzetto con lo studio pieno di immagini, fotografie e ricordi. Era un po’ disordinato, tipico degli artisti. Lui trovava sempre tutto. Era una casa molto elegante». Un’immagine le resta impressa: «Ogni volta che andavo mi abbracciava forte per darmi il benvenuto. Poi il caffè in eleganti tazzine di porcellana e tante chiacchiere». Del conduttore ha un ottimo ricordo: «Sapeva non metterti in imbarazzo. Veniva da un mondo molto diverso dal nostro ma trovava sempre la conversazione giusta. Raccontava molte storie senza esporsi». L’ultima volta che l’ha cercato? «Un paio di mesi fa, mettendomi in contattato con la sua segretaria. Lui non rispondeva al telefono, sapevo che non si sentiva bene».


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