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«Lo Stato non mi ha lasciato, contro di me accuse false»


ROMA «No, non mi sono mai sentito abbandonato dallo Stato». Francesco Lo Voi passeggia discreto sotto il portico del cortile di Palazzo Farnese. Festa grande all’ambasciata francese a Roma, si celebra la Bastiglia e il 14 luglio, sul palco allestito fra pianoforti e bandiere al vento il ministro della Difesa Guido Crosetto pronuncia un discorso sulla “fratellanza” — ed è una notizia — necessaria fra Italia e Francia. Il procuratore capo di Roma ascolta assorto. Poi irrompe in un fragoroso applauso.

Si incontrano a margine, a tu per tu. Lo Voi, l’uomo che ha firmato l’atto con cui è stata messa sotto indagine per il caso Almasri la premier Giorgia Meloni insieme a un pezzo di governo — Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano, Carlo Nordio — regala a Crosetto una vigorosa stretta di mano. Ricambiata fra sorrisi e convenevoli. «Ci vediamo presto» lo congeda il pm, «la aspetto con molto piacere» replica il co-fondatore di Fratelli d’Italia. Click: è una foto da conservare. Crosetto è stato il primo, tra i maggiorenti del governo, a lanciare l’allarme contro una magistratura “politicizzata” che, di questo metteva in guardia ormai un anno fa, ha messo nel mirino il centrodestra entrato a Palazzo Chigi. Un’accusa che è tornata a farsi sentire quando proprio Lo Voi, firmando a suo dire «un atto dovuto», ha messo sotto inchiesta a metà gennaio la presidente del Consiglio e tre membri di spicco dell’esecutivo.

Inchiesta traslocata al Tribunale dei ministri e ancora in corso. Piovvero critiche, anche durissime contro il pm, poi una valanga di accuse al governo di rimando da un pezzo di magistratura. Ed è entrato negli annali quel video di Meloni girato a Palazzo Chigi, appena ricevuto l’avviso di iscrizione nel registro degli indagati, con un foglio in mano condito da un messaggio spedito alle toghe: «Se i giudici vogliono governare si candidino».

Da allora Lo Voi ha evitato i riflettori pubblici. Dichiarazioni zero, sortite stampa tantomeno. Rieccolo all’ambasciata, nella folla. Ci avviciniamo. Dopo mesi di silenzio, rompe gli indugi con Il Messaggero: «Se mi sono sentito abbandonato dallo Stato? No», sospira mentre la calca dei presenti, finiti i convenevoli nell’atrio, affretta il passo verso i vassoi di tartine e flutes. «Sono stato attaccato, anche con una serie di falsità, da alcuni rappresentanti delle istituzioni ma non mi sono mai sentito abbandonato dallo Stato e mai sentito abbandonato dai cittadini». Negli occhi un guizzo che sa di rivalsa.

IL CASO ALMASRI

Tocca riavvolgere il nastro di sei mesi per tornare a quei giorni di passione. Il governo indagato. Lo scontro tra maggioranza e magistratura che arriva alle stelle. E un caso giudiziario, mediatico e politico che rotola senza fine: Almasri, il “torturatore” libico rimpatriato dal governo per motivi di “sicurezza nazionale” nonostante il mandato di arresto spiccato dalla Corte penale dell’Aia. Vicenda tornata caldissima nelle cronache odierne, con le opposizioni che chiedono le dimissioni del ministro Nordio e della sua capo di gabinetto Giusi Bartolozzi accusati di aver ignorato gli allarmi della Cpi su Almasri mentre il libico era ancora in carcere in Italia.

Ora il ritorno sulla scena di Lo Voi. A metà fra lo sfogo e il disgelo. Si sfoga contro alcuni «rappresentanti delle istituzioni» che a suo dire lo hanno preso di mira. Non fa nomi ma non serve fantasia. Fra le cronache che lo hanno visto al centro, la vicenda dell’aereo di Stato negato dal sottosegretario Mantovano con una missiva scritta ben prima che il caso Almasri deflagrasse. Poi il disgelo. Con Crosetto, l’uomo che ha lanciato il primo vero “j’accuse” del governo contro pezzi di magistratura politicizzata. Saluti, sorrisi e la promessa di un incontro a breve, «con piacere».

C’è tempo per un’altra domanda a Lo Voi. Cosa pensa della separazione delle carriere? La riforma-bandiera del governo che la premier intende portare a termine a tutti i costi entro la legislatura? «Il principio della riforma è inutile» esordisce la toga a capo della procura di Roma. Non è esattamente un colpo di scena. «Inutile specie negli ultimi tempi — riprende — in cui i passaggi di carriera fra pm e giudici sono sostanzialmente scomparsi. Conta la separazione delle funzioni che già esiste». Chiusura tranchant: «La riforma non risolve nessuno dei più seri problemi della giustizia: la lunghezza dei processi, la difesa dell’imputato, la terribile carenza di personale amministrativo». Lo Voi si allontana. Stretta di mano con Crosetto, poi il tuffo nella folla italo-francese distratta da ben altre incombenze.

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