È il nuovo Cannibale del ciclismo. Non ci possono essere altri aggettivi per definire Tadej Pogacar, il corridore che ha monopolizzato sia il Giro d’Italia che il Tour de France, e che oggi indosserà sul podio finale della Grande Boucle la maglia gialla per la terza volta in carriera dopo i successi del 2020 e del 2021. Cinque tappe conquistate al Giro d’Italia e altrettante vinte, almeno fino ad oggi, al Tour: sottolineiamolo, fino ad oggi, perché con questa bulimia di successi potrebbe ambire anche a vincere la cronometro finale che si disputerà oggi a Nizza. Sarà una giornata storica per la corsa francese, che per la prima volta in 111 edizioni non si concluderà a Parigi: l’imminente inizio dei Giochi Olimpici ha infatti reso impossibile la tradizionale passerella sui Campi Elisi, che sarà sostituita da una frazione a cronometro da Monaco a Nizza. 26 anni dopo Marco Pantani, il ciclismo trova un altro corridore capace di realizzare la doppietta Giro-Tour, impresa che, fino a qualche anno fa, sembrava impossibile. È servito un corridore fuori dagli schemi, capace di vincere sia le corse a tappe che le corse di un giorno più dure, a far cadere quello che era ormai diventato una sorta di tabù. Tadej Pogacar sarà l’ottavo corridore nella storia del ciclismo capace di mettere a segno l’accoppiata Giro-Tour nello stesso anno. Dopo il 1998 c’è stato solo un corridore capace di vincere due grandi giri consecutivi nello stesso anno, Chris Froome, che ha centrato l’accoppiata Tour-Vuelta, tecnicamente molto diversa da quella con il Giro d’Italia. «Cerco di vincere sempre perché convivo con la pressione di dover vincere, sono pagato per questo», ha affermato Tadej Pogacar. Da piccolo lo sloveno seguiva il ciclismo alla televisione, ma non ha mai potuto ammirare un corridore capace di vincere un Giro d’Italia e un Tour de France nello stesso anno, visto che è nato a settembre del 1998, due mesi dopo l’impresa di Marco Pantani. Il Pirata vinse le due corse in rimonta: Pogacar, invece, è stato un vero e proprio Cannibale.
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LO SCATTO
Anche nella tappa di ieri, sul Col de la Couillole, ha seguito Vingegaard nonostante i cinque minuti di vantaggio, senza dargli mai alcun cambio, per poi superarlo in volata. La pressione di dover vincere c’è sicuramente in quello che è il ciclista più pagato del mondo — come c’è il consueto addensarsi di sospetti sulle sue prestazioni eccezionali, come è sempre capitato nella storia del ciclismo — ma su questo suo atteggiamento ha influito anche il fatto che negli ultimi due anni ha dovuto cedere lo scettro di re della Grande Boucle proprio a Vingegaard. Nessuno ha però mai messo in dubbio che Pogacar non possa essere il numero uno al mondo: nella propria carriera è riuscito a vincere anche corse che, sulla carta, non sono adatte alle sue caratteristiche, in primis il Giro delle Fiandre, senza considerare il podio alla Milano-Sanremo. Lo sloveno è molto diverso da Pantani, che cedette una tappa a Ullrich al Tour del ’98, e da Miguel Indurain, che non vinceva così tante frazioni. Ecco, forse non è sbagliato affibbiargli il soprannome “Cannibale”, visto che un atteggiamento quasi bulimico da vittorie non si vedeva nel mondo del ciclismo proprio dai tempi di Eddy Merckx.
ORDINE D’ARRIVO (Nizza-Col de la Couillole, 132.8 km):
1. T. Pogacar (Slo) in 4h04’22”; 2. J. Vingegaard (Dan) a 7”; 3. R. Carapaz (Ecu) a 23”; 4. R. Evenepoel (Bel) a 53”; 5. E. Mas (Spa) a 1’07”…13. G. Ciccone (Ita) a 2’52”. CLASSIFICA: 1. T. Pogacar (Slo) in 82h53’22”; 2. J. Vingegaard (Dan) a 5’14”; 3. R. Evenepoel (Bel) a 8’04”; 4. J. Almeida (Por) a 16’45”; 5. M. Landa (Spa) a 17’25”…10. G. Ciccone (ita) a 25’48”. OGGI. Monaco-Nizza (cron. ind.) 33.7 km.
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