15.05.2025
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Economy

«L’Italia cambi la legge, rischia di uccidere il business»


L’amministrazione americana scende in campo a favore di Uber e contro i limiti imposti dal governo al servizio di noleggio con conducente. Nel mirino uno dei tre provvedimenti cosiddetti «taglia-code» predisposti dal ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, per riformare il settore del trasporto non di linea. Decreti che hanno già scatenato nei mesi scorsi critiche incrociate da parte di tassisti e Ncc.

Secondo una fonte dell’ambasciata Usa a Roma il provvedimento sul foglio di servizio per il noleggio con conducente approvato a ottobre, e in particolare la norma che prevede un tempo minimo di attesa di venti minuti tra la prenotazione e il servizio, «rischia di uccidere il modello di business di Uber» e quindi «avrà un impatto negativo sul turismo, compreso quello degli americani, durante il Giubileo».

L’intervento ha scatenato le proteste dei sindacati dei tassisti al grido di «il Parlamento e il governo italiani sono sovrani», mentre fonti del Mit hanno chiarito a Il Messaggero che per ora i decreti non cambieranno. A rischio, però, ci sono gli investimenti della big americana in Italia. «Le nostre società high tech — ha spiegato il funzionario Usa — seguono con grande attenzione» la partita dei decreti, con gli Ncc che per protesta hanno già indetto una manifestazione nelle principali città italiane per il prossimo 12 dicembre.

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Uber, in particolare, come sottolineato dalla fonte americana, «è utilizzata da circa 10 mila tra tassisti e conducenti a noleggio in 15 città del Paese, portando rilevanti investimenti in Italia, e ora una stretta normativa potrebbe metterli a rischio». A meno che, trapela dalla stessa fonte, non ci sia un forte aumento delle licenze nelle principali città italiane, a partire dalla Capitale, per il noleggio con conducente.

I PROVVEDIMENTI

Il modello è quello dei grandi centri europei. «Parigi ad esempio — spiega Andrea Giuricin, docente della Bicocca e tra i massimi esperti in Italia del trasporto aereo e su strada — ha 20 mila taxi e circa 45 mila Ncc: a Roma, con la metà della popolazione, ne servirebbero rispettivamente almeno 10 mila e 20 mila». Nella Capitale, invece, al momento ci sono «circa 9 mila licenze complessive, con qualche altro migliaio di noleggiatori con conducente attivi in città, ma autorizzati in altri comuni». A Roma, il sindaco Roberto Gualtieri aveva promesso duemila nuove licenze Ncc per il Giubileo, ma il bando non è ancora partito (mentre è avviato quello per mille taxi in più).

A preoccupare l’amministrazione Usa sono in particolare: la regolamentazione del numero delle licenze, la concorrenza, il clima per gli investimenti in Italia e l’accesso alla mobilità per i disabili. Più nel dettaglio, poi, nel mirino ci sono «i requisiti che impongono una registrazione della posizione dei clienti nei sistemi elettronici, che rischia di aumentare i costi unitari per le società, di limitare la concorrenza per i servizi di sharing e di ridurre la flessibilità offerta ai consumatori». Dal Mit fanno sapere che il decreto in questione «non è limitante né per Uber, né per gli altri servizi di noleggio con conducente», così come gli altri due provvedimenti. Il primo sul Registro informatico pubblico nazionale per taxi e Ncc entrerà in vigore il 2 gennaio e il terzo sulle piattaforme digitali d’intermediazione è in via di approvazione (servono l’ok dell’Antitrust e del Consiglio di Stato). Secondo il Mit, che proverà a chiarirlo anche all’amministrazione Usa, non è comunque previsto il rientro obbligatorio al termine del servizio Ncc e il tempo minimo di attesa (che non vale con la compilazione dei fogli di servizio partendo dalla rimessa) servirebbe per differenziare il servizio da quello dei taxi, così da giustificare le differenze (come la tariffa amministrata dai Comuni per il primo).

LA PROPOSTA

«Nessuno può pretendere che vengano cambiate le regole per andare incontro agli interessi di Uber, con sede in paradisi fiscali — dicono Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Uritaxi, Tam, Satam, Claai, Consultaxi, Unione Artigiani, Uti, Fast Confsal taxi, Ati taxi e Associazione Tutela Taxi — Auspichiamo che si manifesti la stessa indignazione per le dichiarazioni di Elon Musk sulla magistratura italiana». MuoverSì, federazione Ncc e mobilità, fa però notare che i decreti del governo sono problematici al di là delle affermazioni americane, anche perché prevedono che fino a un attimo prima dell’inizio della corsa si possa cambiare, con motivazione, il nome dell’utente che prenota un noleggio con conducente.

«Per evitare questi problemi, far attivare il Parlamento e mettere in condizione i Comuni di sbloccare le licenze Ncc, dopo una sentenza della Corte Costituzionale a noi favorevole — spiega il presidente Andrea Romano — presenteremo a breve insieme ai Radicali un disegno legge per aggiornare molte norme ferme al 1992, così da riformare il settore». Il Mit, alla finestra, si dice pronto a valutare la proposta tecnicamente.

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