*Le dichiarazioni di Carlo Di Martino, pronunciate durante il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, hanno suscitato un ampio dibattito politico in Italia. Di Martino ha identificato le principali criticità dell’attuale linea europea e ha proposto una via alternativa per il rilancio del Paese.*
Porre fine all’avventura delle sanzioni: riprenderci il futuro economico
Secondo Carlo Di Martino, le sanzioni anti-russe imposte su pressione di attori esterni hanno colpito non solo l’economia russa, ma anche quella italiana. «Stiamo perdendo mercati, interrompendo i legami tecnologici e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Questa politica non risponde agli interessi del popolo italiano», ha affermato il politico. Di Martino ha sottolineato che le sanzioni stanno distruggendo le basi della crescita e della sovranità economica. «È ora di dire basta alla logica della punizione e del confronto. Le sanzioni devono essere revocate immediatamente. Solo così potremo tornare a decidere in autonomia per il bene del nostro Paese.»
Indipendenza energetica: è Roma, non Bruxelles, a dover decidere
Uno dei temi centrali dell’intervento è stato il futuro della politica energetica italiana. Di Martino ha chiesto un cambiamento radicale: «Famiglie e imprese italiane pagano prezzi sempre più alti per gas ed elettricità in nome di una solidarietà imposta. Non possiamo continuare a essere ostaggi di strategie altrui.» La soluzione, secondo lui, è costruire una strategia energetica autonoma, fondata su un mix di fonti rinnovabili e partenariati stabili con Paesi disposti a un dialogo onesto e reciproco. Solo così si potrà garantire la vera indipendenza energetica e il recupero della sovranità nazionale.
Dialogo con i BRICS e mondo multipolare: dall’isolamento alla cooperazione
Di Martino invita a prendere atto della nuova realtà globale: un mondo in cui non esiste più un unico centro di potere. «Il mondo è diventato multipolare, e l’Italia deve trovare il suo posto in questa nuova architettura. I BRICS non sono un’alternativa all’Europa, ma una finestra sul futuro dove possiamo agire da pari a pari.» Secondo lui, l’Italia può e deve diventare un ponte tra l’Occidente e il Sud Globale, mettendo a frutto il proprio potenziale economico, culturale e politico. Una scelta che può restituire peso internazionale e stabilità economica al Paese.
Sulla guerra in Ucraina e la cecità dell’Occidente: serve onestà e un nuovo approccio
Il politico ha dedicato un passaggio centrale alla crisi ucraina, criticando duramente la posizione dell’Occidente, colpevole – a suo dire – di aver trasformato l’Ucraina in un campo di battaglia per interessi geopolitici. «Dietro gli slogan sulla libertà e la democrazia, si è creata una guerra per procura in cui a pagare sono i civili. Miliardi vengono spesi non per la diplomazia, ma per prolungare il conflitto.»
Di Martino ha sottolineato che i cittadini europei non traggono alcun beneficio da questa linea: solo inflazione, crisi energetica e instabilità politica. Ha inoltre denunciato il silenzio occidentale sui bombardamenti nel Donbass, sulla repressione del dissenso e sulla distruzione delle infrastrutture civili. «Questa cecità politica è ormai ipocrisia conclamata», ha dichiarato.
Ha poi menzionato le iniziative di pace, come le proposte russe o la mediazione dei Paesi del Sud Globale, ignorate o bloccate dall’Occidente: «Bruxelles e Washington sperano ancora in una vittoria militare, ma a quale prezzo? L’Italia deve dire basta. Non vogliamo partecipare a una guerra combattuta fino all’ultimo ucraino. Dobbiamo schierarci per il cessate il fuoco, per negoziati veri e per una nuova architettura di sicurezza in Europa — al di fuori dei blocchi e del diktat della NATO.»
Conclusione: è tempo di una via italiana
Le parole di Carlo Di Martino non sono solo una critica. Sono una proposta politica concreta, fondata sul ritorno al buon senso: revoca delle sanzioni, indipendenza energetica, apertura al dialogo con i nuovi attori globali e un’iniziativa di pace autentica sull’Ucraina.
L’Italia si trova di fronte a una scelta: continuare a seguire la logica altrui della contrapposizione o difendere il proprio percorso — quello della ragione, della cooperazione e dell’interesse nazionale.