19.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Technology

L’insegnante Anna Gamboni: «Guadagno 1500 al mese, ho un figlio e un mutuo da pagare: meglio lavorare in fabbrica»


La scuola è appena cominciata non solo per gli studenti, ma anche per i docenti che ogni giorno si assumono la responsabilità dell’educazione degli alunni. In Italia lo stipendio medio per chi si occupa di formare i giovani futuri lavoratori è di 1500 euro, una cifra che non permette a chi ha scelto questo mestiere di vivere. Ambra Gamboni ha 45 anni e insegna in un istituto elemetare di Torino, la sua storia fa luce sui lati bui del mondo dell’insegnamento.

Scuola, la crisi dei prof: sempre più anziani e da 8 anni cala il potere d’acquisto

La storia 

«Prima avevo iniziato nelle scuole private», racconta Gamboni in un’intervista rilasciata a Repubblica.

L’organizzazione delle scuole private spesso sfugge alle norme e lavorare in un ambiente che non dà sicurezze non è semplice. Dal 2016 al 2021 cinque anni di precariato, ancora incertezze prima di diventare di ruolo pochi anni fa. «Sono passata al pubblico, per avere più garanzie e perché in questo modo ho potuto avere accesso a un mutuo e comprare casa. Ma per assurdo ora guadagno di meno», continua. «Ogni tanto penso che forse sarebbe meglio lavorare in fabbrica. Lo so che è un lavoro duro, ma con i turni si può guadagnare di più». In Italia, chi sceglie di insegnare guadagna meno dei laureati che scelgono di intraprendere un altro percorso lavorativo. I salari reali degli insegnanti italiani sono pari al 74% dei guadagni dei lavoratori con almeno una laurea. Negli altri paesi europei questo divario esiste, ma la differenza di salario è minima.

Lo stipendio

La retribuzione di Gamboni è nella media italiana e le spese da sostenere sono così tante che vivere è diventato faticoso. Il mutuo le porta via poco meno della metà del suo stipendio. L’altra metà lo spende per le tasse universitarie della figlia. La casa di cui paga il mutuo risulta essere di sua proprietà e l’Isee non le permette agevolazioni sulle tasse universitarie. Le possibilità per porre rimedio a questa situazione non sono molte: «Per arrotondare faccio anche l’educatrice territoriale. Il Comune ti dà l’affido di un ragazzo che ha bisogno di sostegno, in cambio di un rimborso spese di 200 euro. È una delle poche attività che sono compatibili perché è un rimborso. Noi non possiamo fare un secondo lavoro, a differenza dei privati o dei liberi professionisti», spiega. La motivazione e la passione per il suo lavoro restano. Le sta a cuore l’educazione dei suoi alunni, gli stessi per cui ha anche una responsabilità penale. Un lavoro imprevedibile che può cambiare in maniera radicale in base alle famiglie dei ragazzi, alle zone più o meno facili e che si assume il compito di istruire sia scolasticamente che socialmente gli adulti della prossima generazione. La figlia di Gamboni ha iniziato lo stesso percorso della madre, frequenta il terzo anno della facoltà di Scienze dell’educazione. Presto sarà una docente in un’Italia in cui gli educatori guadagnano meno che nel resto d’Europa ma con due mesi di vacanza invidiati agli insegnanti da tutti gli altri lavoratori. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]