I dati incoraggianti sull’inflazione in Italia — sempre la più virtuosa in Europa-, ma anche in Spagna e Francia avevano già aperto nei giorni scorsi un nuovo scenario positivo sui dati dell’Eurozona in arrivo. La sorpresa positiva è puntualmente arrivata ieri con i prezzi Ue scesi a settembre all’1,8%, dal 2,2% di agosto, per la prima volta da giugno del 2021 sotto l’obiettivo Bce del 2% e ben lontani dal picco di ottobre del 2022. Erano quelli i tempi in cui la fiammata dei costi dell’energia e dei generi alimentari, a sua volta innescata dall’invasione dell’Ucraina, avevano spinto l’indice dell’Eurozona al 10,6%.
La svolta ha dunque spinto i mercati a scommettere con decisione su un nuovo taglio tassi da parte della Bce già il 17 ottobre. La probabilità di un intervento nella misura di 25 punti base è salita tra gli analisti al 90%, rispetto al 25% fotografato soltanto qualche giorno fa grazie anche ai recenti segnali di frenata dell’economia e all’apertura della presidente Bce Christine Lagarde a una nuova mossa imminente.
Anche il governatore della banca centrale finlandese e membro del consiglio direttivo Bce, Olli Rehn, è sembrato confermare questa direzione intervenendo ieri a un convegno a Francoforte. «Ci sono più motivi per abbassare i tassi nella nostra riunione di ottobre»; ha detto Rehn, ricordando però che le decisioni della Bce dipendono strettamente dai dati e vengono prese di meeting in meeting. Così l’euro si è indebolito dello 0,5% sul dollaro (con cambio a 1,108). Ma gli effetti si sono fatti sentire sui titoli di Stato Ue.
I nuovi dati sui prezzi hanno fatto sentire i loro effetti anche sui titoli di Stato in giornata. In testa quelli di Francia (-11 punti base), Belgio (-10 punti base) e Italia (-10 punti base). Il rendimento del Btp decennale è scivolato al 3,35%, ai minimi da metà agosto 2022, per poi chiudere al 3,38%, mentre lo spread è andato giù fino a 130 punti base, per poi risalire a 133 punti, in linea con la seduta precedente. Il rendimento del Bund è invece tornato sotto il 2% per la prima volta da dicembre 2022: i titoli sono scesi fino a un minimo dell’1,99%
L’EFFETTO ENERGIA
Nel dettaglio, è soprattutto grazie al calo dei prezzi dell’energia che l’indice dei prezzi al consumo della zona euro è aumentato di 40 punti base in meno rispetto al 2,2% di agosto e con un bonus doppio rispetto al 2,6%. Il tasso di inflazione “core”, che indica i prezzi senza i costi dell’energia e dei generi alimentari, è infatti sceso leggermente al 2,7%, dal 2,8% di agosto e dal 2,9% di luglio. Dopo l’impennata dell’inflazione registrata a luglio, il secondo mese consecutivo di cali, rappresenta la lettura più bassa in più di tre anni, fanno notare gli analisti. Tra le principali componenti ci sono le voci “servizi” (4 per cento rispetto al 4,1 per cento di agosto), “energia” (-6 per cento, rispetto al -3 per cento di agosto) e “beni industriali non energetici” (0,4 per cento, stabile rispetto ad agosto). Lieve l’aumento per generi alimentari e tabacco (2,4 per cento, rispetto al 2,3 di agosto).
Vale la pena di ricordare che i prezzi dell’Eurozona, rimangono comunque ben più alti di quelli italiani, visto nel nostro Paese l’inflazione è scesa allo 0,7% a settembre dall’1,1% del mese precedente, segnalando l’aumento più contenuto dei prezzi al consumo dall’inizio dell’anno. Si tratta di oltre la metà rispetto all’1,8% della Germania. l’1,7% della Spagna, ma anche l’1,5% della Francia.
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