08.06.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

L’evento del Messaggero, Gualtieri: «Roma pensi in grande: modello Giubileo bis»


Ragionare si può. Anzi, si deve. E il ragionamento su Roma va proiettato al futuro. L’evento del Messaggero questo è lo sforzo che ha fatto. Quello di raccontare potenzialità e possibilità, destini e non declini. Perché l’Europa e il mondo di oggi e di domani hanno bisogno di una città guida e la Capitale ha lo standing per svolgere questa funzione storica che le è connaturata. E allora, ministri come Tajani, Piantedosi e Foti, protagonisti dell’imprenditoria, docenti e tanti protagonisti dell’avanguardia e dell’innovazione, del settore energetico come Fabrizio Palermo e del made in Italy come Alfonso Dolce, ceo di Dolce&Gabbana, ingegneri e finanzieri e altri protagonisti della creatività e della contemporaneità, a cominciare da Francesco Gaetano Caltagirone e da Azzurra Caltagirone, si sono confrontati sulla linea della frontiera. Quella che unisce l’eccellenza da cui questa città e questo Paese provengono alla sfida che tutti noi siamo chiamati a giocare. Quella della conservazione che diventa spinta, del passato che costruisce l’avvenire, della discontinuità ben interpretata che dà forza e consente di vincere la competizione globale nella quale Roma si trova al centro e ha il know how per vincerla.

LA STORIA

In questo contesto, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che è di professione storico e docente universitario, e guai a dimenticarlo, ha fatto un discorso improntato al dinamismo. Cioè alla capacità di Roma di stare nella lunga durata della storia — avrebbe potuto citare la scuola delle Annales, ma non lo ha fatto — e di saperla volgere alla trasformazione. Assumendo il ruolo di «guida e di centro propulsore dell’Italia di cui è Capitale».

«Deve tornare a pensare in grande Roma», osserva Gualtieri. E una prova di questo salto di qualità, della rinnovata ambizione a modernizzarsi e a modernizzare, l’ha offerta proprio l’evento di ieri. La centralità di Roma non come slogan. Ma come pratica. Gualtieri fa un discorso che ognuno nella sala ha condiviso e che rappresenta la ratio che ha spinto tutti a voler essere dove si sono ritrovati, ossia sulla cima di Monte Mario da cui gli orizzonti si guardano molto bene. Premessa: «Governare Roma non è una questione locale, è una questione di Stato». Svolgimento: la collaborazione istituzionale tra governo centrale e Campidoglio sta funzionando bene per il Giubileo. Ora, proprio perché la storia si muove, va mossa e deve ridefinirsi e ridisegnarsi come un’energica avventura di progresso generalizzato (interessi particolari? Vade retro! E’ il claim dell’evento a Villa Miani), «occorre un Metodo Giubileo 2» o bis. Di che cosa si tratta?

Dell’allargamento e dell’incremento, parola di sindaco, dell’attuale Metodo Giubileo, comprendendo nel dialogo a tutto campo oltre alla istituzioni «ogni tipo di forza produttiva, politica, culturale, sociale, associativa». Un concentrato di energie, ecco, per dare spinta al Paese attraverso la sua città-guida. Un post-novecento riformatore, in cui l’ideologia è il paleolitico e la concretezza è il motore dei nostri tempi e di quelli che verranno, è l’aspirazione che serve e nella quale tutti, le classi dirigenti e i cittadini, possono ritrovarsi. E allora, il Metodo Roma è un modello non solo trasversale ma anche inclusivo. Nel senso che l’unione fa la forza. La giornata del Messaggero diventa così, in tutti i suoi discorsi, un concentrato di senso e il senso è quello di non farsi immobilizzare da niente e da nessuno.
Roma, nella concezione di Gualtieri, ha tutte le basi per poter diventare «un grande hub dei dati, del digitale, dell’intelligenza artificiale» e insomma noi siamo il mondo e il mondo è qui e in questa prospettiva — fa notare il sindaco — «sta lavorando il Messaggero».

Il che è verissimo. E l’identità che si trasforma è insieme la forza di un giornale e della città di cui questa testata è protagonista e simbolo.

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