Il Pd di Elly Schlein, come il cocktail Visper Martini per James Bond, va agitato e non mescolato. Ossia nella strategia della segretaria, che già sta assaporando la gloria alle festa nazionale dell’Unità (che ora si chiama Festa democratica) al Campovolo di Reggio Emilia dal 2 al 14 settembre), il suo partito o almeno il gruppo dirigente dei fedelissimi della leader non devono mescolarsi negli eventi estivi della politica. Quelli in cui di solito, per tradizione, destra e sinistra si annusano prima delle battaglie o delle convergenze autunnali in Parlamento e nel Paese e spesso sono occasioni mondane d’agosto per scambiarsi — perché non fa mai male, specie in vacanza quando si è più rilassati e disponibili — salamelecchi e promesse di pace che il più delle volte lasceranno il tempo che trovano ma vabbé non costa nulla fingersi di volersi bene sotto le stelle di San Lorenzo o al Meeting di Rimini o in qualche ritrovo balneare tra spritz and politics. Ecco, rispetto a tutto questo, Schlein ha stabilito una linea di diversità, di isolazionismo, di bondiano agitiamoci — ovvero puntiamo su noi stessi, insistiamo sulla nostra identità, sulla nostra strategia, sulle nostre politiche e sulla nostra tessitura da campo largo — invece che mescolarsi con gli altri. Con quelli del centrodestra. Con i ministri meloniani. Con i big e con i peones di quella parte che magari d’estate fanno tutti i disponibili e gli aperturisti verso le ragioni della minoranza e poi quando il gioco si fa vero nella ripresa autunnale giocano duro sui decreti e sulle leggi.
LA RICETTA BOND
Il «non mischiamoci» di Elly è risuonato nelle orecchie di molti dei suoi prima della pausa estiva. Questo spiegherebbe come mai nessuna schleineriana e nessun schleineriano compare nel programma del Meeting di Rimini, che si avvale della presenza dell’intero esecutivo a cominciare dalla premier (anzi a finire da Giorgia Meloni perché sarà lei a concludere il 27 agosto l’evento ciellino e non in modalità confronto con qualche giornalista ma in format comizio o chiamiamolo speach); di centinaia di ospiti vari tra pensatori, manager e esponenti del mondo associativo; e anche di Mario Draghi nella giornata di apertura il 22 agosto e pare che non farà sconti l’ex premier all’Europa sulla debolezza nel confronto con Trump a proposito dei dazi.
In ogni caso, fa impressione la non partecipazione dei dem vicini alla segretaria: perché mancano per esempio i capigruppo della Camera e del Senato, gli esponenti del cerchio magico di Elly, un Baruffi o un Taruffi, un Guido Ruotolo o Marta Bonafoni, o qualcuna delle eurodeputate combat in prima fila nel nuovo corso nazarenico? E se è vero che al Meeting vengono invitati soltanto i politici che fanno parte del gruppo interparlamentare per la sussidiarietà, è anche vero che la strategia isolazionista di Schlein vuole proprio questo. Preservare la propria leadership reputazionale — basata sull’essere altro, essere «L’imprevista», come da titolo della sua autobiografia, e questa diversità e cura nella conservazione della sua purezza radical e alternativa sta funzionando — significa tenersi, lei come i suoi, distinti e distanti da certe kermesse da Palazzo in versione feriale.
E così, nel cartellone del Meeting compaiono soltanto sette esponenti del Pd e tutti di estrazione diversa o opposta a quella della segretaria. Intanto, Enrico Letta, che non figura come uno del Pd di cui è stato segretario ma come presidente della Findazione Delors. Quanto a Pina Picierno, invitata come vicepresidente dell’Europarlamento, è la avversaria più esplicita di Schlein nel partito. Così come Stefano Bonaccini, c’è anche lui in programma, è o era il capo dell’opposizione interna a Elly e suo rivale, sconfitto, nella corsa alla leadership. E Simona Malpezzi? Era capogruppo dem, non lo è più da quando c’è la nuova segretaria e appartiene alla corrente riformista. Tutt’altro che riconducibile alla segretaria anche Irene Tinagli, eurodeputata. Stesso discorso vale per Giorgio Gori (di cui si parla tra l’altro come possibile candidato a sindaco di Milano ma non certo in quota Elly). E inoltre sono invitati Michele Emiliano, che è Michele Emiliano, e Graziano Delrio, non corrente nazarenica ma catto-dem molto adatto a dialogare con il popolo del Meeting.
DA NORD A SUD
E se non ci si mescola a Rimini, la ricetta James Bond vale anche per Ceglie Messapica, nel festival pugliese di Affari italiani dal 28 al 30 agosto. Lì ci sono un po’ tutti, anche Conte oltre a Renzi e Calenda, ma zero Pd. A parte, oltre al solito Emiliano ex, Antonio Decaro: non certo uno scudiero della segretaria ma insieme a Picierno — lui sarà a Ceglie e lei a Rimini — vengono considerati da tanti, dentro e fuori dal partito, i possibili sostituti di Elly se a lei, ma guai a tiragliela, tra Regionali, referendum sulla giustizia e Politiche del 2027 dovessero andare male le cose.
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