13.12.2025
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Politics

Leone XIV riprende a parlare delle radici giudaico-cristiane dell’Europa «necessarie per rafforzarla». Incontro con l’eurogruppo dei conservatori


Leone XIV europeista convinto. In un momento in cui l’Europa non è mai stata tanto fragile (internamente ed esternamente), dal pontefice americano è arrivato il secondo puntello nell’arco di pochi giorni, stavolta indicando il punto debole del vecchio continente ormai dimentico della sua storia e delle sue radici giudaico-cristiane. Stamattina prima dell’udienza generale ha voluto incontrare il Gruppo European Conservatories and Reformists del Parlamento Europeo (di cui co-presidente è Nicola Procaccini, Fratelli d’Italia). Agli eurodeputati ha preparato un discorso in cui ha voluto fare affiorare la natura etica del collante culturale europeo. «A questo proposito, mi unisco volentieri all’appello dei miei recenti predecessori secondo cui l’identità europea può essere compresa e promossa solo in riferimento alle sue radici giudaico-cristiane. Lo scopo di proteggere il patrimonio religioso di questo continente, tuttavia, non è semplicemente quello di salvaguardare i diritti delle sue comunità cristiane, né si tratta principalmente di preservare particolari costumi o tradizioni sociali, che in ogni caso variano da luogo a luogo e nel corso della storia. Si tratta soprattutto di un riconoscimento di fatto» ha sottolineato Papa Leone rammentando gli sviluppi positivi che ci sono stati nel corso dei secoli. Ha così citato «la civiltà occidentale» e, in particolare i «tesori culturali delle sue imponenti cattedrali, l’arte e la musica sublimi, i progressi scientifici, per non parlare della crescita e della diffusione delle università. Questi sviluppi creano un legame intrinseco tra il cristianesimo e la storia europea, una storia che dovrebbe essere apprezzata e celebrata». Se Francesco non ha mai amato affrontare questo argomento in questi termini, Papa Leone XIV al contrario sembra riprendere il filo interrotto di San Giovanni Paolo II e di Papa Ratzinger.

Naturalmente agli europarlamentari si raccomanda di non perdere mai di vista il bene comune, i poveri e gli emarginati, e di coltivare il dialogo e la discussione politica come «segno distintivo di ogni società civile» dove «cortesia e rispetto» riguardano anche «la capacità di dissentire, di ascoltare attentamente e persino di entrare in dialogo con coloro che potremmo considerare avversari». 

Poi però a proposito dei principi etici e dei modelli di pensiero che costituiscono il patrimonio intellettuale dell’Europa cristiana Leone XIV cita come «essenziali» quelli che salvaguardano «i diritti conferiti da Dio e il valore intrinseco di ogni persona umana, dal concepimento alla morte naturale.

Sono altresì fondamentali per rispondere alle sfide poste dalla povertà, dall’esclusione sociale, dalla privazione economica, nonché dalla crisi climatica in corso, dalla violenza e dalla guerra». E’ interessante come il nuovo pontefice abbia messo in fila questi diritti, in una scala gerarchica di importanza, iniziando dal diritto a salvaguardare la vita umana, traducibile con un implicito richiamo al no all’aborto e all’eutanasia. 

Un altro punto sul quale si è soffermato è la richiesta di «garantire che la voce della Chiesa, non da ultimo attraverso la sua dottrina sociale, continui a essere ascoltata», spiegando che naturalmente non significa «ripristinare un’epoca passata, ma garantire che le risorse fondamentali per la cooperazione e l’integrazione future non vadano perdute». Cosa possibile in base al dialogo tra ragione e fede tanto caro a Benedetto XIV.


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